Tra la Cleopatra di DeMille, con Claudette Colbert (1934), e la Cleopatra più famosa della storia del cinema, quella di Mankiewicz con Liz Taylor (1963), il volto della regina d'Egitto assunse le sembianze anche di Vivien Liegh, già affermatasi per quel Via Col Vento interpretato nel 1939, La genesi del film derivava nientemeno che dall'opera teatrale di George Bernard Shaw, che curò soggetto e sceneggiatura del film diretto da Gabriel Pascal, misterioso produttore cinematografico sul quale andrebbe speso un intero capitolo a parte. Non esistendo documenti che lo riguardano anteriori ai suoi 17 anni, si pensa che si dette da solo il nome; di se stesso diceva di essere stato allevato dagli zingari, viaggio moltissimo e strinse amicizia con Shaw in un modo rocambolesco. La collaborazione tra i due fruttò alcune pellicole, due delle quali dirette da Pascal stesse (le sue uniche dure prove come regista). L'ultima in ordine di tempo fu Cesare E Cleopatra, prodotta con un dispiego di mezzi economici maestoso, tant'è che si guadagnò la nomea di film a colori (in technicolor) più costoso mai realizzato negli studio britannici Denham, nel Buckinghamshire. La stessa presenza della Leigh nel cast ebbe un impatto notevole sui costi, anche se questo comportava di contro una pubblicità ed un richiamo altrettanto importanti per la pellicola. Si girò sotto i bombardamenti e a causa di questa situazione estrema la Leigh abortì una gravidanza (all'epoca era sposata con Laurence Olivier), finendo in depressione e bloccando le riprese per cinque settimane. Il film uscì nel dicembre del '45 e fu un modesto successo di pubblico senza riuscire a coprire i costi di produzione che si tradussero in una perdita stimata sui 3 milioni di dollari, anche per via di qualche scelta un po' megalomane, tipo far arrivare vera sabbia dall'Egitto per il set. L'impianto è evidentemente teatrale, tanto nelle scenografie (che comunque mescolano fondali cartonati a riprese esterne piuttosto magniloquenti), quanto nello spazio scenico che materialmente occupano gli attori; l'impressione è proprio quella di un teatro espanso, in modo lussuosissimo e generoso, ma pur sempre teatro. Tutto ciò non toglie fascino alla pellicola ma semmai ne aggiunge (soprattutto con la spezia esotica derivante dai 75 anni trascorsi sin qui).
Il taglio dato alla sceneggiatura è gradevolissimo poiché mette in scena un rapporto diverso dal solito tra Cleopatra e Giulio Cesare, perlomeno diverso dai classici stilemi cinematografici ai quali siamo stati abituati. Tutto appare piuttosto chiaro sin dal primo incontro tra i due, ai piedi di una sfinge nel deserto. Un Cesare (Claude Rains) pensieroso e filosofico si imbatte in una bambina vivace e sbarazzina; lei si qualifica immediatamente come Cleopatra regina d'Egitto senza capire che il suo interlocutore e Cesare. Il condottiero romano gioca su questa ambiguità e soggioga Cleopatra; si fa condurre a palazzo e qui trasforma la regina bambina in una donna, come desiderato da Cleopatra stessa. A quel punto la regina può sedersi - con tutta l'autorità derivante dal suo ruolo - sul trono del Nilo ed accogliere le legioni di Cesare che stanno per arrivare. Quando i soldati salutano il mentore di Cleopatra col celebre "Ave Cesare", la regina capisce di essere stata dolcemente ingannata e da quel momento si affida completamente al generale romano. Cesare deve dirimere la disputa dinastica del trono d'Egitto tra Tolomeo e Cleopatra, sposi e fratelli. Le due fazioni sono equamente sostenute dal popolo e dall'aristocrazia egiziana. Gli intrighi sono all'ordine del giorno, mentre Cesare cerca di guidare il regno con la sua visione umanistica e illuminata. Quando Cesare salperà per Roma, l'Egitto sarà definitivamente capitolato sotto le sue legioni, il suo soldato Rufio verrà nominato amministratore locale, con la stessa Cleopatra ridotta a colonia di Roma, ma trepidante per l'arrivo di Marco Antonio, che lei conobbe ragazzina e del quale si innamorò perdutamente.
Il film omette volutamente dettagli storici come l'amore (anche carnale) tra Cleopatra e Cesare che generò il figlio Cesarione; o meglio, nel rapporto tra i due ci sono molti sottintesi che traslano su di un piano platonico questo amore, come del resto accade nella scena del loro incontro, dove Cleopatra da bambina diventa donna (senza che Rains sfiori minimamente la Leigh). Avendo come detto un'impostazione di stampo teatrale, l'aspetto pregnante del film risiede proprio nei dialoghi fittissimi tra i due protagonisti e in come la loro relazione politica e sentimentale (più simile a quella di un padre con una figlia che a quella di due amanti) si riverbera sull'andamento della questione egiziana. Appare evidente come, sotto la patina storica, la mentalità dei personaggi tradisca riflessioni e atteggiamenti più moderni (a banchetto a Cesare viene persino offerto un Chianti tra i possibili vini pregiati). Il personaggio di Cleopatra è reso dalla Leigh in modo adorabile, una specie di Campanellino ingenuo e capriccioso, ma dalla esuberanza e dalla vitalità incontenibili (o, se volete, una sorta di Rossella O'Hara trapiantata ad Alessandria d'Egitto). Unitamente alla bellezza insindacabile della Leigh, il cui sguardo avrebbe perforato le piramidi, questo rende la sua Cleopatra una creaturina magari poco attendibile da un punto di vista strettamente storiografico, ma assolutamente irresistibile. Chapeau alla Leigh anche considerando in che stato emotivo girò il film, durante i bombardamenti ed un aborto. Molto buono anche tutto il corredo di figure di contorno, dall'Apollodoro di Stewart Granger alla Ftatateeta di Flora Robson, il cui nome viene sistematicamente storpiato da Cesare che proprio non riesce a pronunciarlo. Graziosamente la pellicola alterna momenti di pura commedia, ad altri più drammatici, certo non lo definirei un film epico ma tuttavia non tradisce lo spirito dei film storici hollywoodiani, anche grazie ad immagini davvero superlative ed a scenografie che ben predispongono il pubblico per l'arrivo di quel mega kolossal che sarà il Cleopatra di DeMille (ricevette infatti la nomination agli Oscar per questa categoria). A livello di critiche il film venne mediamente male accolto e tutt'oggi sono più i giudizi negativi che quelli positivi. Per fortuna non sono un critico, ma uno spettatore qualsiasi, il che evidentemente mi ha permesso di godermi il film, non privo di qualche lungaggine ma, di contro, adorabile in molte sue parti. Esiste un ottimo dvd della A&R Productions con traccia audio in lingua originale e sottotitoli in italiano.