Vatti a fidare degli amici, delle amiche poi non ne parliamo. Lo capisce un po' tardi Lisa Gastoni, protagonista de L'Amica (1969), anche se poi decide di rifarsi con gli interessi. Anno delicato e pellicola delicata questa di Alberto Lattuada, perché in una fase storica in cui la borghesia è sconquassata da nuovismi, conquiste (presunte o anelate) di libertà e svecchiamenti vari, tematiche come quelle del matrimonio, dell'adulterio, del ruolo della donna, della realizzazione di sé, del successo negli affari, dei compromessi e delle convenzioni sociali da accettare o abbattere, sono un totem col quale scottarsi se non si adottano cautela e attenzione. Lattuada lo sa, e lo fa; uno dei principali difetti che viene infatti imputato al film è proprio il suo "trattenersi", il suo non spingere l'acceleratore fino in fondo, non voler realmente trasgredire, denunciare, evidenziare a tutto tondo. Lattuada, che rivoluzionario non era, contestatore nemmeno, si muove felpatamente, alludendo, accennando, gettando il sasso e ritirando anche un po' la mano, limitandosi insomma a porgere sul piatto argomenti dei quali discutere senza poi però mettersi a capo della protesta. Un colpo al cerchio ed uno alla botte forse; la borghesia è ipocrita, autoreferenziale, ottusa, ma è in fondo un'istituzione che deve essere riformata non debellata, pare dire Lattuada. E' tutto quello che abbiamo, oltre c'è il caos e la violenza dei sentimenti, proviamo a correggere quel che non va ma non buttiamo via il bambino con l'acqua sporca.
Questo tipo di considerazioni nasce dall'osservazione del personaggio di Lisa (Lisa Gastoni), che giustamente Nocturno ha definito "un'eroina borghese", perfettamente integrata nella borghesia italiana di fine '60, una figura schiacciata tra dovere, volere e, in fin dei conti, anche potere, poiché vedremo sul finale che ciò che Lisa "può" fare non le garantisce automaticamente liberazione ed una reale felicità. Ho amato profondamente il suo personaggio, fragile, a tratti ingenuo fino all'infantilismo, sognatore, severo con gli altri come con se stesso, perennemente indeciso, dolce fino alla tenerezza. Lisa Gastoni dà corpo a queste sfumature umane e caratteriali con infinito garbo ed una innata femminilità. Di una bellezza radiosa, la Gastoni sembra nata per questo tipo di ruoli, Grazie Zia, La Seduzione, Scandalo, sebbene declinati con diverse gradazioni di erotismo e trasgressione, sono momenti che vedono protagoniste delle donne accomunate da elementi comuni. Si finisce col parteggiare per Lisa, lo stesso Lattuada spinge in quella direzione, forse identificandocisi un po', anche se ciò che Lisa fa non va nella direzione del politicamente corretto, il buon senso dice che non siamo nel giusto, ma affettivamente Lisa è la nostra eroina, una donna debole che tenta di essere forte, distruggendo e autodistruggendosi al contempo.
Il contesto nel quale i fatti avvengono è inizialmente molto frivolo e superificiale, vibrazioni pop, estetica optical, moda e design a tratteggiare gli arredi urbani, i costumi, le acconciature, la musica. Mentre i mariti lavorano e guadagnano, scalando le posizioni sociali, le donne della borghesia giocano a golf, dipingono, fanno esercizio fisico, shopping, scelgono borsette e vestiti, e alla sera tutti al night a ballare sotto luci colorate, un calice alcolico nella mano, una scollatura audace, gonna corta e chiacchiere civettuole. La vita scorre facile e frizzante, finché Lisa, per un equivoco, non decide di rispondere all'invito galante di un ammiratore, più per noia e curiosità che per effettivo bisogno di amore extraconiugale. Scopre però che è il marito ad avere una giovane amante bionda, e le sue certezze crollano. Non riesce a confidare all'amica Carla (Elsa Martinelli) la verità e inizia invece a raccontare bugie su di un suo presunto flirt con Franco, un belloccio squalo della finanza (Jean Sorel). Lisa racconta fatti ed episodi immaginari ai quali lei stessa sembra credere mentre li confida all'amica (lo spettatore li vede accadere, come fossero reali), in questo c'è tutta la tenerezza e l'innocenza di Lisa. Carla è un personaggio spregevolissimo, meschino e opportunista, nonché vera amante di Carlo; approfitta della situazione per mettere in ridicolo Lisa, rendendo pubbliche le sue confessioni amorose e rendendo così anche ridicola Lisa, che crede di essere un'adultera e nemmeno lo è. Ferita due volte (il tradimento del marito ed il tradimento dell'amica, oltre alla glaciale freddezza di Franco, playboy interessato solo al corpo delle donne), Lisa medita una vendetta della quale forse nessuno l'avrebbe sospettata capace. Poco a poco circuisce il marito di Carla (Frank Wolff) ed anche il figlio (un Ray Lovelock molto più giovane della Gastoni); non contenta stringe un legame sempre più esclusivo anche con Franco, appropriandosi di fatto di tutti gli uomini di Carla. Un contrappasso preparato nella più totale asetticità dei sentimenti, tanto da arrivare al punto di fare incontrare i suoi amanti per gettare tutto l'imbarazzo possibile sulle loro spalle e - per proprietà transitiva - su Carla. Concluso il suo gioco, Lisa sembra tornare alla sua vita abituale, anche se qualcosa dentro di lei si è spezzato per sempre.
La figura del marito di Lisa (interpretato da Gabriele Ferzetti) è emblematica dello stato coevo della borghesia. Disinteressato alla moglie, pure un po' sbruffone e strafottente, arriva a suggerirle di farsi un amante per distendere i nervi, levarsela di torno, ma quando scopre che Lisa è davvero coinvolta in una relazione con un altro uomo (in effetti tre) va su tutte le furie e si rode di rabbia. Tenta persino di recuperare il rapporto, sminuendo i suoi incontri con l'amante e riscoprendo la sensualità di Lisa. Una borghesia dunque ipocrita e fintamente trasgressiva, ma in realtà conservatrice e dominatrice. In questo senso Lisa rischia di divenire una "eroina" che scardina i meccanismo fasulli dei dogmi socio-culturali del tempo che sta vivendo, anche se poi non ha la forza di sfasciare fino in fondo, perché in qualche modo significherebbe pure perdere se stessa. Lo dice chiaramente a Carla: "ho provato ad imitarti ma è stato solo un grande errore"; mentre gli uomini manipolati da Lisa non si rendono neppure conto del gioco del quale sono diventati pedine. Lattuada ritrae il percorso di Lisa mantenendo un tono signorile ed elegante (sostenuto dalle musiche di Bacalov), tuttavia concedendo anche qualcosa alla sensualità (poco). Piccoli dettagli che però fanno esplodere il testosterone, come i vestitini sempre molto corti della Gastoni, i laccetti che maliziosamente si sciolgono sui seni, l'attenzione sul reggicalze che Lisa aggancia con fare distratto, posizioni provocanti a letto mentre la vestaglina copre a malapena le terga. Una sola vera scena di sesso, quella della Gastoni con Frank Wolff sotto la doccia, nella quale per altro non vediamo assolutamente nulla. Esordio sul grande schermo di Marina Coffa (amica sbarazzina di Lovelock) - due pose di cui una nuda, integrale (mentre prende il sole, a pancia in giù) - attrice di fotoromanzi, vista pochissimo al cinema (ad esempio in Paranoia di Lenzi) e interprete anche della serie tv La Famiglia Benvenuti ('68-'69) con Enrico Maria Salerno. Il dvd Cinekult è pessimo, letteralmente pessimo, la qualità video è al di sotto della sufficienza, ma è tutto quello che abbiamo, il film stra-merita e poi è interessante l'apparato critico contenuto tra gli extra, sempre ben curati da Nocturno.