Top Gun

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Se avete sempre guardato a Top Gun come ad una mera esibizione muscolare figlia dell'America reganiana, guerrafondaia, imperialista e machista ...beh, avreste anche le vostre ragioni, però vi siete persi molto altro, perché il film più amato dalle fans di Tom Cruise (assieme a Cocktail) - le lolitine gotiche fanno testo a parte, quelle sbrodolano tutte per Intervista Col Vampiro - non è soltanto ciò. Ruffianeria, patriottismo, marketing ci sono tutti e a doppia mandata, ma non si esaurisce tutto lì, sapere come è stato costruito il film è un'avventura, a tratti epica e affascinante quasi quanto le immagini stesse della pellicola (che personalmente ho visto al cinema quando uscì, dodicenne e maledettamente rapito da tanto supereroismo figherrimo). Tutto comincia con Don Simpson e Jerry Bruckheimer - produttori di grido con titoli come Flashdance e Beverly Hills Cop alle spalle - che acquistano i diritti di un articolo apparso nel maggio 1983 su California Magazine riguardante i Top Guns, piloti aeronavali della United States Navy Fighter Weapons School dello zio Sam. L'articolo è sommario e descrittivo ma i due genietti ci intravedono delle potenzialità filmiche, come fosse Star Wars sulla Terra. Comincia la lunga ideazione e stesura del progetto, con soggetti, bozze e sceneggiature (se ne contano almeno 7).

La Paramount non ci crede, le prime versioni assomigliano ad una specie di Ufficiale E Gentiluomo. Anche l'assemblaggio del cast artistico e tecnico è una mezza scommessa. Tom Cruise non aveva questo gran curriculum da esibire, sostanzialmente Risky Business e Legend, al quale stava ancora lavorando con Ridley Scott. Alla regia Simpson e Bruckheimer vedono bene Tony Scott, fratello di Ridley, che però aveva diretto solo Miriam Si Sveglia A Mezzanotte (1983), amatissimo da nicchie di pubblico e critica, ma perlopiù mal accolto e poco compreso. Da anni si dedicava alla pubblicità e ai videoclip ed aveva all'attivo uno spot della Saab per il quale aveva ripreso un jet in fase di decollo, una delle ragioni forti che spinsero i produttori ad orientarsi su di lui. Scott accetta ma non ha granché chiaro dove andare a parare, non ha capito cosa vogliono da lui, non sa bene come maneggiare il giocattolo. Ci mette del tempo ad assemblare i pezzi del puzzle ma alla fine la visione si fa chiara. Arrivano i libri di fotografia di Bruce Weber che ritraeva modelli maschili iper glamour con tagli di capelli molto corti, pose iconiche, muscoli e divismo modaiole; arriva il rock n roll, immaginando questi piloti come delle moderne star del rock, che sfrecciano su cascate di cielo color blu infinito, accompagnati dal rombo dei motori e dall'adrenalina che pompa nelle vene.

Top Gun non sarà un film alla John Wayne e non sarà nemmeno una variazione di Ufficiale E Gentiluomo, nella visione di Tony Scott sarà il documento più realistico sull'aviazione militare che sia mai stato realizzato al cinema. In un 'epoca pre CG selvaggia, la normale trafila di modellini, fondali blu ed effetti speciali non poteva essere la storia del film, occorreva agire diversamente, doveva essere tutto vero, il che tradotto significava qualcosa di mai tentato prima. Venne contattato un esperto tecnico, un Top Gun in pensione (nome di battaglia Viper, come il personaggio di Tom Skerrit nel film), e tramite lui si arrivò alla garanzia del supporto della Marina americana, la quale, per sostenere il film, pose tre condizioni: 1) Top Gun avrebbe dovuto portare benefici alla Marina; 2) avrebbe dovuto rispettare la massima verosimiglianza; 3) avrebbe dovuto essere espressione di "buon gusto" (vabbè....). E per la U.S. Navy Ufficiale E Gentiluomo non rispondeva manco ad una di queste caratteristiche. In cambio Tony Scott avrebbe avuto accesso a portaerei, F-14, basi militari e competenze tecniche. Comunque non a gratis, il costo orario del noleggio di un F-14 ad esempio (in caso di prestazioni e utilizzo fuori dalle normali procedure previste) si aggirava attorno ai 7600 $, e come è noto in Top Gun di aerucci ce ne sono diversi.

Tony Scott gira il film perlopiù tra Los Angeles e San Diego (proprio nei pressi della base Miramar, scuola dei Top Gun), e tutta la troupe soggiorna due settimane sulla portaerei Enterprise insieme al suo equipaggio, nel pieno della propria missione (una convivenza che Cruise descriverà come peggiore di un carcere, perché non si poteva neppure evadere, il cibo era atroce, gli spazi angusti ed era impossibile dormire). Il girato presenta una netta cesura tra cielo e terra. Se a terra tutto era andato per il meglio, in aria l'idea di film era del tutto inevasa. Ok, Scott aveva utilizzato tecniche innovative e sensazionali, macchine da presa montate ovunque, attori ripresi dal vivo sui jet supersonici a migliaia di metri sparati nell'empireo, realismo totale acrobazie a non finire, ma la storia in aria non c'era. Si trattava solo di un'accozzaglia di riprese slegate tra loro, senza una risoluzione coerente che si integrasse con il Top Gun terrestre. In questo senso la prima proiezione fu disastrosa. Ci volle un titanico lavoro di montaggio per dare forma e fisionomia unitaria e coerente al film. Vennero attribuite battute agli attori (che per fortuna negli abitacoli recitavano con le maschere d'ossigeno sulla bocca). I personaggi recitavano monologhi che gli attori non avevano mai proferito, tutto attraverso un raffinatissimo, certosino ed estenuante lavoro di doppiaggio. Ogni fotogramma venne analizzato e inserito nel contesto con logica scientifica, cercando il taglio giusto da montare per rendere credibile la situazione e lo sviluppo degli eventi.

Quando avvenne la consacrazione al botteghino tutte le difficoltà affrontate vennero rimosse come per magia e venne immediatamente licenziata la proposta di un sequel. Ottenere nuovamente i permessi dalla Marina, formulare cumuli di scartoffie burocratiche di richiesta, affrontare nuovamente le peripezie tecniche che quel tasso di realismo richiedeva era demotivante, e così la Produzione pensò semplicemente di riutilizzare scarti ed avanzi delle migliaia di metri di pellicola girata da Scott per Top Gun, ma fu impossibile perché durante il montaggio del film il setaccio del materiale "usabile" fu talmente approfondito da non aver lasciato praticamente niente di spendibile. E Top Gun 2 naufragò ancor prima di nascere. A conti fatti Top Gun avrebbe meritato un Oscar al montaggio poiché, seppur in modo meno eclatante e vistoso di film celebri che si sono aggiudicati la statuetta, il lavoro di "rattoppo" fatto per la pellicola fu eccezionale e raddrizzò un progetto che stava naufragando senza un orizzonte. Sostanzialmente un film nel film, con il pregio di passare inosservato, ovvero vedendo il risultato finale tutto pare perfettamente consequenziale e "liquido", come non fosse successo niente, mentre le nottate insonni furono parecchie.

L'accusa di essere (solo) un'esibizione di belle facce e bei muscoli dovrebbe tener conto di cosa fossero effettivamente i piloti Top Gun negli anni '80 (e presumibilmente ancora oggi). Un F-14 è un jet che può volare a 30.000 metri dal suolo e abbattere ripetutamente il muro del suono; le sue virate non sono morbide e progressive ma angolari, radicali e improvvise, la pressione gravitazionale a cui viene sottoposto il corpo umano in simili contesti è enorme, tant'è che i piloti devono indossare della apposite tute che comprimono e sviluppano la circolazione sanguigna favorendo l'afflusso al cervello per una corretta ossigenazione che prevenga svenimenti e visione tubolare. Tradotto significa che un pilota da caccia deve essere atleticamente perfetto, deve essere fisicamente al "top" (appunto). La comprensione di questa condizione preliminare orientò il film, che si attestò quindi su una marcata componente atletico-sportiva. Al di là della bellocceria degli attori (aspetto piuttosto comune al cinema), il loro essere "fighi" anche e soprattutto fisicamente derivava dalla necessità di poter adempiere alla propria professione. Cruise e gli altri vennero sottoposti a sedute di allenamento durissime come fossero veri e propri piloti, dovettero imparare le procedure di espulsione d'emergenza dai jet, la sopravvivenza in mare con la tuta addosso, la permanenza prolungata in ipossia, etc.. Tutti salitono a bordo degli F-14 e tutti sperimentarono le mille torsioni possibili in volo (con conseguente sacchetto del vomito). Chi lavorava al film aveva chiaro quanto i veri Top Gun fossero quanto di più prossimo al concetto di super uomini si potesse immaginare.

Oltre tutto ciò, Scott ci mise naturalmente del proprio. Dei modelli di Bruce Weber abbiamo detto, poi arrivarono gli occhiali da sole Rayban (il cui modello "aviator" grazie al film incrementò le vendite del 40%), le moto (che Cruise all'epoca non sapeva guidare e infatti dovette prendere apposite lezioni), i giacconi di pelle col pellicciotto e le toppe, la Porsche 356 Roadster decappottabile di Kelly McGillis, i tramonti, le scene girate praticamente tutte in controluce, un gergo molto tecnico ("need for speed", "crash & burn", sono espressioni molto comuni oggi, penetrate pervicacemente nel tessuto culturale, ma provengono tutte da lì), e la celeberrima scena della partita di beach volley. Completamente decontestualizzata dal film, è un momento di puro alleggerimento o, come lo stesso Tony Scott la definì, di sostanziale "soft porn". Corpi oliati, sole, muscoli, sorrisi stampati sulle mascelle equine e rock n roll (meraviglioso, quello di "Playing With The Boys" di Kenny Loggins). Non c'era nessun'altra finalità in quella sequenza se non dare della carne fresca al pubblico. E fate caso ad una cosa, quattro giocatori, corpi ellenici perfetti (non culturisti) e nemmeno un tatuaggio, manco uno, oggi non sarebbe possibile.

La rivalità tra Iceman e Maverick arrivava dal set, tra Cruise e Val Kilmer non scorreva buon sangue, anzi erano fulmini e saette. Kilmer ebbe diversi accorgimenti da stronzetto conclamato, dispettucci a vario titolo ed un senso di superiorità per altro immotivato. Tanto che, nella celebre scena di riappacificazione finale, dopo lo scontro con i Mig, Kilmer non aveva nessuna intenzione di pronunciare le battute che il copione gli assegnava e Scott dovette convincerlo a forza. Altro capitolo fondamentale è la McGillis, scelta per la sua prova in Witness con Harrison Ford. La versione dell'istruttrice civile Charlie Blackwood che Scott aveva in mente (personaggio realmente esistente e nominata nel 2013 da Obama vice segretario della Difesa ad interim) assomigliava più ad una prostituta che ad una insegnante, ancorché bionda e sexy. Calze a rete, tacchi vertiginosi ed un allure troppo bagasciò. Gli fu fatta ridimensionare, anche se la sensualità rimane una componente fondamentale della interpretazione della McGillis (alla quale la Produzione avrebbe preferito un'attrice più giovane ma, dovendo trattarsi di un'istruttrice e possibilmente credibile....).

Davanti ai cinema la Marina piazzò dei chioschi per l'arruolamento, le domande fioccavano come coriandoli, e il famoso "beneficio" richiesto per appoggiare il film si tradusse in un incremento di reclute stimato nel 35-40%. Negli anni '80 tutti volevano essere il pilota di jet militari Pete "Maverick" Mitchell, oggi tutti vogliono essere Chef Cracco, i tempi cambiano. Né si può dimenticare il mostruoso apporto dato al film dalla soundtrack, venduta in milioni di copie ovunque nel mondo e bollata con tanto di Oscar per la romantica (e (pallosissima) "Take My Breath Away" dei Berlin, accanto ai quali sedevano Giorgio Moroder, Harold Faltermeyer, Kenny Loggins, Cheap Trick, Loverboy, Miami Sound Machine, Steve Stevens. Si cercò di coinvolgere anche Bryan Adams il quale declinò temendo strumentalizzazioni belliche. Col senno di poi tutti si sono gloriati del successo del film, descritto come un capolavoro ed un grande successo di squadra, ma Scott durante il progetto venne ufficialmente licenziato per ben tre volte, si prese tre bei Maverick (letteralmente AGM-65 Maverick, missili aria terra).

Trailer ufficiale

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