Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto

Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto
Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto

Premio Grand Prix della Giuria a Cannes 1970, Oscar come miglior film straniero nel '71, considerato uno dei 100 film italiani più importanti di sempre, il chilometrico Indagine Su Un Cittadino Al Di Sopra Di Ogni Sospetto detiene vari primati oltre a quello più "banale", di essere un film amatissimo da chiunque si ritenga un cinefilo e/o un cultore del nostro cinema del secolo scorso. Dirige Elio Petri, regista eccelso e sfidante, interpreta in primis Gian Maria Volonté, forse il miglior attore italiano di sempre (al netto dei gusti personali), la colonna sonora è celeberrima ed anch'essa concorre a tema musicale più conosciuto di tutto il cinema italiano. Infine la sceneggiatura, affatto conciliante, facile, indolore. Indagine è un attacco a testa bassa; Petri disse che voleva realizzare un film "contro la Polizia", naturalmente a modo suo, e Indagine lo è. La Polizia di quel periodo, in quel clima storico, culturale, politico, civile e sociale. Ma si va oltre, c'è la descrizione impietosa di un "totalitarismo democratico", di una dittatura autoritaria ma sempre nominalmente "democratica", come ci spiega il Dottore (il personaggio di Volonté non ha volutamente nome) quando ad esempio interroga  - si fa per dire, sarebbe più opportuno parlare di sevizia - il testimone (Giuseppe Licastro) che farà poi il nome di Antonio Pace (Sergio Tramonti), vero obiettivo del Dottore. Mentre il ragazzo è in ginocchio chissà da quanto, con il peso del corpo che "deve gravare interamente sulle rotule", senza l'ausilio delle braccia, senza inarcare il corpo, oppure in alternativa dovrà bere una intera caraffa di acqua salata, il Dottore si produce in una ricca e barocca filippica sulla democrazia (che è l'anticamera del socialismo) ed il rispetto che la Polizia deve al cittadino. Per non parlare del discorso di insediamento del Dottore all'Ufficio Politico, dove è stato promosso a seguito della sua direzione della Squadra Omicidi ("con un certo successo"); il Dottore illustra come la libertà costituisca una minaccia che impedisce tanto alla Polizia quanto all'Autorità dello Stato (articolata nelle sue varie ramificazioni) di espletare liberamente le proprie sacrosante funzioni, che altro non sono che il potere, il controllo e la repressione, concludendo per paradosso che l'esercizio stesso della repressione è espressione di civiltà.

Indagine, attraverso il suo personaggio chiave e cardine del Dottore, è pura sovversione, una carica di tritolo piazzata alle radici del Potere italiano del 1970, non ci vuole molto ad immaginare come il film possa essere stato accolto e rielaborato nell'ottica degli affari politici interni di quel volgere di decade. Inizialmente da sinistra venne cavalcato e rivolto contro la conservazione, ci si spinse addirittura a sovrapporre il Dottore alla figura del commissario Luigi Calabresi (accusato della morte dell'anarchico Pinelli). Progressivamente poi, con l'accrescere dell'oceanico successo di botteghino (con code interminabili fuori dai cinema), parte della Sinistra prese in antipatia tanto la pellicola quanto Petri, accusandolo di spettacolarizzare "i processi sociali e politici" per vendere biglietti. Era difficile anche etichettare quei 112 minuti, la storia poteva superficialmente essere assegnata al genere poliziesco (per altro senza alcun criminale se non la Polizia stessa che giocava di qua e di là dalla barricata), era evidente il taglio drammatico dei fatti e tuttavia, beffardo e sornione, faceva capolino un tono sarcastico, grottesco, assurdo nel metterli in scena. La cadenza dialettale dei personaggi è esasperante (mostruoso Volonté in questo), e il contributo dato da Ennio Morricone nel sottolineare ogni passaggio del film è talmente importante da renderlo irrinunciabile, praticamente a tutti gli effetti un ulteriore personaggio. Bertolt Brecht, Wilhelm Reich, Karl Marx, Franz Kafka, sono alcuni dei riferimenti culturali evocati ogni qual volta si prende in esame un film come Indagine.

- SPOILER: In aggiunta a tutto ciò, è strabiliante come la vicenda narrata arrivi a conclusione, tirando le somme di quanto costruito lungo le quasi due ore, ovvero quando Volonté attende finalmente che ad azione (la sua) corrisponda reazione (del Potere). Intanto, perché il Dottore compie l'omicidio? Per dimostrare che il suo ruolo sarà più forte della verità? Che il Potere non fiaccherà se stesso? Per vendicarsi delle umiliazioni morali e psicologiche che ritiene di aver subito da Augusta Terzi (Florinda Bolkan), donna troppo libera, moderna, emancipata ed intelligente per il Dottore? Per gelosia, avendo saputo che Pace ne è l'amante? Probabilmente le motivazioni (i "moventi") sono tutte valide, si compenetrano e si alimentano l'un l'altra, ed infatti il Dottore le cita tutte davanti al proprio tribunale. E poi cosa accade? Di preciso non lo sappiamo, poiché ciò a cui assistiamo è un sogno, una proiezione onirica e fantasiosa del Dottore, la verità si materializzerà un attimo dopo, ma Petri chiude con i titoli di coda prima che noi lo possiamo effettivamente scoprire. Un film immenso, che strabilia tanto per la forma quanto per il contenuto, e che rivela nuovi dettagli ad ogni revisione, come solo i grandi capolavori sanno fare. Primo capitolo di una ideale trilogia di Petri proseguita poi con proseguita con La Classe Operaia Va In Paradiso (1971) e La Proprietà Non È Più Un Furto (1973), le cui sceneggiature coinvolgono sempre Ugo Pirro ed i cui radar mettono a fuoco con estrema lucidità chirurgica i principali temi politici e sociali italiani coevi.

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