Talk Radio

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Talk Radio si colloca tra Wall Street e Nato Il Quattro Luglio, dopo il sacrosanto Oscar conquistato con Platoon; non che Oliver Stone abbia mai mollato la presa... ma certo questa pellicola è nel pieno della guerriglia ideologica di Stone contro il Sistema, contro l'anima più corrotta dell'America e contro la gggente, quella con tre g, ovvero il qualunquismo e gli umori intestinali dell'uomo medio americano. Sono trascorsi oltre 30 anni da Talk Radio, ciò nonostante, e benché si parli di radio anziché di internet, il cuore pulsante (critico e polemico) del film risulta drammaticamente attuale. Come è noto, la sceneggiatura è scritta dal regista assieme a Eric Bogosian, anche protagonista principale, nonché autore della pièce teatrale a cui il film si ispira, entrambi riferibili al libro Talked To Death: The Life And The Murder Of Alan Berg (1987), nel quale si narra la storia del conduttore radiofonico Alan Berg, ammazzato da un esponente di un gruppo di suprematisti bianchi antisemiti e dalle spiccate simpatie neonaziste chiamato The Order.

Talk Radio è la storia di Alan Berg, che qui si chiama Barry Champlain (Eric Bogosian) e trasmette da Dallas anziché da Denver. Per il resto, tutto è pressoché identico o quasi. Barry vende abiti (Alan vendeva scarpe) e viene notato in negozio da uno speaker radiofonico che lo invita alla propria trasmissione. Col tempo Barry/Alan ne prende il posto, fino a diventare molto popolare con il suo show nel quale dà voce agli ultimi, ai miserabili, agli esclusi, alla pancia rabbiosa e furente dell'America, quella che vede complotti ovunque e si ritiene sempre e comunque vittima. Lo stile di Barry però è sfidante, affatto accomodante, spesso sferza e mortifica i suoi ascoltatori spronandoli ad essere migliori e a spendersi in prima persona anziché accusare e basta. Ne smaschera le bugie, le piccinerie, l'autoindulgenza, la superficialità. Una figura divisiva che da una parte respinge per la sua antipatia dall'altra attrae per l'innegabile carisma. Barry sembra spesso divulgare grandi verità ma non di rado cade in contraddizione o usa mezzucci per ingannare l'ascoltatore (si pensi alla storiella sulla stella di David raccolta nel campo di concentramento di Dachau). Barry è in guerra contro tutti, contro il mondo, se stesso incluso. Quando un'ascoltatrice avanza l'ipotesi che la sua brutale voglia di incenerire gli ascoltatori sia dovuta al poco amore che Barry nutre in primis per se stesso, il conduttore vacilla, come se fosse stato toccato un nervo scoperto. Di pari passo va la sua love story con la ex moglie (Ellen Greene), un amore/odio che Barry non riesce a gestire con maturità e lucidità.

Ogni sera lo show è una trincea di guerra, con rifiuti umani che si affastellano dietro una cornetta del telefono. Ogni sera il clima è rovente, ultimativo, tesissimo. Barry riceve minacce di morte; tra i suoi persecutori anche un habitué del programma che lo apostrofa come sporco ebreo, con tutto ciò che ne consegue. Barry tiene testa ad ogni intimidazione ma questo ha un costo emotivo. - SPOILER: una sera, dopo una messa in onda particolarmente violenta, durante la quale Barry ha uno sfogo contro i suoi ascoltatori, definendoli con i peggiori epiteti e arrivando addirittura a chiedere che non ascoltino più il suo programma, viene sorpreso nel parcheggio della radio da un attentatore che gli esplode contro una quantità enorme di proiettili, uccidendolo. Si chiude così la parabola di Barry, secondo un destino che pareva ineluttabile fin dall'inizio.

Talk Radio non è uno dei miei film preferiti di Oliver Stone; mostruosamente verboso (del resto, non sarebbe potuto essere altrimenti) tende spesso a sparare un po' nel mucchio, tuttavia vale quello che ho scritto poco sopra, si rivela incredibilmente puntuale ben tre decadi dopo, data la attuale situazione dei Social. Quelli che nel film sono i leoni da telefono sono diventati oggi leoni da tastiera; il trade-union è sempre il potersi esprimere protetti dall'anonimato, celati dietro un paravento dove nessuno può vederti, ma è come obbligato ad ascoltare i tuoi improperi, il tuo sfogo. Una lotta fratricida di ultimi contro penultimi, spesso e volentieri del tutto fuori fuoco, teleguidati dai mezzi di informazione e dai Media a vario titolo, amplificatori e deformatori della realtà, che ognuno poi metabolizza e personalizza a proprio gusto e convenienza. Barry sfrutta sapientemente questa palude, è la sua forza, la aizza e la combatte al contempo, e forse solo sul finale inizia a rendersi conto del suo ruolo e delle sue responsabilità in una tonnara simile. Il conduttore è tanto eroe quanto colpevole ed il fatto che il suo personaggio sia connotato con tanta antipatia e sgradevolezza, e vengano mostrate anche le sue piccole/grandi meschinità, rende il film minimamente più equilibrato. Gran mestiere di Stone nel rendere appetibili quasi due ore di film girato sostanzialmente in due stanze e con una dinamica ridotta allo zero; la maggior parte delle scene vedono la bocca di Barry incollata al microfono; senza sostanza la forma avrebbe affossato completamente un impianto del genere.

Fin dal primo momento in cui vidi il trailer mi rimase inchiodato nel cervello il riff di "Bad To The Bone" di George Thorogood, che è la sigla di apertura del programma, pezzo sensazionale. Molto bello il finale, nel quale Stone fa una panoramica notturna sullo skyline di Dallas mentre le voci degli ascoltatori abituali del programma di Barry commentano l'accaduto, un autentico spaccato della società americana. Stone non si propone tanto di giudicare - o meglio, a suo modo lo fa, le sue opinioni sono note e in qualche misura emergono durante il film - ma lascia che lo spettatore osservi, ascolti e si faccia sociologo. Senza ombra di dubbio Talk Radio è un lavoro di grandissima intensità e cuore, come tutto il cinema di Stone, anche se in questo caso si eccede nella polemica per la polemica, nell'accusa generalizzata e quasi mai contestualizzata, nel dito puntato contro il mondo, con fare grossolano e sgraziato, un approccio "da sbarco", costi quel che costi, che in qualche maniera non si discosta troppo dal popolo informe e livoroso che Barry fronteggia ogni sera dal suo scranno. Impresa titanica di Bogosian, che viene marcato a vista dalla macchina da presa e che regge sostanzialmente bene fino al monologo finale, forse sin troppo carico a livello di espressioni facciali.

Trailer ufficiale

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