Il Dio Serpente

Il Dio Serpente
Il Dio Serpente

Nadia Cassini esordisce al cinema nel 1970 con due film, Il Divorzio di Romolo Guerrieri ed Il Dio Serpente, di Piero Vivarelli. A prescindere dalla sua carriera nel cinema italiano, la Cassini era già un personaggio nel personaggio, Nata nel '49 come Gianna Lou Müller, era figlia di due artisti di Vaudeville (padre tedesco e madre italiana) in tournée a Woodstock. Emancipatasi presto dalla famiglia, fa tutta la trafila di lavori che ci si aspetterebbe da una bella ragazza come lei, cantante di night club, ballerina, indossatrice; diventa l'amante dello scrittore George Simenon e poi sposa il conte Igor Cassini (uno che faceva il giornalista sotto pseudonimo). A seguito del marito arriva in Italia per seguire l'apertura di una maison di moda del cognato, viene notata ed inizia la sua carriera cinematografica. Quattro film in due anni e poi lascia il marito, quindi va in Grecia e poi a Londra; ha una storia con l'attore greco Yorgo Voyagis (poi suo secondo marito) dal quale nasce sua figlia Cassandra. Torna in Italia e dal '75 prende il via il filone sexy scollacciato a lei dedicato, fatto di insegnanti, infermiere e dottoresse. Una sua apparzione televisiva durante un balletto con Lando Buzzanca fece nascere una querela per "simulazione di atto sessuale" da parte di un telespettatore napoletano un po' frustrato (si narra di un sottilissimo perizoma tra le natiche....altri tempi). A livello discografico, come era di moda allora, incide alcuni 33 e 45 giri, tra cui il profetico "A Chi La Do Stasera". Nota per il caratteraccio, si ritira dalle scene alla fine degli anni '80, dopo la rottura del contratto con Mediaset (ospitate random negli show serali) ed un brutto intervento di rinoplastica che le devastò naso e parte dell'orecchio con ustioni di terzo grado. Quindi la lotta contro l'alcolismo e la conseguente disintossicazione negli Stati Uniti. Col senno di poi (leggi: quando gli assegni sono finiti) ha rimproverato all'Italia di averla usata esclusivamente come donna oggetto.

Il Dio Serpente, assieme a La Ragazza Dalla Pelle Di Luna di Scattini, anticipa ed ispira tutto il filone esotico-erotico che invaderà il nostro cinema, e che vedrà reginetta la Gemser in versione Emanuelle Nera. La storia immaginata da Vivarelli (regista di musicarelli) vede infatti una bianca europea (Nadia Cassini) seguire l'attempato marito (Galeazzo Bentivoglio) ai tropici per affari. Mentre l'uomo cerca di piazzare la sua merce, la donna fa amicizia con una maestra locale (Beryl Cunningham, moglie di Vivarelli) che la inizierà alla religione magica del luogo. La Cassini rimane inizialmente turbata dalla'espressione di quella spiritualità primitiva e sanguigna, ma al contempo ne è via via sempre più affascinata, fino all'incontro mistico con il Dio Serpente Djamballà, stallone nero che assume all'occorrenza le sembianze di un rettile, e che cambierà il corso della sua vita per sempre.

Il film sostanzialmente vive di tre aspetti: Nadia Cassini, le locations e le musiche di Augusto Martelli. La Cassini: per quanto ve la ricordiate sensuale ed appetibile come assistente sociale tutto pepe o infermiera nella corsia dei militari, nulla è paragonabile alla incommensurabile bellezza che emana in questa pellicola. Una Cassini così purtroppo non si è più rivista; non è solo una questione di miglior sedere del cinema bis (certo quello brilla di luce propria), pure tutto il resto è trasfigurato, oltre ogni limite. La Cassini di Il Dio Serpente è al pari della miglior Fenech, della Bouchet de La Moglie In Vacanza... L'Amante In Città, di Dagmar Lassander, del gotha della bellezza femminile del cinema bis insomma. Un volto splendido, forme e proporzioni perfette, magnetismo felino, sguardo che uccide. Le location: Santo Domingo per l'esattezza, un paesaggio esotico che nel 1970 era tanta roba, soprattutto per un cinema affatto abituato a queste latitudini, e che infatti le viveva e le interpretava come simbolo di libertà ed erotismo incondizionati. La fotografia di Benito Frattari e Francesco Alessi fa miracoli, illustrando scenari mozzafiato, ma del resto la materia prima garantiva il risultato. Infine le musiche di Augusto Martelli (si quello delle sigle dei programmi Mediaset nonché dell'inno del Milan ...purtroppo poi condannato anche ad 1 anno e 6 mesi per detenzione di materiale pedopornografico): un vero e proprio valore aggiunto al film, in grado di commentare e sottolineare a dovere le immagini caraibiche ed anzi espanderle ulteriormente. Il tema "Djamballà" ebbe un forte successo, tanto da essere plagiato dai Daniel Sentacruz Ensemble (milanesissimi 100%, nonostante il nome figheiro) con "Soleado" nel 1974.

Il film offre il fianco pure ai Mondo Movies, con le sue ambientazioni tropicali, con la sua antropologia culturale fatta di lunghe scene descrittive delle credenze e dei rituali indigeni (piuttosto inquietanti per altro) a base di voodoo e - purtroppo - sgozzamenti di capre dal vero. Al di là delle grazie femminili, il film ha dalla sua l'attrattiva principalmente legata ad una sorta di epoca mitica, quella dei '70, nei quali una storia del genere ambientata ai Tropici era qualcosa di estremamente nuovo, originale e pruriginoso, avventura e trasgressione fusi assieme. Vivarelli ci mise del suo a spogliare di ogni eleganza la vicenda, dichiarando che l'idea di una bianca che "dopo aver scopato con un Dio non era più in grado di acconentarsi se non del Dio stesso" gli sembrava una gran cosa. La sintesi del film è puntuale, un po' prosaica ma ineccepibile. Ed infatti non succede molto altro in Il Dio Serpente, la cui sceneggiatura conosce molte lentezze e trascinamenti estenuanti di piccole azioni, dialoghi soporiferi e sguardi sostenuti (magari poi esplosivamente interrotti dalla comparsa del deretano della Cassini). I fatti salienti del racconto sono 2 o 3, e solo lo scaltro uso dei fotogrammi di Vivarelli li dilata fino a trasformarli in oltre un'ora e mezzo di pellicola (martoriata immancabilmente dai tagli censori).

Trailer ufficiale

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