
A partire da Grazie Zia di Samperi, nel '68 - anno cruciale per certe tematiche, nel cinema come riverbero della società italiana - Lisa Gastoni colora il suo personaggio con sfumature erotiche, morbose e piccanti che non l'abbandoneranno più fino alla fine dei '70. L'Immoralità, del '78, è in effetti la sua ultima pellicola prima, di un ritorno nel nuovo secolo e millennio con l'Ozpetek di Cuore Sacro, secondo lo schema "Virna Lisi", ovvero quello di una grande e non più giovanissima attrice degli anni d'oro del nostro cinema che si ripropone con classe e prestigio in pellicole di cineasti contemporanei, consci del valore aggiunto di quel nome in cartellone. L'Amica, La Seduzione, Scandalo, sono tutte opere che si incardinano nel filone erotico (dove più, dove meno) e tra queste c'è pure Labbra Di Lurido Blu di Giulio Petroni ('75), assieme a Scandalo, forse tra i film più discussi della Gastoni. Petroni è uno che ha dimestichezza col western (Tepepa) ma che già nel '71 con Non Commettere Atti Impuri affronta tematiche legate alla sessualità connessa alla società (prettamente borghese e perbenista) italiana. Con Labbra Di Lurido Blu - il cui suggestivo titolo parrebbe essere la traduzione di un verso di Shelley - si avventura in un'impresa temeraria, mettere in scena personaggi e situazioni assai scabrose, ancor più concettualmente che visivamente.
Elli (Lisa Gastoni) e il Professore universitario Marco Alessi (Corrado Pani) sono due anime alla deriva, perse e disperate. Il loro legame matrimoniale nasce come sorta di mututo soccorso per tamponare i gravi disagi psicologici derivanti dai rispettivi traumi infantili. La prima, ninfomane, ha visto più volte la madre sottoposta alle angherie (prevalentemente sessuali) del marito e di altri familiari, il secondo ha sviluppato la sua omosessualità a seguito degli imperativi paterni di giacere con donne e prostitute di ogni genere pur di scongiurare proprio quella eventualità, l'amore diverso. Nonostante Elli venga minacciata sin da prima del matrimonio dall'amante di Marco, i due si sposano ma la loro vita non è destinata a scorrere tranquilla. Elli si concede volgarmente a uomini di ogni risma e sorta, Marco non riesce a rompere del tutto il legame che lo lega all'amato George (Jeremy Kemp). A complicare la vicenda ci si mettono anche Davide Levi (Silvano Tranquilli), un solitario emarginato con un passato da galeotto, e Laura (Margherita Veroni, Miss Italia 1973), figlia dei contadini che amministravano la casa di campagna di Marco, innamoratasi di lui. - SPOILER: mentre si dibattono come code di lucertola tagliate, cercando di sopravvivere ai propri turbamenti, Marco, accecato dalla gelosia, uccide la povera Laura, rea unicamente di aver tentato di dargli sollievo psicologico (e sessuale); quindi, consapevole di non poter rescindere il legame affettivo con George, si suicida gettandosi da un campanile, mentre Elli deve fare i conti con il dolore di aver perduto, probabilmente per sempre, Davide, l'unico uomo che sente di aver veramente amato.
Le tonalità del film sono luride come il titolo, e tuttavia anche profondamente drammatiche. I momenti a sfondo sessuale non comunicano mai eccitament erotico, semmai fastidio e malessere. Dapprima Elli viene quasi stuprata da una gang degna di Arancia Meccanica, scagnozzi spediti da George per punire la donna, rivale in amore. E' proprio l'incipt del film ed ha un sapore onirico, grottesco e surreale. I tre brutti ceffi sono travestiti, collocandosi in un ideale punto di incrocio tra I Guerrieri Della Notte, il Rocky Horror Picture Show, i post atomici italiani (Martino, Castellari, Fulci, D'Amato, etc.) e i drughi di Kubrick. A ben vedere il loro insidiare Elli tradisce la loro libido alternativa poiché, più che minacciare la Gastoni, quasi la adorano come una dea dotata di quel particolare anatomico che loro vorrebbero possedere. Quindi si passa agli incontri amorosi sempre di Elli, atti abbietti e privi di passione, durante i quali la donna quasi si sdoppia, provando voglia e repulsione al tempo stesso degli uomini con cui giace (anche più di uno contemporaneamente). L'unica vera scena d'amore, accarezzata da dolcezze, tenerezze e da una musica che ne sottolinea il diverso umore, è quella tra Elli e Davide, perché quello è amore vero, sincero e disinteressato, in qualche maniera pulito.
Petroni intende proporre un film autenticamente interessato alle contraddizioni degli anni coevi, nei quali gli italiani sono stretti tra un moralismo democristiano ancora dominante e i nuovi stimoli libertari e progressisti che si avvertono anche in campo amoroso, sentimentale e sessuale. Ne escono malconci, impersonati da spiriti fiaccati e senza speranza come sono quelli di Elli e Marco, e pure dei comprimari che ne circondano le tristi esistenze (si vedano tutti i buzzurri che approfittano senza scrupoli di Elli, o l'ambiguo e un po' viscido George). La sola Laura pare degna di simpatia, ma tuttavia viene immolata come una vittima scarificale sull'altare dell'impotenza (emotiva) di Marco. Le musiche sono di Morricone, i riferimenti letterari a Gramsci e Pavese (almeno secondo Mereghetti), nonché naturalmente tonnellate di Freud; l'operazione insomma è alta, contrariamente a quanto l'alone che circonda il film (ed il suo titolo così forte e provocatorio) fanno pensare. Ottime le interpretazioni del cast, stupenda (come sempre) la Gastoni, ostiche le atmosfere tutt'altro che lisce e pettinate. Un lavoro a suo modo coraggioso, al di là della sua completa riuscita o meno.