Crash

Crash
Crash

Crash non fa eccezione, come ogni film di David Cronenberg è malato, morboso, disturbato, "sconnesso" (termine che a lui piace molto). La fonte è l'omonimo libro di J. G. Ballard, pure lui uno considerato parecchio a posto con le rotelle, si si.... James Spader dichiarò che il film era "sesso e incidenti automobilistici, e come le due cose si legavano tra loro". Punto, semplice, stop. Ed in effetti questo è, senza volerci aggiungere le elucubrazioni esistenzialiste, cibernetiche, post filosofiche (ma anche post sbronza e droga) del duo dell'insanità Cronenberg/Ballard. Proprio il personaggio di Spader nel film si chiama James Ballard, ma tu guarda.... e sperimenta di tutto. Sin dall'inizio ci viene presentato come un tizio abbastanza spostato, sperimenta con la sua compagna Deborah Unger (un'amazzone bionda, quella del culo sulla locandina) tutte le varianti sessuali che gli vengono in mente (tipo farlo in un hangar di un aeroporto, strusciandosi ai velivoli e sperando che qualcuno irrompa all'improvviso, inchiappettarsi la segretaria mentre tutti lo attendono con urgenza, copulare con la moglie sul terrazzo osservando bellamente il traffico cittadino, etc.). Ora, la trama non ve la racconto tutta perché è talmente avvitata e assurda che ci impiegherei un bel po'; però quel che succede, stringi stringi, è che Spader causa un incidente d'auto con morto. Entra in contatto con uno svalvolato che di lavoro inscena illegalmente celebri incidenti d'auto, ed ha una perversione piuttosto spiccata appunto per le scene incidentate, con sangue, morti, ammaccature e lamiere martugiate. Bingo...Spader scopre il senso della vita, una "psicopatologia benigna" - come viene definita nel film - una sorta di "parafilia" (pulsione erotica connotata da fantasie o impulsi intensi e ricorrenti, che implicano attività o situazioni specifiche che riguardino oggetti, che comportino sofferenza e/o umiliazione, o che siano rivolte verso minori e/o persone non consenzienti) che lo eccita da morire, quasi letteralmente in certi casi. Coinvolge la moglie e se la gode come può, ogni volta che può. Dentro alla combriccola di deviati ci sono pure Holly Hunter, sexyssima, e Patricia Arquette, bella devastata pure lei.

Al solito, Cronenberg presta una cura maniacale ai dettagli, quindi scene notturne molto atmosferiche, guaine e costumi contorti (si veda l'armatura della Arquette), ferite, mutilazioni e deformazioni del corpo umano in abbondanza. Gli incidenti mostrati nel film sono assolutamente antispettacolari, volutamente; a Cronenberg non interessava fare un Fast n Furious, ma piuttosto ritrarre in modo molto freddo, da entomologo, le conseguenze che incidenti veri, reali, il più possibile simili a quelli che accadono ogni giorno per strada, sortiscono sui personaggi, il loro strascico emotivo, le ferite esterne ed interne che si sommano e si compenetrano. "Non puoi interpretare una cicatrice, ce l'hai e basta", dice il perverso Elias Koteas, qualsiasi cosa ciò voglia dire. Questi sciroccati provano eccitazione coniugando dolore e piacere, ed il dolore arriva rischiando la vita in auto e possibilmente distruggendo carrozzerie e arti umani. Abbiamo quindi tanti incidenti quante copule, con tutti che vanno con tutti, uomini con donne, donne con donne, uomini con uomini. E ok, sono un maschilista medievale e non mi vergogno di ammettere che la scena d'amore tra la Arquette e Holly Hunter - per altro anche abbastanza casta - non mi ha dato problemi, mentre le gran romanticherie tra Spader e Koteas (un cocktail di lingue, sodomia e tatuaggi) mi hanno creato dei riversamenti gastrointestinali, anche perché il viscido Cronenberg lì ci dà dentro molto di più che con le suddette ragazze...bastardo! Vabbè, erotismo (violento) a parte, Crash mette angoscia e malessere, che poi è l'intenzione sempiterna di Cronenberg quando ti mostra il suo lavoro. Ossessioni, autodistruzione, nichilismo, eros e tanathos, la "nascita di una nuova carne" capace di interagire con le macchine e la tecnologia (tema molto caro al regista canadese), Cronenberg tesse diligentemente la sua tela intrisa di poesia nera che attira e repelle al contempo.

I rapporti sessuali "ordinari" fra Spader e la Unger avvengono in modo freddo e meccanico, e ai due capita di non raggiungere l'orgasmo, a meno che non intervenga l’elemento esterno, "artificiale": l’incidente, l’automobile, le cicatrici, o perlomeno la fantasia di eventi morbosi. In una scena tutti i vari adepti del club del marcio si riuniscono a guardare videocassette di incidenti stradali e si eccitano vistosamente, manco fossero film porno (ma per loro evidentemente lo sono). Naturalmente in Italia ci distinguiamo sempre: all'epoca dell'uscita in sala, La Repubblica per mezzo di Irene Bignardi attaccò il film in modo virulento, mentre Tullio Kezich dalle pagine del Corriere della Sera pregò gli attori di restituire i premi ricevuti a Cannes. A Napoli, il Comune in accordo con Legamebiente, denunciò il film, che però venne ugualmente distribuito. Per la verità, a tratti Crash è anche un po' noioso, però una cosa è certa, alla fine, quando salirai in auto e metterai in moto per l'ennesima volta, tutto sarà diverso....

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica