La Seduzione

La Seduzione
La Seduzione

La Seduzione, di Fernando Di Leo (1973), tratto dal romanzo Graziella di Ercole Patti, è - per chi scrive - indiscutibilmente un capolavoro. Si potrebbe sbrigativamente catalogarlo tra i film erotici, ma sarebbe davvero un recinto soffocante per la pellicola di Di Leo, che si muove agilmente tra il dramma, il melò, il cinema di genere e l'erotismo. il regista di per sé dovrebbe essere una garanzia di qualità, non mi stancherò mai di dirlo. Siamo ai più alti livelli del cinema italiano, una filmografia eccellente, ondivaga tra i generi (come i grandi alla Kubrick sono soliti fare). Il cast non è da meno, ma occorre prima spendere due parole sulla trama, per presentare poi adeguatamente gli attori. Cito Wikipedia: "Da molti anni giornalista in Francia, Giuseppe Laganà (Maurice Ronet) torna nella natia Acireale anche sospinto dal desiderio di rivedere Caterina (Lisa Gastoni), sua ex fidanzata che, ora, è vedova e madre dell'adolescente Graziella (Jenny Tamburi). Giuseppe riallaccia la relazione con l'antica fiamma e prende a frequentarne assiduamente la casa. Ciò consente una vicinanza con Graziella che, affascinata dal quarantenne, inizia un'assidua opera di seduzione, divenendone presto l'amante. La scoperta della tresca, indispettisce la madre che, tuttavia, si rassegnerà a spartire l'uomo con la figlia. L'entrata in scena di Rosina, un'amica coetanea di Graziella, sconvolge nuovamente il precario equilibrio. Giuseppe tradisce madre e figlia con la nuova arrivata e tanto basta perché Caterina...." Mi fermo qui e non vi rivelo il finale (però, quella copertina del dvd RaroVideo...mannaggia!).

La messa in scena è meravigliosa, esterni ed interni di quella Sicilia anni '70 sono da brividi, suntuosa e al contempo rurale. Bellissima la fotografia e di grandissimo livello i dialoghi, punto assai debole di quasi tutti gli erotici (ma come abbiamo detto questo non è un film meramente erotico). In qualche misura siamo dalle parti di Lolita, anche se Di Leo rielabora a suo modo, seconda la propria sensibilità e secondo una visione tutta italiana e meridionalista della situazione narrativa. La Lolita del caso è una freschissima Jenny Tamburi - che non a caso diverrà poi una starlette del cinema erotico italiano - capace di far perdere la testa a Ronet, grazie ad un misto di ingenuità, malizia, innocenza, perversione e soprattutto un corpo da adolescente in piena esplosione. Certi sguardi della Tamburi fanno più male dei seni scoperti. Lisa Gastoni è la bella donna, non più giovanissima, con un vissuto anche doloroso alle spalle, che sente di iniziare a sfiorire e che verifica continuamente allo specchio lo stato delle sue rughe. Nel rinnovato amore con Ronet trova le conferme che va cercando da anni e si sente nuovamente viva e felice, tanto da abbandonare addirittura i suoi timori verso il pensiero degli altri, della "gente". La Gastoni è bellissima e gareggia apertamente con la "figlia" Tamburi quanto a carica erotica. Ma oltre all'avvenenza, la Gastoni si rivela anche una splendida attrice, sulle cui spalle è addossata in larga parte la fortunata riuscita del film. Deliziosa nel suo misto di timidezza e rigore ad inizio film, altrettanto memorabile nella vicinanza ad una Anna Magnani in salsa sicula nella seconda metà della vicenda, dove è costretta a combattere con i propri demoni. Ronet, che oggi parrebbe avere tutt'altro che il physique du role per ambire a tanta grazia, è un latin lover pennellone arrovellato e tutto sommato anche poco sveglio, che entra in un quieto menage familiare disintegrandolo dall'interno come un virus assassino (anche se per 90 minuti circa, se la gode alla grande).

Infine, ci sono altre tre personaggi apparentemente di contorno, ma in realtà funzionali ed essenziali alla storia; l'amico di Ronet, che lo assiste e lo segue per tutta la vicenda, un insuperabile Pino Caruso che negli States per una interpretazione del genere avrebbe vinto l'Oscar come miglior attore non protagonista. Di Leo ha cura dei dettagli e fa un cinema che si basa anche sui dettagli poiché, come recita l'adagio, il diavolo si annida proprio lì. Caruso è un gioielliere sfigato che ama atteggiarsi a tombeur de femme, si circonda di apostoli a cui spiega il senso della vita e ai quali illustra epicamente la sua furibonda attività amatoria (salvo poi rivelarsi un misero quaquaraqquà in una scena esilarante). E' il contraltare comico del film. Poi c'è l'amica di Lisa Gastoni (Graziella Calvani), una sfacciata borghese dai facili costumi, che in modo del tutto aperto ed evidente fa vanto del suo libertinaggio, forse il personaggio più vero e moderno del film, costante pungolo per la "conservatrice" Gastoni. Infine c'è Rosina (Barbara Marzano), amica del cuore di Jenny Tamburi, che s'intestardisce anche lei nel sedurre Ronet, riuscendoci ovviamente in 30 secondi netti. E questo ennesimo "tradimento" sarà la chiave di volta per il finale ad alto tasso di drammaticità.

Un meccanismo perfetto, meraviglioso, elegante ed allo stesso tempo mostruosamente eccitante (a patto che abbiate la versione uncut del film). Le scene erotiche sono parecchio parecchio parecchio erotiche, a dimostrazione che non importa guardare una lungagnata di porno per provare certi brividi, bastano 60 secondi, girati come si deve "alla Di Leo" per avere davanti a sé una nottata molto difficile da passare. I giornali dell'epoca riportarono di un trentenne morto d'infarto al cinema. La Muti inizialmente avrebbe dovuto interpretare il ruolo della Tamburi ma la leggenda narra (anzi lo disse proprio Di Leo) che la Gastoni impose il diniego, temendo di sfigurare al confronto. Ringraziamo la Gastoni perché una Jenny Tamburi così non avremmo voluto perderla per niente al mondo. Mozzafiato anche la colonna sonora, poggiata sostanzialmente sui temi di Bacalov e sulla ballata intimista "Mi Votu e Mi Rivvotu", struggente, malinconica ed anch'essa assai sensuale, fatta apposta per madre e figlia  le quali sconsolate si rivoltano nel letto nottetempo, versando lacrime amare per il lacerante amore conteso.

Trailer ufficiale

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