Una Squillo Per Quattro Svitati

Una Squillo Per Quattro Svitati
Una Squillo Per Quattro Svitati

Una Squillo Per Quattro Svitati esce in originale come Steelyard Blues. Lo steelyard (che letteralmente significa "stadera") presumo sia la pista di decollo degli aerei completamente disseminata di rottami di metallo, un luogo decisamente poco ameno ma che diventa il cortile di residenza dei protagonisti del film, i quattro "svitati" e la "squillo". Il titolo italiano, apparentemente più adatto ad un film con Jerry Lewis o Franco e Ciccio (con immancabile richiamo alla "squillo" per tenere sempre alta la speranza dello spettatore di imbattersi in qualche stacco di coscia o scollatura provvidenziale) non rende giustizia alla poesia del film, pur citando sfacciatamente Una Squillo Per L'Ispettore Klute, sempre con Jane Fonda, uscito appena un anno prima. Alan Myerson, il quale quasi un decennio dopo dirigerà la pellicola più controversa di Sylvia Kristel (Lezioni Private) e nel 1988 anche il quinto capitolo del franchise di Scuola di Polizia, con Steelyard Blues apparecchia e segue le imprese di quattro amici con problemi psicologici e penali, quattro spostati capeggiati da Donald Sutherland, un "dropout", un "loser" un "underdog", ricorrete al termine gergale che più preferite per indicare la figura di un ultimo, un escluso dalla società, un perdente, un cane sciolto. Questa condizione è assai poco gradita da suo fratello - nonché tutore legale - Howard Hesserman, in procinto di avviare una promettente carriera politica. E più Hesserman lo inscatola, lo recinta e lo irrigidisce in una posizione sociale "regolare" e controllabile (trovandogli lavori e luoghi di residenza), più Sutherland si divincola e si agita come la coda di una lucertola tranciata di netto. Il suo sogno sarebbe gestire un enorme destruction derby nel quale auto ma anche autoambulanze, pulmini e persino case mobili si sfascino vicendevolmente in un tripudio di rottami; in mancanza di ciò, si accontenta insieme ai suoi commilitoni di comprare un vecchio aereo scassato e rimetterlo in condizioni di volare per andare altrove, verso un altrove imprecisato ("dove non esistano prigioni"). La combriccola di "misfits" è supportata da Jane Fonda, squillo molto sveglia e con un debole per Sutherland.

La pellicola è un inno sincero e innamorato della libertà. Le figure degli amici di Sutherland (tra questi un  incontenibile Peter Boyle, soprannominato "Aquila" per le sue grandi trovate, sempre molto scenografiche) sono quelle di quattro uomini liberi, eccentrici e "diversi", ma non per questo da stigmatizzare. Anzi, la loro diversità risulta chiaramente un valore, una fuga da vincoli sociali e perbenismi ipocriti che loro - con la loro "follia" - schivano e dribblano in direzione dell'autoaffermazione scevra da preconcetti e pregiudizi. Non a caso si accompagnano con una prostituta, un'altra fuori casta, l'unica che si dimostra realmente in grado di capirne la profondità e la vera natura. Si innamorano di un progetto folle e insensato come riportare in vita un aereo (che molto probabilmente si schianterebbe al suolo un attimo dopo il decollo) e lo perseguono con la tenacia e l'immaginazione di cui spesso solo i bambini - nella loro purezza - sono capaci. Ogni loro atto "dentro la società" assomiglia ad un grido di ribellione, alla rottura di uno schema preconfezionato, ad un sovvertimento delle regole e delle aspettative. Ovvero il più grande dei pericoli che una società strutturata possa paventare. Ad esaltare ancora di più il film, oltre alla grandissima prova attoriale del cast (Sutherland e Boyle su tutti, quest'ultimo meritato un Oscar per la sua prova, letteralmente irresistibile, il motore comico del film), c'è una bellissima colonna sonora di stampo country-blues (scritta da Nick Gravenites e Mike Bloomfield) che riprende anche liricamente i temi ed i momenti salienti del film. Nel '79 in America il film viene trasmesso dalla NBC con un diverso titolo, Final Crash.

Trailer ufficiale

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