Conviene Far Bene L’Amore

Conviene Far Bene L’Amore
Conviene Far Bene L’Amore

Film di metà carriera (1975) di Pasquale Festa Campanile, tratto dal libercolo omonimo che lo stesso regista scrisse e pubblicò. Conviene Far Bene L'Amore vine solitamente (e sbrigativamente) assegnato al filone delle commedie sexy del periodo; per essere sexy e sexy, ma è altra cosa rispetto alle dottoresse, le professoresse e le supplenti che nei '70 popolavano i sogni erotici degli italiani. Il tono della storia è farsesco, satirico, grottesco, ironicamente fantapolitico, ed all'interno di un simile contesto Festa Campanile non disdegna di inserire elementi tipici del periodo, dai quali non si poteva prescindere se si voleva fare commedia popolare, ovvero comici e belle donne (disposte a spogliarsi). Titanus distribuì il film col divieto ai minori di 18 anni, il che contribuì certamente ad accrescere una "certa " fama. L'attualità della pellicola però era rappresentata anche dalla tematica "seria" prescelta, la crisi energetica, connessa alla cosiddetta "Austerity" (le "misure restrittive dei consumi di carburanti come il divieto domenicale di circolazione di mezzi privati"), attuata in Italia per alcuni mesi tra il '73 ed il '74.

Verso il 2000 il pianeta è totalmente a secco di riserve energetiche, oramai consumate fino all'ultima goccia. Niente corrente elettrica, nessuna alimentazione per i mezzi di locomozione, blocco produttivo e conseguente ritorno ad abitudini "medievali", con candele, biciclette, cavalli che trottano in un cimitero post industriale di fabbriche, aeroporti, centri commerciali. Molti scenziati sperimentano incessantemente tecniche di produzione energetica, ma il solo Enrico Coppola (Gigi Proietti) ha raggiunto risultati concreti, ottenere energia attraverso l'atto sessuale, secondo le teorie reichiane sulla "funzione dell'orgasmo" e l'energia orgonica. Coppola, in gran segreto, si serve del suo team di collaboratori per testare gli avanzamenti della ricerca, raggiungendo step sempre più importanti. Deriso dalla comunità scientifica, si prende la sua rivincita dimostrando ai suoi pari miscredenti la veridicità delle sue speculazioni ma, sul più bello, i risultati delle sue ricerche vengono trafugati dai Servizi Segreti stranieri, ed in breve la fuga di notizia riporta il mondo al suo antico splendore (elettrico ed industriale). Il sesso diventa il motore di tutto, nel senso letterale della parola, ed è a quel punto che l'obbligo civile di accoppiarsi continuamente rende l'uomo saturo di quello che fino ad allora era stato il suo più grande anelito e desiderio.

La pellicola non gode di una buona fama, ne ho letto parecchio male, sia a livello di critica istituzionale che di aficionados del genere bis. In realtà a me è sembrata molto carina. Chiaro che scientificamente la storia stia malamente in piedi e che nel 2015 risulti ingenua e debole per coprire ben 106 minuti di pellicola, ma il garbo e - al contempo - la malizia con cui il binomio crisi energetica/sessualità viene affrontato risulta accattivante, almeno per i miei gusti. L'incipit è davvero brillante, con l'autostrada invasa da mezzi di fortuna, carrozze, cavalli, mezzi a vela, aree di servizio trasformate in soste di manutenzione e foraggiamento dei cavalli. Campanile mostra arguzia e inventiva nel ritrarre un mondo post moderno vittima del bisogno. Accettando il dovuto margine di paradosso grottesco della situazione, ci si lascia trasportare volentieri nella irrealtà della vicenda, col marpione Proietti a far da Virgilio nei meandri della sessualità. Le infermiere a suo servizio sono Eleonora Giorgi e Monica Strebel. La Giorgi (Piera nel film) è una futura sposina piuttosto sveglia e sempre pronta a "sacrificarsi" per le necessità della scienza. La Giorgi passa più tempo nuda che vestita sullo schermo. Alle due si aggiungono anche Adriana Asti, Irene, la moglie di Proietti, anch'ella sempre poco abbigliata in casa, nella vana speranza che il marito - troppo preso dal proprio lavoro - si ricordi anche dei doveri coniugali, e Agostina Belli, che poi è la protagonista femminile, ovvero Francesca, una casalinga sposata e con prole, la quale però risulta assai sensibile al richiamo della carne. A queste attrici Festa Campanile si affida per tenere alto il tasso erotico del film.

Sul versante maschile la parte del leone la fa un semi esordiente Christian De Sica, è Daniele, direttore d'albergo ma soprattutto stallone instancabile. Dopo un'attenta ricerca negli archivi della Polizia (quasi una virata paranoico-orwelliana da parte di Festa Campanile) Coppola individua in Daniele e Francesca le due cavie inconsapevoli che dovranno testare le sue ricerche. Li fa così conoscere "casualmente", frequentare ed accoppiare, contando sulle rispettive nomee di ninfomane e super dotato, fino anche tra i due non scatta la genuina scintilla dell'amore, che quasi manda in crisi il lavoro di Coppola. L'amore infatti si rivela una complicanza bella e buona per le esigenze "meccaniche" di Coppola. Lo scienziato si appoggerà dunque ad un alto prelato (Mario Scaccia) assieme al quale valuterà una serie di modiche dei Peccati Capitali e della politica ecclesiastica. In breve, Chiesa e Stato, in nome del progresso, metteranno al bando i sentimenti e l'amore, rovesciando i termini del vivere civile, ovvero incoraggiando la sessualità libera e selvaggia, persino le perversioni, purché mai finalizzate all'amore puro e platonico, che significherebbe la ricaduta nella crisi energetica. Paradigmatica l'ultima scena nella quale De Sica e la Belli cercano disperatamente di non farsi sorprendere dai rispettivi coniugi a non fare l'amore, ma che poi, una volta scoperti, inizieranno furiosamente a copulare pur di non cadere nel discredito generale.

Divertente l'ottica rovesciata che mette il sesso al posto dei sentimenti, soprattutto per quello che riguarda condanne morali ed etiche. Il solo atto di regalare un fiore alla propria amata è un vero e proprio delitto. Il prelato è sempre più sbigottito dal dover stravolgere gli insegnamenti millenari della Chiesa in materia di fornicazione, così come l'uomo stesso, una volta inondato di sesso libero, ed anzi obbligatorio, perde ogni interesse nella pratica. Ottavio Jemma, che collaborò alla sceneggiatura con Festa Campanile, faceva notare come raramente si era trattato di sessualità nel cinema italiano con una tale forza dissacratoria eppure pressoché priva di volgarità. A margine di considerazioni qualitative e di valore del film, rimane comunque lo splendore della Giorgi, allora 22enne; certo Agostina Belli era altrettanto avvenente, di una bellezza forse anche più elegante e sofisticata, ma la Giorgi di questo periodo, e segnatamente di questo film, ha una carica erotica ineguagliabile. La sua Piera è sciocchina e pruriginosa al tempo stesso, il che si traduce in una sensualità irresistibile. De Sica non pare proprio in parte, lo sarebbe forse più oggi rispetto al cicciottello "bambacione" (proprio come direbbe lui) di allora. Le musiche sono di Fred Buongusto ed uno stuolo di caratteristi accorre in soccorso di Festa Campanile, da Robutti a Pisu, da Lionello a Maranzana.

Trailer ufficiale

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