Amasi Damiani è un classe 1927 e le sue innumerevoli prove artistiche sono sparse in numerosi ambiti, tra regia e sceneggiatura, teatro e grande schermo, oltre a collaborazioni con nomi di prestigio, basti pensare che esordisce come aiuto regista di Roberto Rossellini. Dal 1962 in poi assomma pellicole anche di ambito "cult" per il nostro cinema di genere come il western con Mino Reitano Tara Pokì, L'Amantide con Pia Giancaro, Contronatura con la Lotar/Frajese, Fate La Nanna Coscine Di Pollo (sempre con la Lotar), L'Anno Dei Gatti, discoteca movie con Michele Soavi in veste di attore e - last but not least - Cicciolina Amore Mio, l'improbabile autobiografia della Staller già a 28 anni. Manhattan Gigolò spacca la decade degli '80 a metà ed a suo modo ne è un chiaro prodotto. Tra yuppismo, soap opera e derivazioni da American Gigolò, Damiani mette in piedi una pellicola che sta poco in piedi per la verità. La storia è quella di due italiani emigrati a New York, attori perditempo che cercano di sbarcare il lunario. Si agganciano ad una modella che fa marchette e scoprono che con quel "mestiere" si guadagna discretamente. I tre fanno comunella alternando set a camere da letto, possibilmente a pagamento mentre amoreggiano tra loro e qualcuno ne gode voyeuristicamente. Finché l'equilibrio sentimentale del trio non si spezzerà a causa di un innamoramento imprevisto.
Gianni Dei e Aris Iliopulos sono i due stalloni latini. Iliopulos, pure autore del soggetto, avrebbe anche il phisique du role ma tecnicamente più che latino è ellenico. Dei, che sarebbe quello efebico e delicato, dei due è quello che svolta nella carriera hollywoodiana, solo che non riuscirà a gestire il successo. Emotivamente più fragile, pieno di tormenti e sensi di colpa, non saprà viversi l'edonismo al massimo livello di superficialità come fa il suo partner e finirà col complicarsi notevolmente la vita. Non si tratta di adoni per la verità, ma così ci fa credere Damiani. Lo stesso dicasi per la Thompson, dotata di un bel fisico ma di un viso non altrettanto grazioso, nonostante la pubblicità dell'epoca cercasse di venderla come una Kim Basinger dei poveri (contemporaneamente nelle sale esploderà proprio 9 Settimane E Mezzo). La Thompson comunque si concede generosamente, su questo nulla da obbiettare. Certo quando ha scene drammatiche, si veda tutta la cornice narrativa sull'autombulanza (che poi è un furgone riadattato) continuamente intervallata dai flashback, dà prova di non avere una grandissimo mestiere nelle vene, ma sono certo che Damiani non l'avesse scelta esattamente per quel tipo di doti. Manhattan Gigolò non va da nessuna parte, o meglio, il film sta già tutto nel titolo, una storiella lineare e semplice, con tutti gli annessi e connessi di una sceneggiatura fatta di maschiacci italiani nella terra delle opportunità (prevalentemente libertine) come gli Stati Uniti. Finale mesto, che vira sul drammatico spinto e che lascia un po' di amaro in bocca. Alcune scene sono davvero deprimenti, come quella del sesso in discoteca, l'attrice - di cui ignoro il nome - che si presta alla copula pare sul patibolo anziché "a cavallo". Minimamente interessanti gli esterni newyorkesi dell'epoca, anche se quando ci si sposta negli appartamenti si percepisce subito che gli interni sono decisamente poco americani come ubicazione, bensì assai più nostrani. Titolo comunque di non facilissima reperibilità.