Brutto ma brutto forte. Insulso film dell'89 di Giovanni Amidei, produttore che si mette dietro la macchina da presa col solo intento di dare agli spettatori quanti più minuti possibili con Valentine Demy nuda. La Demy qui è praticamente in ogni fotogramma, dall'inizio alla fine. Un tizio, emanazione di una multinazionale non meglio precisata ma con qualche connotazione criminosa, le affida il compito di trafugare del materiale informatico. La Demy riversa tutto su floppy (un terribile floppone quadratone del Mesozoico) e pensa di aver svolto la missione, senonché assiste casualmente ad un omicidio ed è costretta a fuggire, mentre sulle sue tracce si mettono gli assassini. Da quel momento il film diventa una sorta di road movie che fa il verso a Duel, con la Demy in giro per le autostrade italiane sulla sua Fiat Ritmo decappottabile marrone, inseguita da un fuoristrada minaccioso. Per stemperare un po', ad ogni fermata la Demy trova uomini (ma anche donne) che se la ingropperebbero, fino all'avvincentissimo finale....
- SPOILER: la Demy fa una manovra strana con la Ritmo e il fuoristrada finisce fuoristrada; dopo il devastante impatto con un moscerino, lo sportello si apre e il killer si riversa fuori col rivolo di sangue sulla faccia. Fine. Era tanto semplice.
Hard Car (titolo originale, ribattezzato poi Desiderio Sfrenato Del Piacere, decurtato ulteriormente in versione homevideo in Desiderio Sfrenato) fa finta di essere un thriller, ma è palesemente un erotico, pergiunta di una noia mostruosa. Le lunghissime scene della Demy nell'abitacolo della macchina che guida, guida e guida farebbero addormentare anche un cavallo dopato; i dialoghi sono inutili, ogni frase, ogni discorso è propedeutico alla copula, tutto allude a quello, come le costanti inquadrature sulla coscia della Demy che tenta i passanti ai quali chiede informazioni stradali. Si procede per telefonate, la Demy va in bagno? Un tizio in bagno la vuole possedere. La Demy si ferma dal meccanico? Il meccanico vuole farsi la Demy. La Demy chiede dove si trovi un ristorante ad un passante in bicicletta? Il passante in bicicletta vuole ingallare la Demy. Al ristorante la Demy conosce una donna? La donna vuole la Demy. La donna in questione tra l'altro è una irriconoscibile Carmen Di Pietro ad inizio carriera, con i capelli cortissimi e biondissimi (alla Milly D'Abbraccio). Tra le due c'è il momento saffico del film. Le scene erotiche sono piatte e robotiche, va molto meglio quando Amidei si limita a mostrare il corpo scolpito della Demy, bella donna senza ombra di dubbio. Tra l'altro la Demy - al secolo Marisa Parra - è stata campionessa di culturismo, ha sposato un pluricampione del mondo di culturismo e ahimé, negli ultimi anni, passata direttamente al porno tout court, è gonfiata a dismisura, temo non solo per questioni di bilanciere e tapis roulant.
Non c'è molto altro da aggiungere riguardo a Hard Car; i rimandi a Duel sono puerili e velleitari, non c'è la minima tensione, costruzione della scena, è tutto buttato alla come viene viene, tanto per riempire qualche minuto prima della prossima cavalcata della Demy. Ci sono anche erroracci nel film; ad esempio durante la prima parte della fuga in auto, la Demy indossa delle cuffie agli orecchi, il montaggio alterna disinvoltamente scene in cui queste cuffiette appaiono e scompaiono, fino a che un poliziotto (che pare il presidente del circolino dei pensionati) la ferma e le intima di guidare senza le cuffie perché è pericoloso. Eh, quali cuffie? E il caso anche di soffermarsi sulla scena chiave del film, ovvero quando la Demy viene scoperta dagli assassini e questo la costringe alla fuga. Arriva in un ufficio (un posto anonimo qualsiasi, come fosse andata a rubare preziosissime informazioni alla Motorizzazione Civile), avvia il pc, inserisce il floppy e copia i dati; mentre sta per andar via, un monitor si accende sotto i suoi occhi (da solo?) e la scena che vediamo (dove? quando?) è quella di due brutti ceffi che seviziano una donna e cercano qualcosa (il floppy?). Dopo un po' i due si accorgono che una telecamera di sicurezza potrebbe averli ripresi e guardano nella direzione dell'obiettivo; la Demy sussulta: "mi hanno visto!". Ora, ammesso e non concesso che, fuori orario (l'ufficio è deserto), i due manigoldi diano per scontato che dietro il monitor della telecamera ci debba essere necessariamente qualcuno - tutt'al più sarebbero dovuti andare a cercare il nastro della registrazione - non possono avere la più pallida idea di chi li abbia visti, dunque il terrore della Demy è inspiegabile. Così come è inspiegabile che ovunque lei vada, qualsiasi scorciatoia o deviazione prenda, il fuoristrada sappia sempre ritrovarla, pare un cartone animato di Wile Coyote. Ma sto spaccando il capello in quattro quando non ce n'è nessun bisogno. Hard Car è solamente un film maldestro, che non riesce nemmeno nella sua unica e vera mission, l'erotismo, nonostante la fotografia di Pasquale Fanetti (in altre occasioni riuscita meglio). Ammorbanti pure le ritmatissime musichette che non cessano mai di piroettare in sottofondo in qualsiasi scena. Passare oltre senza rimpianti.