La Decima Vittima

La Decima Vittima
La Decima Vittima

Dopo due cortometraggi, svariate sceneggiature e qualche amicizia stretta con nomi importanti del mondo del cinema ai quali rimarrà sempre legato, Elio Petri esordisce nel 1961 con L'Assassino, ci sono già Salvo Randone e Marcello Mastroianni, due dei suoi amici appunto. All'altezza del quinto film diretto, Elio Petri sfodera il fanta grottesco La Decima Vittima tratto dal racconto breve di fantascienza di Robert Sheckley La Settima Vittima. La sceneggiatura di Tonino Guerra, Flaiano, Salvioni e lo stesso Petri ne aggiunge tre in più ed eccoci al cospetto di questa bizzarra storia che con la cornice della fantascienza ci cala in un presente vivido ed affilato come la lama di un rasoio. Non c'è letteralmente nulla nel film di "fantascientifico" se non il contesto tutto astratto nel quale si svolge la vicenda. In un futuro apocalittico e distopico gli istinti umani di violenza e sopraffazione sono stati incanalati per legge di stato in una contesa tra uomini chiamata caccia. Ognuno è alternativamente vittima e cacciatore, si uccide e si muore, ma se se ne collezionano 10 e si rimane in vita, si assume il titolo di dechaton, si vince un milione e si godrà di tutta una serie di privilegi vita natural durante, oltre a divenire una vera e propria star per i Media. Noi seguiamo da vicino le gesta di Marcello Poletti (Mastroianni) e Caroline Meredith (Ursula Andress), scelti per la loro ultima caccia, vittima lui, cacciatrice lei. Il gran cervellone elettronico di Ginevra stabilisce ed assegna i ruoli. La caccia ha inizio e i due si annusano, si inseguono si incontrano cercando di sopraffarsi, tenendo conto che chi caccia conosce l'identità della vittima ma non viceversa. Poletti però è uno sveglio è mangia la foglia, cercando così di averla vinta diventando lui l'uccisore della propria persecutrice.

Petri descrisse il film come "una satira del mondo attuale" - attuale nel 1965 come oggi - "una trasposizione allegorica di aspirazioni ed inquietudini dell'oggi, dove vengono fustigati certi costumi, la ferocia dei rapporti individuali e collettivi, l'arrivismo sociale dei tempi moderni". Lì eravamo e lì siamo rimasti, ancora più incattiviti ed inaciditi. Siamo dalle parti di Rollerball o de L'Implacabile, entrambi successivi, società distopiche dove chi comanda ha compreso che l'animo istintivo ed animalesco dell'uomo deve essere ingabbiato dentro uno sfogo legalizzato per depotenziarlo ed edulcorarlo, creando così una società dove il crimine si riduca a zero, anche se i famosi rapporti individuali e collettivi saranno fatalmente condizionati da questa violenza tollerata e persino fomentata. Naturalmente il capostipite di tutto è Orwell. L'aspetto grottesco del film risiede nel tono smaccatamente da commedia all'italiana e nel fatto che di fantascientifico c'è l'assunto di fondo ma nient'altro. Petri sublima attraverso il ricorso a scenografie, suppellettili e costumi di design molto estrosi, carnascialeschi, degni di strisce di fumetti, con geometrie avventurose e cromatismi forti. Persino Mastroianni è costretto ad un biondo platino improbabile, mentre Elsa Martinelli (la sua amante, eterna promessa sposa che lui non vuole sposare) veste con delle tutine aderenti e lunari. Che tutto sia alquanto sopra le righe lo si intuisce anche dalle sparatorie tra vittime e prede, mille colpi esplosi da rivoltelle che sembrano caricate a salve poiché puntano ma non colpiscono, anche in mezzo alla gente, in città, come fossero ragazzini qualunque che si inseguono per strada.

L'allure del film è molto pop, vuoi per le musiche (la canzone dei titoli di coda è cantata da Mina), vuoi per trovate appariscenti come ad esempio il reggiseno tutto paillettes e lustrini della Andress che spara dai capezzoli, un marchingegno degno di una Bond girl (che per altro la Andress è stata). Tutti indossano sempre degli occhiali da sole, status symbol molto alla moda, l'apparire è fondamentale, così come il lusso e la reputazione. Gli americani però sono dipinti sempre come dei gran cialtroni poiché una loro troupe televisiva sorvolando in elicottero Roma decide di non ambientare il set dell'uccisione di Poletti al Colosseo perché in fondo "è tutto bucato". Mastroianni ha un animaletto domestico meccanico, orrendo, ma che ne sostituisce uno vero ed in carne ed ossa. Un'altra allegoria di relazioni e sentimenti andati a ramengo poiché Mastroianni, cinico, anaffettivo ed individualista, non vuole moglie e non vuole neanche un cane o un gatto reali, bensì un pezzo di metallo che dia meno noia ed impegno possibile. Sponsor e tv decidono tutto ed è chiaro che anche le cacce soggiacciano alle regole di ascolto e di premialità del pubblico. Ogni rapporto è regolato da contratti e accordi commerciali. Un cadavere caldo caldo associato ad un marchio pubblicitario e ad uno slogan è la massima aspirazione per un uomo d'affari. Il finale non piacque a Petri e fu costretto a girarlo sotto imposizione della produzione. In effetti è brutto e svilente per il resto del film, che comunque a metà strada si perde e si sfilaccia un po' di suo, il ritmo nell'arco dei 90 minuti non è sempre costante.

Trailer ufficiale

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