Donne “Fuori” Femmine Dentro

Donne “Fuori” Femmine Dentro
Donne “Fuori” Femmine Dentro

Tempo addietro avevo avuto la possibilità di vedere il cortometraggio Narciso D'Autunno di Roger A. Fratter - premiato al Nez International Film Festival di Calcutta insieme alla sua protagonista, Paola Bonacina - sapendo che sarebbe stato parte di un progetto di minutaggio più esteso, dunque inserito in un contesto con evidenti riferimenti alla cornice che lo conteneva. La sua visione estrapolata però dall'Insieme mi aveva intanto consentito di avere un'anticipazione nonché di poter vedere un piccolo film che assumeva un significato a se stante, indipendentemente poi dal tutto che lo avrebbe ricompreso. Di quelle suggestioni e sensazioni ho già scritto nella recensione di Narciso D'Autunno; oggi è il turno di Donne "Fuori" Femmine Dentro, un lungometraggio costruito su tre storie (tre corti) e raccordate da un filo narrativo condotto dallo stesso Roger A. Fratter in veste di attore (si chiama Giorgio ma è come se interpretasse se stesso) e da Anna Palco, conoscenza nota (e apprezzata) degli estimatori fratteriani. La Palco è la soggettista chiamata a scrivere materialmente i tre racconti che poi il regista girerà con dei finanziatori americani. Ecco susseguirsi le storie di Jackie, Jackie e Jackie, tre donne completamente diverse ma non così distanti, come il ricorso allo stesso nome del personaggio lascia presagire. La verità è che si tratta di sfaccettature diverse di uno stesso universo, quello femminile, un po' come nel caso del Campione Eterno di Michael Moorcock, tre partizioni di un'unità che vive in tre dimensioni diverse. Questo viene ribadito anche da altri espedienti durante il film, come ad esempio lo sdoppiamento delle attrici mediante degli specchi, i riflessi di Cindy Litz negli oblò delle lavatrici, il colloquio di lavoro davanti ad una parete specchio di Vivi Gioi, nonché la stessa Paola Bonacina che in Narciso D'Autunno si specchia continuamente da brava narcisista.

Il titolo del film oltre ad essere una probabile citazione di Donne Sopra Femmine Sotto, ferocissima pellicola italo-jugoslava del '71 con la Bouchet e Margaret Lee, allude proprio alla condizione delle donne raccontate da Fratter. Quel "fuori" tra virgolette fa capire che siamo in presenza di personaggi estremi, trasgressivi, non comuni, non banali. Il mondo maschile è piuttosto alla deriva, Fratter non lo mostra mai apertamente, non c'è alcun uomo pienamente rappresentato, al massimo di spalle, qualche dettaglio, la voce fuori campo. L'unico corpo maschile che vediamo è un corpo morto, assassinato da una donna; anzi per la verità ne vediamo anche un secondo, comunque in procinto di morire sempre per la stessa mano. E' chiara insomma la supremazia femminile. L'universo che Fratter indaga è quello muliebre, completamente emancipato e svincolato da quello maschile, amazzoni che si trastullano con dei giocattoli di scarso valore. Tant'è che l'ultimo capitolo del trittico ("Non Ti Salverai!") sublima questa condizione inscenando un amore saffico tra la protagonista (Vivi Gioi) e la sua protetta, la quale deve essere vendicata dopo le vessazioni subite da un uomo spregevole. Nello specifico si tratta di Krizia Bonfanti (già al lavoro con Fratter in Mery Coltrane, era una delle due ragazze del boss sul motoscafo), giovane e promettente attrice capace di esprimere una notevole dose di sofferenza e dolore a causa degli abusi subiti dal suo personaggio, per la verità messo sotto stress anche dalle copiose aspettative nutrite nei suoi confronti dalla Gioi.

Molto interessante il gioco metacinematografico di Fratter che, oltre ad essere dietro e davanti all'obbiettivo, e a recitare sostanzialmente la parte di se stesso, illustra diversi suoi topoi ricorrenti, accompagnando lo spettatore lungo molti "luoghi" e concetti che scandiscono la propria filmografia. In questo senso Donne "Fuori" Femmine Dentro è quasi una summa enciclopedica del cinema di Fratter. Si comincia con una voce off che contestualizza e introduce ciò che vedremo, stratagemma spesso frequente nei suoi film. Anna Palco è la prima attrice che vediamo, un volto familiare e rassicurante per chi conosce il regista. Le donne del resto saranno il focus di ogni fotogramma, Fratter ne è un vero e proprio narratore nonché indagatore; il personaggio di Giorgio nel film detta le regole, vuole dalla Palco tre storie per un pubblico adulto, attento ed evoluto, esige di andare oltre il mainstream e le banalità che lo caratterizzano, esattamente come esige il vero Fratter. Inoltre si raccomanda che le location delle storie siano spazi normali, quotidiani, locali, niente di esotico, questo per dare una patina di verosimiglianza ed appartenenza concreta dei personaggi alla realtà che abitano (come accade sempre nei film di Fratter). Curioso che in "Oblofobia" - il secondo episodio - lo sguardo maschile sia reso in soggettiva, mentre la protagonista (Cindy Litz) sia in terza persona. Dario Argento faceva immedesimare lo spettatore nell'assassino mediante la visione in soggettiva, Fratter invece la relega al maschio, come a ipotizzare una certa affinità tra le due figure; il male, il negativo alberga nell'uomo, la donna è il polo positivo. Tuttavia non necessariamente il "bene", visto che proprio nel caso di Cindy Litz la sua Jackie è tanto vittima quanto aguzzina, in ogni caso una creatura onnipotente, infinitamente superiore al suo alter ego maschile.

Il finale è sempre all'insegna del potere femminile poiché, terminata la messa in scena dei tre racconti, sarà Anna Palco ad incaricarsi di congedare lo spettatore dal film. Durante una riunione con i propri soci, Giorgio espone il progetto del nuovo film basato sui racconti della Palco e nel far ciò mostra loro un video sullo smartphone ricevuto proprio dalla sceneggiatrice. Nel filmato la Palco, ammiccante ed adagiata nuda sul letto, si concede allo sguardo di Giorgio durante un momento di piacere onanistico, come sorta di omaggio personale al proprio pigmalione a seguito della fruttuosa collaborazione professionale. Del resto è stato lo stesso Giorgio ad invitare Anna a tirare fuori la sua perversione, invito che la donna non si fa ripetere due volte. Titoli di coda. Personalmente ho trovato molto interessante e stimolante una riflessione che ci viene offerta in apertura di film, ovvero che le persone hanno molte storie da raccontare ma ciò le rende in qualche misura già "scritte" da loro, perché il racconto risulta inevitabilmente filtrato da un punto di vista prestabilito; diversamente, la curiosità verso edifici ed ambienti che fanno parte di quelle storie lascia molto più campo alla fantasia, alla creatività e ad una certa neutralità, poiché si offrono per quel che sono, pur essendo ugualmente il parto e/o il frutto di una manipolazione umana. Non a caso Fratter pone sempre molta attenzione all'ambiente circostante, ai luoghi, agli interni, agli esterni, al design, alle luci, all'arredo urbano, financo alla variabilità metereologica e all'incidenza che essa esercita sullo spazio fisico che accoglie i personaggi delle sue storie.

Trailer ufficiale

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