Spaghetti A Mezzanotte intanto è un film di Martino, che per me è il massimo del cinema italiano, poi c'è Lino Banfi, quindi si ride per forza, come dire che la mamma è sempre la mamma, una certezza incrollabile, genetica proprio. Poi c'è Barbara Bouchet...e qui la mia stima per Banfi è cresciuta a dismisura. Dice: "come, c'è la Bouchet e a te aumenta la stima per Banfi?". Si, perché mi chiedo e mi domando come facesse quell'uomo a girare quei film lì con la Bouchet (ma anche con la Fenech, per carità) in baby doll o in guepierre o in qualsiasi cosa, e riuscire a rimanere lucido, ricordarsi le battute e non avere comprensibilissime pulsioni di non facile gestibilità, roba da camicia di forza o da bromuro nel caffè. Il film si apre quasi subito con la Bouchet in lingerie...quasi impossibile sostenerne la visione! Chiunque al suo cospetto sarebbe crollato esanime per lo sforzo di non commettere illeciti penali. Banfi, stoico, porta avanti le battute. Un eroe, capace di immolarsi per la professione. Qui Barbarella è la perfezione assoluta di donna, un'altra Marilyn. Praticamente: "e Dio creò la donna" (quella però è la Bardot). Non sono mai riuscito a derimere la vexata quaestio "Fenech o Bouchet", semplicemente perché non è nelle possibilità umane, assurdo incaponirsi, è di competenza esclusivamente metafisica. Parafrasando i fratelli Farrelly: sublime e più sublime. Secondo Giusti questo è l'ultimo film della Bouchet, inteso come filone sexy comico di derivazione settantiana, poi arriverà la tv e qualche ruolo periferico negli anni '90 e 2000.
Spaghetti A Mezzanotte è una tarda commedia sexy, quando il filone - dicono gli esperti - si era un po' normalizzato con l'ingresso negli anni '80, che rivestiva un po' di cosce e di seni, e levigava le pecorecciate più estreme, rendendo i copioni naif più maturi e ragionati (si fa per dire), adatti comunque a contesti anche meno ruspanti e di provincia insomma. Può essere, ma Spaghetti A Mezzanotte fa ridere e parecchio, è riuscito sotto ogni aspetto, non c'è una battuta che non meriti una citazione tra cinefili e non c'è un ricordo che al solo pensiero non faccia profferire in una sonora risata. Banfi è Banfi, colonna portante di tutta l'architettura, il film è lui; al suo fianco un Teocoli piuttosto forzato per questo tipo di pellicole (ma per un periodo è andato di moda), un Pippo Santonastaso assai buffo, Daniele Vargas e Ugo Bologna (qui curiosamente doppiato in siciliano, lui che è un cumenda doc) a fare i soliti ottimi caratteristi, ed un Jacques Stany che fa il morto per tutto il tempo, un cadavere con delle espressioni tutte da ridere. E c'è pure Alida Chelli, amante di Banfi (uno che già ha in casa la Bouchet!). Eccellente, che altro vi devo dire. Un passaggio obbligato per chi mastica la parole "cinema", "commedia", "sexy". Pure la locandina spacca!