La Donna Della Calda Terra

La Donna Della Calda Terra
La Donna Della Calda Terra

Talvolta La Donna Della Calda Terra viene ricordato come un Emmanuelle (con due emme) apocrifo, ovviamente per la presenza di Laura Gemser (ma anche di Gabriele Tinti) e perché esce appena un anno dopo l'ultimo vero film di Emanuelle (con una emme), quello dei cannibali; senza contare che nel '78 D'Amato dirige pure Emanuelle E Le Porno Notti Nel Mondo N.2 (operazione altrettanto furba e strategica poiché si tratta di un mondo movie con materiale di scarto che cerca di sfruttare sempre il successo emmanuellesco). Logico insomma che il volto e soprattutto il corpo della Gemser facessero scattare il riflesso condizionato del rimando alla serie - quella si, apocrifa - ispirata al personaggio creato dalla Arsan. Fatta questa premessa, va detto che La Donna Della Calda Terra di fatto sarebbe potuto tranquillamente essere un nuovo capitolo della serie, tranne per l'inconveniente che è piuttosto scadente e ne avrebbe peggiorato la qualità media. In forma di flashback i due protagonisti, uno stanco e appesantito Stuart Whitman ed una freschissima Gemser, si raccontano la propria vita passata, mentre per motivi diversi viaggiano su di un rimorchio simil roulotte. Whitman è un imprenditore americano (estrattore di una qualche materia prima energetica) tutto indaffarato nel fare soldi e scalare posizioni in azienda, che perde la moglie (Pilar Velázquez) in un incidente. Il rapporto tra i due si stava progressivamente deteriorando (soprattutto per l'egoismo di Whitman) e la morte segna l'uomo brutalmente. La Gemser invece sta scappando da una infinita trafila di uomini sbagliati che l'hanno posseduta e maltrattata, secondo il più classico stereotipo "oggetto del desiderio di uomini meschini e superficiali". I due si ritrovano casualmente a condividere un tratto di viaggio a pochi cm l'uno dell'altra, il clima da psicanalisi reciproca li avvicina e in qualche modo stempera l'amarezza e le delusioni patite da entrambi, con l'ovvia prevedibilissima conclusione...

Il film ha di interessante questa impostazione a flashback che spesso si mischiano e si sovrappongono senza soluzione di continuità. E' ambientato in una location non meglio precisata, che potrebbe indifferentemente essere l'America latina, l'Africa o l'Asia mediorientale, non fa granché differenza. Pelli olivastre, idiomi latini, povertà e miseria ovunque. I pochi punti di riferimento sono i frutti di ananas e il caldo umido. Il setting ha poca importanza (tant'è che non è neppure esplicito), quel che conta è l'atmosfera, l'ambientazione da mondo ultimo e proletario, dove dei veri e propri nessuno si struggono per lasciarsi alle spalle infelicità, abusi e sopraffazioni. Il ritmo è molto lento, anche se talvolta viene spezzato da improvvise impennate comiche (che di comico non hanno invero nulla), come ad esempio quando i due compari che guidano l'auto con il rimorchio al traino (due poveracci) discutono per tutto il tempo sulle donne che indossano le mutandine, o come quando si fermano ad un emporio per acquistare dell'olio motore di cui non hanno alcun bisogno ma grazie al quale possono vedere la commessa che sale le scale... col relativo corollario di gioie per gli occhi che si infilano nelle zone buie. In verità non c'è molto altro da aggiungere su questa pellicola, alquanto trascurabile e inconsistente tanto da un punto di viste registico che fotografico e recitativo. D'accordo la Gemser (sempre pelle e ossa), d'accordo anche Paola Senatore (un'amica un po' radical chic della coppia Whitman/Velázquez) che ha qualche momento di nudo integrale, ma immediatamente dopo i titoli di coda non rimane nulla in testa. Semmai ciò che si ricorda - purtroppo - non senza qualche fastidio sono le scene di caccia a piccoli alligatori (presi a fucilate) alternate peraltro in modo assai discutibile ad una scena d'amore (altrettanto particolare poiché è quella tra la Gemser ed un amputato alla gamba, ovvero Enrique Alzugaray, tradendo in questo qualche input derivante dal circuito dei mondo movie sensazionalistici estremamente in voga all'epoca).

Galleria Fotografica