Vampyros Lesbos è del 1971, fa parte dei 7 film che Franco realizza in appena un biennio, tra il '70 ed il '71 appunto, un ritmo indiavolato per un regista estremamente prolifico che manterrà sostanzialmente questa frequenza per tutta la sua vita artistica. In molti di questi (perlomeno fino al 1970, per ovvie ragioni) è presente Soldedad Miranda, divenuta in quel dato passaggio storico un vero e proprio feticcio, una musa irrinunciabile per Franco. Il regista instaura un sodalizio con il produttore tedesco Artur Brauner, entrambi intuiscono il potenziale della Miranda - fino a quel momento attrice di pellicole minori ("stupide" le definisce Franco), volto di enorme personalità, fisico seducente, sorriso contagioso ed una innata predisposizione per la macchina da presa - e sono molto motivati a sfruttarlo il più possibile. Franco si professa grande amante della figura letteraria del vampiro, nonché figlioccio artistico del cinema espressionista tedesco, padre putativo del vampiro su celluloide con il Nosferatu di Murnau. Dice di amare molto anche le relazioni lesbiche e dunque, ricevuto il benestare da Brauner, decide semplicemente di unire le due cose, realizzando un film che avesse in Soledad Miranda il punto di forza, che fosse una pellicola con un evidente tocco d'autore, al tempo stesso commerciale (inteso come rivolta ai gusti del pubblico) ma soprattutto "sentita" in primis stesso da Franco. Questa, in poche parole, la genesi di Vampyros Lesbos, produzione che in fin dei conti il regista ha sempre inteso come uno delle sue tante - possibilmente migliorativa della precedente - e non il traguardo di una intera carriera.
Franco ha letto Stoker e se ne serve per tessere la storia del film, in più punti debitrice del tessuto originario di Dracula. C'è persino un rimando esplicito poiché la contessa Nadine Korody (Soldead Miranda) dice apertamente di essere stata l'amante del conte e che, riamata, ha ricevuto in eredità dal nobile ungheresi tanto averi e possedimenti quanto il dono del vampirismo. Oggi Nadine si trova nella medesima condizione di Dracula, individuare qualcuno a cui passare il testimone, integrandolo per sempre nella famiglia dei "figli della notte". La prescelta è Linda Westinghouse (Ewa Strömberg), avvocatessa di uno studio legale incaricata di seguire le pratiche relative al patrimonio del fu Dracula. Le due donne si conoscono nel contesto esotico (e magico) di Istanbul, ma Linda già da tempo ha incubi ricorrenti nei quali ha prefigurato l'incontro con Nadine, rimanendone soggiogata tanto psicologicamente quanto sessualmente. Infine quindi l'incontro si compie nella realtà e la relazione tra le due prende esattamente la piega prevista, Nadine vampirizza Linda. - SPOILER: il potere di Nadine su Linda è controbilanciato da quello del Dr. Seward (Dennis Price), studioso di occultismo e fenomeni vampirici, tra i pochi detentori del segreto per resistere al richiamo del sangue non morto. Dopo varie vicissitudini Linda riesce a sottrarsi all'influenza di Nadine, uccidendola e ponendo fine al suo regno, pur avendola amata profondamente. Recuperata dal fidanzato, Linda si chiede se non si sia trattato solo di un orribile sogno, tuttavia ne conserverà il ricordo per la sua intera esistenza.
La trama è volutamente involuta, poco attenta ad uno sviluppo necessariamente logico, lineare e coerente, poiché quel che conta prevalentemente sono le atmosfere, le suggestioni, le visioni, il mondo onirico, unitamente alla recitazione degli attori, ai costumi, agli improvvisi scorci d'ambiente e paesaggistici che Franco inframezza, alle musiche (divenute nel tempo un cult nel cult). Vampyros Lesbos è psichedelia, è forma prima ancora che contenuto. Gli sguardi tenebrosi della Miranda, le sue pose, i suoi abiti di scena (le sue nudità), gli occhiali da sole, i tramonti sul golfo di Istanbul, le architetture della città (fotogrammi assolutamente mozzafiato), gli occhi di ghiaccio della Strömberg, gli incredibili arredamenti glamour degli interni, i silenzi; tutto concorre ad ingenerare un senso di confine con una dimensione liminare alla realtà nella quale si muovono i personaggi della storia. Soledad Miranda è la protagonista indiscussa, mito nel mito, anche per la morte prematura avvenuta in un incidente d'auto sempre nel 1970. Tuttavia spezzo una lancia in favore della Strömberg, meno amata da Franco (la riteneva una donna difficile ed un'attrice meno dotata), ma di una bellezza altrettanto favolosa, se non - a mio gusto e parere - superiore a quella della Miranda. Certo il ruolo non l'aiuta, Soledad è tutta fascino, magnetismo e libido, la svedese invece deve recitare la parte della vttima sacrificale.
Esistono molteplici versioni del film (per altro mai doppiato in italiano), più o meno censurate. Se volete vederne una integrale (in lingua tedesca ma con sottotitoli, eventualmente rimovibili, in inglese) potete ricorrere all'ottimo bluray della Severin, contenente pure diverso materiale extra, tra cui un'intervista a Franco, una disamina sulla carriera della Miranda, un'intervista ad un critico di Franco, ed altro ancora. Franco parla di Vampyros Lesbos come di un film che personalmente apprezza per le atmosfere e per il bel ricordo di Soledad Miranda, ma non lo ritiene neppure il suo miglior film. Fu girato in circa un mese, sulla scorta di una "non sceneggiatura" del tutto secondaria alla rappresentazione metafisica e barocca di un Franco visionario che si appoggia sovente a simbolismi, allegorie animali, tempi dilatati e spezzettati, indubbiamente creando qualcosa di assai pop e personale al contempo e tracciando una strada per molti altri "colleghi" (su tutti Jean Rollin).