Desiderando Giulia

Desiderando Giulia
Desiderando Giulia

Nel 1986 Serena Grandi è già stata Miranda, la sua consacrazione ad Afrodite del cinema nazionale è compiuta, d'ora in poi il suo corpo impossibile verrà proiettato sugli schermi d'Italia quasi esclusivamente a fini erotici, o in pellicole di genere specifico, o in commedie dove i suoi personaggi avranno comunque quella funzione, eccitare e far sognare il pubblico maschile dai 12 ai 99 anni. Il 1986 è l'anno di tre pellicole una dietro l'altra che avrebbero steso anche il più resistente dei pugili, La Signora Della Notte di Schivazappa (cultissimo di Serena Grandi), L'Iniziazione di Mingozzi e Desiderando Giulia di Barzini. Uscirne vivo, raggiungendo in piedi il 1987 (dove comunque sarebbero arrivati Rimini Rimini e Roba Da Ricchi, nei quali il povero Paolo Villaggio deve confrontarsi con tutta quell'abbondanza, il magnifico Le Foto Di Gioia di Bava junior e Teresa, titolo mosca bianca di Dino Risi, poiché non strettamente erotico) non fu affatto impresa facile per i cinefili italiani. Con buona pace dei critici, Serena Grandi sul finire degli anni '80 incarnava in tutto e per tutto l'erotismo italiano, oscurando qualsiasi altra attrice. Le sue forme erano la metafora della sua imponenza anche a livello di titolarità della cattedra di regina del cinema erotico. Inutile tirare in ballo il parterre des reines fatto di Monica Vitti, Virna Lisi, Mariangela Melato, Anna Magnani, Franca Valeri, non è quello l'orizzonte di riferimento della Grandi, mai lo è stato; la sua scia sulla celluloide va contestualizzata nel suo filone di pertinenza, il cinema sexy e audacemente erotico ed in quell'ambito, che vi piaccia o no, è stata una top player quasi senza termini di paragone.

Desiderando Giulia è il gerundio che assilla incessantemente il protagonista, Emilio (Johan Leysen), scrittore fallito che per sbarcare il lunario corregge le bozze di romanzi altrui, come quello di Stefano (Sergio Rubini), ambizioso e ambiguo giovane rampante. Giulia (Serena Grandi) è una donna misteriosa e sfuggente, incrociata per puro caso a teatro, mentre litiga con il compagno. Tra i due c'è un gioco di sguardi, poi una caccia amorosa che si conclude in un magazzino di abiti di scena del teatro, dove si consuma un rapporto silenzioso e bollente. Da quel momento Emilio non riesce più a togliersi dalla testa la donna, della quale non conosce neppure il nome. Giulia però è una conoscente di Stefano ed è così che, tramite il ragazzo, Emilio riesce ad allacciare rapporti con il suo sogno erotico. Dapprima si instaura un gioco di ammiccamenti e respingimenti, poi Emilio e Giulia iniziano a far coppia fissa, ma Giulia è una donna troppo ingombrante per farsi bastare un solo uomo. Emilio vive con fastidio la superficialità del rapporto da parte di Giulia, se ne sente torturato. Il tira e molla prosegue mentre la sorella di Emilio, Amalia (Valentina D'Obici), fortemente incline alla depressione, instaura a sua volta un rapporto amoroso con Stefano. Ma il giovane dapprima interessatissimo, la abbandona a se stessa non appena arriva il successo commerciale del suo libro.
- SPOILER: Amalia, rimasta sola a combattere contro i suoi demoni, trascurata dal fratello, si suicida lasciandosi annegare. La sua morte stordisce ulteriormente Emilio il quale, nonostante l'intervento consolatorio di Giulia, pare definitivamente alla deriva.

Al netto dell'eros e dei seni monumentali della Grandi, Desiderando Giulia è anche un film marcatamente drammatico (vagamente ispirato a Senilità di Svevo, cosa che ha ulteriormente contribuito a mandare in fibrillazione la critica intellettuale, che prevedibilmente lo ha demolito senza appello dalle Alpi alle piramidi, dal Manzanarre al Reno), nel quale il binomio eros e thanatos furoreggia. Emilio vive con Amalia in una decadente magione piena di ricordi familiari che non vengano apertamente svelati allo spettatore ma che trasudano dolori e segreti non del tutto confessati. I due fratelli fanno fatica a liberarsi da quel giogo e la casa rappresenta allo stesso tempo un rifugio ed una prigione. Questa indole necrofila Emilio se la porta dentro e la riflette nei suoi rapporti interpersonali, compreso quello con Giulia. Sebbene quell'amore sia un'ancora di salvezza alla quale aggrapparsi con tutta la forza che ha in corpo, Emilio corrode ciò che tocca, lo guasta. Questa sua indole è ulteriormente accentuata dall'esuberanza, dal vitalismo e dall'egoismo di Giulia, donna generosa nel donarsi, anche troppo. Due metà di una mela non combacianti, ma che tentano ugualmente di collimare forzatamente. Il risultato è la disfatta sentimentale ed umana dei personaggi (anche Giulia ne esce malconcia). A rimetterci è l'anello più fragile della catena, la povera Amalia, e forse il più spregevole di tutti risulta essere Stefano, sempre pronto a massime esistenziali di grande profondità filosofica ma poi, all'atto pratico, meschino, opportunista e profittatore. Ci sono dei momenti nei quali il sesso è inestricabilmente legato alla sofferenza, si sente odore di morte; ad esempio quando Emilio per l'ennesima volta raggiunge nottetempo Giulia, la quale è a casa con un altro uomo. Dopo bagordi a base di alcol e cocaina, inizia un gioco erotico a tre al quale Emilio fondamentalmente non vuole partecipare, ma che gli altri due spingono fino alle estreme conseguenze. Umiliato ed in piena vergogna di se stesso, Emilio esplode, minacciando e mettendo in fuga il rivale e picchiando anche Giulia. Le violenze di Emilio sono banali, fisiche, grossolane, quelle che Giulia infligge ad Emilio, sono più sottili, psicologiche, profonde. Quel che è certo è che per ogni carezza i due si infliggono ferite.

Naturalmente non va dimenticato che il cuore della storia è il sesso (impossibile farlo). Molte le scene d'amore tra Leysen e la Grandi. L'attrice non si risparmia, non solo offre le proprie nudità senza reticenze, ma le sue pose, la sua carica erotica, la sua disponibilità verso quanto necessario davanti alla MdP sono intense, principesche (leggi "volgari" per la critica abituata ai piani alti). Credo che difficilmente un regista interessato alla dimensione dell'eros avrebbe potuto desiderare di più e di meglio dalla propria protagonista. E non si tratta solo di epidermide o autoreggenti; gli sguardi di Serena, i primi piani, i movimenti impercettibili delle labbra, la carica animalesca, magnetica che emanano la sua presenza scenica provocano autentico capogiro, vertigine, disorientamento. Non risulta poi così difficile immedesimarsi nella condizione di Emilio. Desiderando Giulia non è un approssimativo prodotto di serie B, è un buon film, ben girato, con una discreta fotografia, begli arredamenti, location funzionali alla storia (il quartiere Coppedè di Torino, il mare d'Inverno), un cast che senza meritare l'Oscar è sufficiente per la storia. Si poteva far meglio con le musiche, didascaliche e a tratti noiose, ma va bene così

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