
Secondo film come regista di Massimo Natale, con protagonista Claudia Gerini, sempre molto attiva al cinema e per altro capace di svariare tra generi diversi, decisamente un'attrice versatile. Dalle commedie pestilenziali a quelle d'autore, dai thriller ai drammoni, dalle satire grottesche agli horror, dai film di impegno civile ai musical, la Gerini si presta veramente a tutto. E mi ha sempre fatto una certa simpatia anche la sua smaliziata inclinazione al nudo e all'erotismo. Non è un'attrice che esaurisce il suo mestiere nel sex appeal, ma allo stesso tempo non disdegna pellicole che ne esaltino la femminilità, che tocchino (anche) il tasto della sensualità. La Gerini non rinnega, non ripulisce il curriculum non appena un grande regista la cerca, e non smette di mettersi a nudo (stavolta letteralmente) nonostante abbia tagliato il traguardo degli -anta. In qualche misura insomma una donna ed un'attrice sicura di sé, disinvolta, consapevole, il che non significa che ogni suo film, ogni suo ruolo, ogni sua dichiarazione siano oro colato, tutt'altro; ma a Cesare quel che è di Cesare, non ne abbiamo molte di interpreti così "libere" in Italia. Il Traduttore è una coproduzione italo-polacca con una trama a suo modo accattivante; Anna (Claudia Gerini) ha bisogno di un traduttore che si occupi del diario del marito (madrelingua tedesco) scritto poco prima di morire in un incidente e ritrovato per caso da Anna in libreria. Andrei (Kamil Kula) è un borsista universitario moldavo che conosce perfettamente il tedesco e che viene indirizzato da Anna grazie ad un'amicizia comune, una professoressa universitaria (Silvia Delfino). Nonostante la differenza d'età, tra Anna e Andrei nasce un rapporto di attrazione, vuoi per le fragilità di entrambi, vuoi per il contenuto del diario, una sorta di grande dichiarazione d'amore ad una donna che tuttavia non è Anna e che Andrei invece, alterando la traduzione, fa credere ad Anna di essere lei. - SPOILER: quando Anna lo scopre questo trauma si rivela inizialmente un momento di rottura tra i due, ma poi funge da propellente per la loro passione, poiché Anna comprende l'interesse di Andrei nei suoi confronti. Andrei però ha qualche scheletro nell'armadio ed Anna è meno indifesa di quel che sembra....
C'erano film erotici italiani tra la fine dei '70 e la decade degli '80 che non erano molto dissimili da Il Traduttore come impostazione. Certo, magari con una sceneggiatura più raffazzonata, un budget realizzativo decisamente più modesto e spesso con un cast fatto di attori non esattamente di prim'ordine. Ovvio che in un film di genere (di questo genere) la protagonista femminile giochi un ruolo fondamentale, e purtroppo capitava spesso che alle grazie dell'attrice non necessariamente corrispondesse un mestiere altrettanto granitico. Il Traduttore sembra una continuazione più matura e consapevole di quel cinema e di quelle atmosfere; una situazione naturalmente generatrice di erotismo ma una produzione ed un cast (perlomeno nei suoi elementi chiave) meno arrangiati. La pellicola di Natale comunque ha le sue pecche, perlomeno a mio gusto. A tratti è esageratamente pretenziosa, ha delle ellissi narrative brusche (l'attrazione tra la Gerini e Kula ad un certo punto ha un'accelerata quasi incomprensibile, così come si trascura troppo il rapporto tra Kula e la sua fidanzata moldava - Marianna Januszewicz - che lo attende in patria, perennemente seduta davanti ad un portatile, con una vita praticamente disegnata in modo bidimensionale e che sta allo spettatore immaginarsi); inoltre usa come momenti di svolta degli accadimenti un po' improbabili, platealmente funzionali alle necessità di sceneggiatura. Mi riferisco alla Gerini che nottetempo si mette a cercare sul dizionario di tedesco il significato di "occhi neri", ovvero esattamente il dettaglio cambiato da Andrei per ingannarla, senza alcuna giustificazione plausibile per tale ricerca così puntuale, mirata ed impellente. Per altro si vede la Gerini che gira due paginette di diario quando invece quella descrizione arriva dopo ore ed ore di traduzione (quindi presumibilmente molto più in là nel diario). Quando la Gerini fruga tra le cose di Kula immediatamente trova la fotografia della sua fidanzata e davanti ai suoi occhi si materializza la sciarpa rossa che lei le ha inviato dalla Moldavia. E' tutto sempre a portata di mano, prêt-à-porter, a favore di Gerini e di telecamera, perché la storia possa proseguire nella direzione prevista dalla sceneggiatura.
Queste forzature saltano all'occhio dello spettatore che le percepisce come poco verosimili e troppo "precise". Anche quanto accade in questura tra Andrei e l'ispettrice Rizzo (Anna Safronick) appare un po' tirato a causa della scarsa contestualizzazione. Detto ciò, unitamente ad un finale un po' repentino (ancorché ad effetto perché poco conciliante), Il Traduttore ha i suoi punti di forza in una discreta eleganza della messa in scena, in una bella colonna sonora e nei momenti di erotismo ben fatti, mai volgari e con il giusto tono "di morbosità" (eccezion fatta per le parentesi al sexy bar con le ballerine di lap dance e la comparsata cameo di Eva Grimaldi in versione maitresse), nei quali la Gerini si offre con molta generosità, senza temere profili sbagliati o angoli di ripresa che non la premino sufficientemente (rischio dal quale per altro è esente). Ripenso ai titoli erotici del nostro cinema del passato e alle tante stroncature ricevute; in qualche maniera Il Traduttore ne è una rivincita morale ed ideale, anche se ho il sospetto che a Massimo Natale questa comparazione non piacerebbe per niente (....e però Eva Grimaldi, che di quella stagione cinematografica ha fatto parte, non può essere un caso).