Sensi

Sensi
Sensi

La bellezza di Monica Guerritore negli anni '80 era qualcosa di enorme, fuori dal comune, suo marito Gabriele Lavia lo sapeva benissimo e se ne avvaleva ogni volta che poteva, anche e soprattutto in pellicole dal forte sapore erotico. L'unione sentimentale oltre che artistica tra i due permetteva al film di avere un sapore di verità e coraggio, entrambi potevano darsi liberamente e unire le proprie forze per regalare alla storia una autenticità totale. Dopo Il Principe Di Homburg (1983) e Scandalosa Gilda (1985), Lavia e Guerritore girano insieme Sensi, un incursione in tutto e per tutto nel genere da parte di Lavia, che si affida ad un plot thriller dal sapore noir, fortemente drammatico e con evidenti accenti erotici. Lui è Manuel, un killer braccato perché in possesso di documenti che qualcuno vuole, molto probabilmente chi gli aveva commissionato omicidi fino a quel momento, ma ora Manuel è in fuga (da Londra a Roma) e vuole salvarsi la pelle. Lei è Vittoria, una moglie annoiata di un ricco faccendiere (Lewis Eduard Ciannelli), la quale intende avventurarsi in una doppia vita, facendo la escort a pagamento. La coppia si incontra nella casa della maitresse Micol (Mimsy Farmer), vecchia conoscenza di Manuel, di cui è innamorata da sempre. La passione si accende non appena i due si conoscono, è la stessa Micol a "regalare" l'incontro a Manuel, anche se entrambi instaurano reciprocamente il gioco del gatto col toppo, fatto di prendersi e lasciarsi, molto cerebrale e misterioso. - SPOILER: Vittoria è in realtà una sorta di spia killer ingaggiata per circuire Manuel, sottrargli i documenti e ucciderlo. Suo marito altri non è che uno dei mandanti che vuole vedere Manuel morto. La caccia andrà avanti letteralmente fino all'ultimo fotogramma.

Sensi appartiene di diritto al filone degli erotici italiani degli anni '80, non quelli cialtroni e volgarotti, ma quelli patinati, sofisticati e pretenziosi, con una differenza sostanziale però, Lavia se lo poteva permettere. Per quanto la sceneggiatura di Sensi giochi costantemente sul filo del rasoio, con dialoghi sempre ad un passo dal ridicolo involontario, altisonanti, icastici, scolpiti nel marmo (Lavia dispensa continuamente frasi apodittiche e solenni, seguito un minuto dopo dalla Guerritore), l'operazione regge egregiamente, il film ha fascino, i personaggi rimangono credibili, c'è un'intensità pazzesca, anche laddove si potrebbe scoppiare a ridere. Penso alla scena di Lavia che va a casa della Guerritore, lei lo rifiuta temendo che torni il marito, ma poi lo richiama sulla porta e si fa trovare in una posa erotica talmente plastica ed artefatta da sembrare un poster vivente. Oppure al fatto che un killer in fuga che dovrebbe a tutti i costi tenere un basso profilo e dare il meno nell'occhio possibile per evitare di essere individuato da chi vuole fargli la pelle, giri tranquillamente in una vistosissima Ferrari per Roma, per altro spesso al traino della Jaguar della Guerritore. Molto understatement. Eppure Sensi vive anche di queste esagerazioni e soprattutto la Guerritore è di una sensualità indescrivibile, non tanto quando è nuda o amoreggia, ma nei suoi primi piani, nei suoi sguardi, nelle sue lacrime di rabbia e dolore, nel suo make-up vivido, nei suoi capelli sempre ordinati e raccolti. Sensi è un film che si beve dall'inizio alla fine come una bevanda corroborante, energizzante, frizzante e piacevole. Bella la colonna sonora (di Fabio Frizzi), molto grave e cupa, bella la fotografia (di Mario Vulpiani) decisamente magnetica. Il finale poi aggiunge un tocco di imprevedibilità che non guasta. Piccolissima parte per Gioia Maria Scola, una delle prostitute della casa, fa in tempo ad apparire a seno scoperto per poi sparire del tutto.

Trailer ufficiale

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