Cortesie Per Gli Ospiti

Cortesie Per Gli Ospiti
Cortesie Per Gli Ospiti

Nel 1988 Natasha Richardson lavora con Paul Schrader in Patty - La Vera Storia Di Patty Hearst, l'attrice convince così tanto Schrader che diventa la coprotagonista anche del suo film successivo, Cortesie Per Gli Ospiti, assieme a Rupert Everett. Il film viene presentato fuori concorso a Cannes 43 e vanta un parterre de rois anche come comparto tecnico e autoriale visto che il romanzo (omonimo) da cui è tratto è di Ian McEwan, l'adattamento per il grande schermo è curato da Harold Pinter, alla fotografia c'è Dante Spinotti, alle musiche Angelo Badalamenti, gli abiti sono di Armani, le sontuose scenografie sono di Gianni Quaranta (già a lavoro con Zeffirelli) e Venezia è sempre Venezia. Il cast aggiunge ai due attori già menzionati anche Helen Mirren e Christopher Walken. Colin (Everett) e Mary (Richardson) sono una coppia britannica in crisi che replica un viaggio già fatto nella romantica Serenissima anni addietro, nel tentativo di dare una svolta al proprio rapporto. Durante questo soggiorno si imbattono causalmente in un misterioso uomo elegante, il londinese Robert (Walken) il quale li porta in un locale e li intrattiene per una sera. Il giorno successivo, spaesati tra le calli veneziane, i due finiscono ospiti al palazzo di Robert, dove vive anche sua moglie canadese, Caroline (Mirren). C'è qualcosa di strano e morboso nella facoltosa coppia che sembra fare di tutto per instaurare un legame con Colin e Mary. Alcuni dettagli sono inquietanti, come una storiella raccontata da Robert sulla sua famiglia, il fatto che l'uomo abbia scattato foto di nascosto a Colin o che ad un certo punto, apparentemente senza motivo, gli abbia persino sferrato un cazzotto allo stomaco, come per punirlo di un eccessivo sarcasmo. Caroline sembra una donna psicologicamente molto fragile ed in difficoltà. Questo incontro ha delle ripercussioni sul rapporto tra Colin e Mary fino a che, giorni dopo, i due non tornano a trovare Robert e Caroline.

C'è un'aria di enigma tra i fotogrammi di Schrader, si avanza lentamente dentro una pellicola drammatica e tormentata che poi sfocia in un thriller ma solo per quanto riguarda la seconda metà. Molto inquietante Walken, capace di generare malessere semplicemente guardando dentro l'obbiettivo. Quella sua ripetizione ossessiva della storiella familiare deve essere una di quelle cose che sono piaciute tanto a Tarantino. Così come chissà se Jennifer Chambers Lynch ha tratto da Schrader la sua ispirazione per Boxing Helena (1993), visto un esplicito riferimento che ad un certo punto la Richardson fa a Everett (nella scena della camera d'albergo), il quale per altro a sua volta risponde con una visione erotico-orrorifica degna di un Hans Ruedi Giger. Everett sfoggia un fisico impressionante e la cosa viene ampiamente sottolineata nel film, uno di quei rari casi nei quali l'attore maschile ha più nudi ed è assai più accarezzato dalla MdP della controparte femminile. E dire che sia la Richardson che la Mirren sono due donne che emanano un fascino pazzesco, ma questo è il film di Everett.

Molto interessante lo stratagemma del racconto sovrapposto, con la voce off di Walken (ovvero Dario Penne) che scandisce la vacanza dei due amanti e che ad un certo punto si interseca con la loro realtà mutandola. Dopo l'incontro con Robert e Caroline il rapporto tra Mary e Colin ha una svolta, subisce una strana frenesia che va per estremi, dapprima sembrano allontanarsi, poi riavvicinarsi quindi allontanarsi di nuovo fino... all'epilogo. Il personaggio di Robert è un deviato che incide e guasta le vite altrui, ma del resto la sua stessa esistenza è rimasta macchiata da un'infanzia, da un padre e da un clima familiare decisamente tossici e oscuri (con una sottotraccia che sfuma dal sadomasochismo all'omosessualità). Il suo rapporto con il prossimo si può impostare solo secondo uno schema carnefice-vittima. Discorso a parte va fatto per Venezia, una città esotica quasi completamente orientalizzata, come anche il commento musicale di Badalamenti ci fa pensare, di una bellezza talmente grande che raramente ne ricordo una rappresentazione altrettanto meritoria su grande schermo. I veneziani possono essere grati a Schrader (e a Spinotti) per questo magnifico affresco lagunare. Interessante la chiusa del film, una fine-non fine che contribuisce a mantenere  l'alone di mistero, di incompiutezza, di astrusità e bizzarria su quanto accaduto lungo i 104 minuti di sceneggiatura. Secondo Mereghetti Venezia è filmata male, la regia di Schrader è "anonima", le musiche di Badalamenti "orripilanti", la recitazione è "pedestre" tranne che per Walken, per dire a volte i critici.....

Trailer ufficiale

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