Ciclicamente torno a rivedere questo film, già perché Lee è certamente un regista che il suo mestiere lo sa fare, sia come tecnico del mezzo che come narratore; dopodiché, alcune sue pellicole suscitano il mio interesse, altre decisamente meno (vedi l'osannatissimo Brokeback Mountain...). All'altezza dei secondi anni '90, fuoriuscito dai fasti letterari della Jane Austen di Ragione E Sentimento, Lee intende tuffarsi nella concretezza della realtà e lo fa con questo Tempesta Di Ghiaccio. Cast in stato di grazia, che raccoglie una Sigourney Weaver gelida e bellissima, una Christina Ricci pallina di tenerezza, i giovani Tobey "Spiderman" Maguire e Elijah "Frodo" Wood, il solito furbetto Kevin Kline (qui insolitamente sobrio e misurato) ed una al solito qualunque Katie "in Cruise" Holmes. La trama: 1973, New Canaan (Connecticut), due famiglie come tante, gli Hood e i Carver, vicine di casa, amiche da lungo tempo, si trascinano immerse in una dimensione fatta di noia e monotonia. Due coppie che hanno perso la capacità e la voglia di comunicare, ridotte ad una vita di silenzi e menzogne. I loro figli, adolescenti alla scoperta dei segreti e dei pruriti dei propri corpi tipici dell'età, sono proiettati in una spirale autodistruttiva senza uscita. Quella fra Ben Hood (Kevin Kline) e Janey Carver (Sigourney Weaver) è una relazione extraconiugale vuota e fredda, priva di qualsiasi tenerezza e della benché minima possibilità di dialogo. Uno squallido rapporto occasionale dopo un "chiavi party", trasgressione alla moda per coppie disinibite, amplia ancor di più la sensazione di sconforto di Elena Hood (Joan Allen), cleptomane frustrata e di Jim Carver (Jamey Sheridan) eiaculatore precoce. L'inevitabile tragedia, avvertita come qualcosa di eternamente incombente sulla vita dei personaggi, arriverà durante una tempesta di ghiaccio, tanto simbolica quanto reale.
Come da titolo (per una volta fedele anche all'originale, The Ice Storm), Ang Lee ci offre un quadro asettico e glaciale ma al contempo lucido e intimista (stavolta nel senso migliore del termine) di un America totalmente disorientata e disillusa, appena fuori dal formalismo degli anni '60 e piombata nell'individualismo anarchico e caotico degli anni '70 libertari e inconcludenti, fatti di sesso, droga, rock 'n' roll e soprattutto scandali politici (Nixon, Watergate). Improvvisamente le generazioni di 30/40 enni dell'epoca si ritrovano con tutto questa tempo da devolvere a libertà e piaceri individuali, senza sapere bene cosa fare e come farlo. Ed altrettanta confusione si riverbera inevitabilmente sui loro figli, tanto da equiparare squallidamente i primi ai secondi per comportamenti ed attitudini infantili. Mentre attorno si sgretola un mondo di certezze e buoni sentimenti, affiorano istinti e desideri reconditi. Colpisce il fatto che, pur essendo estremamente umani, i personaggi presentati da Lee siano tutti negativi, ognuno ha la sua zona d'ombra, fotografata proprio nel momento in cui si sta manifestando. Stupende le atmosfere, il clima che Lee riesce a rappresentare, oltre ad una eccellente recitazione e a musiche praticamente perfette nel sottolineare e condurre la storia. Al termine della visione, un senso di vuoto terribile cinge d'assedio i sentimenti dello spettatore, che sente di non poter salvare nessuno dei protagonisti, ma che sotto sotto sa di comprenderli terribilmente nelle loro fragilità ed inquietudini.
Ogni interprete ha un suo quadretto orribile, da Kevin Kline adultero e ometto di nessun valore, a sua moglie Joan Allen, totalmente svuotata ma in cerca di colpevoli da stigmatizzare; dalla maliziosa e ambigua Christina Ricci, dominata da pulsioni di sopraffazione che esprime attraverso la scoperta del sesso, alla sua vittima prediletta, il piccolo fratellino Carver, sempre intento a distruggere, uccidere, impiccare, demolire, insicuro e già pronto per la psicanalisi. La Weaver poi è una vedova nera egoista e priva di sentimenti, che sfrutta e mente a proprio vantaggio, mentre suo marito è una sorta di utile idiota, genialoide nel suo lavoro (è quello che inventa la carta da impacchi a bolle) ma incapace di comprendere le dinamiche interne della sua famiglia, oltre che essere un amante assai deludente. Tobey Maguire non si fa scrupoli a drogare il suo migliore amico (il quale però, come sport, ama andare a letto per primo con tutte le ragazze che piacciono a Maguire) per poter trascorrere del tempo con la fanciulla di cui è innamorato, che è Libbets (Katie Holmes), ricca e debosciata. Infine Elijah Wood è uno stralunato adolescente, sempre assorto nei suoi pensieri e nelle sue elucubrazioni, preda di sentimenti instabili e pulsioni sessuali, in conflitto col fratello per accaparrarsi le grazie di Christina Ricci. Come detto, una tragedia casuale ed inaspettata riporterà tutti ad un minimo di concretezza, lasciando intravedere un risveglio delle menti e delle coscienze assai brutale ed amaro. Interessante anche il punto di vista per cui la famiglia è il luogo dal quale parti dopo essere nato e nel quale torni quando devi morire, ma è anche una "zona negativa" (come quella nella quale i Fantastici 4 - una famiglia di supereroi - perdono i propri poteri) che ti risucchia fino ad annichilirti. Il film è tratto dall'omonimo romanzo di Rick Moody.