Il Giustiziere Della Notte

Il Giustiziere Della Notte
Il Giustiziere Della Notte

Brian Garfield nel 1972 pubblica un romanzo nero e violento, accolto al grido di "fascista, fascista!". Due anni dopo Michael Winner ne trae un film, Il Giustiziere Della Notte, con Charles Bronson. Nonostante Bronson avesse all'attivo già un miliardo di film, il ruolo di Paul Kersey gli rimarrà appiccicato come resina sulla pelle, e per sempre il signor Buchinsky (vero nome di Bronson), pur avendo lavorato con gente come Henry Hathaway, Vincent Minnelli, Roger Corman, Sergio Leone, Terence Young, sarà noto al grande pubblico innanzitutto come "il giustiziere" (vuoi anche per il fatto che gira pure 4 seguiti, e qualche altra pellicola che anche non appoggiandosi esplicitamente al franchising Death Wish, ne ricalca vistosamente gli stilemi). Callaghan era già arrivato nel '71 col caso Scorpio, ed in Italia il poliziesco si era già trasformato in poliziottesco, vedi La Polizia Ringrazia (1972) Milano Rovente (1973), Milano Trema: La Polizia Vuole Giustizia (1973), La Polizia Incrimina, La Legge Assolve (1973). Certo è che Il Giustiziere Della Notte eserciterà comunque una grossa influenza sul cinema di genere per il resto degli anni '70.

Paul Kersey è un ingegnere edile di stampo liberal e progressista, è sposato con una bella mogliettina che adora, è appena stato in vacanza alle Hawaii e tutto fila liscio. Peccato che tornato a New York subisca il grave lutto della perdita della moglie; un giorno 3 brutti ceffi irrompono in casa Kersey, picchiano e violentano moglie e nuora, per poi fuggire indisturbati. Lady Kersey muore a seguito delle percosse, la fidanzata del figlio invece rimane talmente scioccata da cadere in catatonia ed essere successivamente ricoverata in una casa di cura (senza speranze di guarigione). Mentre il figlio pare arrendersi all'impotenza, Paul Kersey cova una rabbia sempre più ingestibile, finché, complice una certa influenza esercitata da un cliente dell'Arizona, amante di legge ordine e pistole, Kersey rinasce a nuova vita, assegnandosi il compito di ripulire la città dalla feccia, un ruolo che le autorità di Polizia sembrano aver declinato da tempo.

Il Giustiziere Della Notte va visto per comprendere come la nomea che il film si è fatto è assai più grossolana e approssimativa della realtà. Non siamo di fronte ad un vendicatore che in quattro e quattr'otto imbraccia un fucile a canne mozze e va a far sangue in giro per New York con gusto e tracotanza, come fosse un action di quarta categoria o un fumettone di bassa lega. La bellezza della storia diretta da Winner, oltre che nella fascinosa fotografia di una New York notturna e minacciosa, risiede nella progressione psicologica del protagonista. Kersey ci viene presentato come un uomo con simpatie democratiche e sinistroidi (siamo negli States, naturalmente non vota comunista), un ex veterano della guerra di Corea, assistente di un ospedale da campo, finito laggiù per obiezione di coscienza, quindi non un fanatico red neck, amante del piombo e del manganello. Illuminante a tal riguardo un dialogo che Kersey ha col collega Sam, un conservatore che vorrebbe disoccupati e senzatetto nei campi di concentramento; Sam prende in giro Kersey ricordando che il suo cuore "batte a sinistra". E più avanti, morta la moglie, Kersey si ritrova a Tucson presso un cliente cowboy, amante delle armi e della giustizia privata. E' a lui che Kersey rivela di essere figlio di un cacciatore morto per incidente durante una battuta di caccia; il padre conosceva le armi, ne possedeva molte, mentre la madre le detestava; fu proprio l'incidente che istigò la madre a proibire al figlio Paul di fare uso della armi (e probabilmente di crescerlo in un'ottica progressista). Kersey dunque non arriva alla sua palingenesi giustizialista come tappa di un processo banale, già scritto ed obbligato, ma come una vera e propria frattura della sua personalità, l'annichilimento delle sue convinzioni, la mortificazione della sua umanità, aperta verso il mondo e le persone. La Polizia è impotente, regna un generale lassismo misto ad una avvilente rassegnazione, ed intanto la criminalità dilaga, sono gli anni Settanta e la gente mangia pane e piombo. Il primo omicidio di Kersey avviene quasi per caso, viene aggredito per strada e lui spara d'istinto, per difendersi. Ma subito dopo corre a casa, in preda al tremito, ha bisogno di bere alcol, e poi si getta in bagno a vomitare. Kersey è umano e quanto accade lo sconvolge, anche se pare oramai l'unica strada possibile per ristabilire il giusto ordine delle cose (e lenire un po' quel dolore lancinante che gli sbrana l'anima).

In città le azioni del giustiziere provocano fermento e reazioni disparate. La gente però, quella vessata quotidianamente dalla criminalità, simpatizza per lo sterminatore di cattivi, l'esasperazione abbassa la soglia dei diritti disponibili. Si crea un vero e proprio clima "culturale" che fa si che le maggiori testate giornalistiche scrivano servizi dedicati al nuovo fenomeno del "vigilantismo": una "soluzione" o un altro "problema"? Lo vediamo attraverso i vari cartelloni pubblicitari che mostrano le copertine dei magazine come Newsweek e Harper. Non solo, l'agire di Kersey convince molti cittadini a trovare il coraggio di ribellarsi e difendersi quando vengono aggrediti, come l'anziana nonnetta che fa scappare gli scippatori a colpi di spillone da balia. Statistiche del sindaco dimostrano che con il giustiziere in città la microcriminalità è diminuita del 50%, da circa 900 casi a 450. Per questo motivo viene chiesto alla Polizia di non catturare il giustiziere, anche quando oramai l'identità di Kersey è smascherata; tuttavia non è tollerabile neppure che l'uomo vada in giro a mietere nuovo sangue. La soluzione è convincerlo a lasciare la città, libero, ma indesiderato. Kersey quindi si fa trasferire dalla sua agenzia immobiliare a Chicago e, proprio quando scende la treno, assiste a degli sbruffoncelli che molestano una ragazza. Kersey aiuta la donna a raccogliere le borse della spesa, mima con la mano il gesto della rivoltella e punta il suo mirino virtuale sui ragazzi che si allontanano, mentre un sorriso beffardo gli allarga la bocca. Titoli di coda e rampa di lancio per il sequel.

Stupenda la scena del funerale innevato della moglie di Kersey, qualcosa di struggente; crudissima invece la scena della violenza sulle due donne; impossibile rimanere freddi e indifferenti, quei fotogrammi sono altamente disturbanti. Tra gli assalitori c'è pure un giovane Jeff Goldblum al suo debutto (e tra i vari criminali freddati nel film c'è pure l'esordiente Denzel Washington). I tre sono veramente degli ebeti trogloditi, e proprio per la estrema stupidità e la superficialità delle loro azioni, fanno ancora più rabbia. Il film di Winner naturalmente dovette subire tutte le critiche già rivolte al romanzo, fascismo e violenza sdoganata a piede libero; Winner rispose che in merito al fenomeno del vigilantismo, la sua risposta era che si trattava di un altro problema e non di una soluzione, e che Il Giustiziere Della Notte voleva essere prima di tutto una rappresentazione della vita nelle strade americane di quegli anni. Tuttavia, vedendo il film, quella posizione pare più una versione di comodo per calmierare i Media, poiché Kersey e dietro di lui New York sembrano andare in un'altra direzione, o perlomeno, la netta affermazione di Winner pare assai più sfumata. La prima versione della pellicola prevedeva Sidney Lumet dietro la macchina da presa e Jack Lemmon al posto di Bronson, poi il cambio di produzione mutò il cast tecnico e artistico, offrendo a Bronson il ruolo della vita.

Trailer ufficiale

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