
Avere Vent'Anni è un controverso film di Fernando Di Leo del 1978. Intanto bisogna essere sicuri di averlo visto, si perché in giro ci sono almeno 3 versioni, quella che chiameremo originale, un rimontaggio operato dai distributori in tempo reale, mentre il film era in sala, e una terza versione inglese che differisce sia dalla prima che dalla seconda. Recentemente, grazie a RaroVideo è stato possibile rivedere il vero film concepito da Di Leo, e volendo anche una delle due versioni rattoppate, quella inglese (edita poi in Italia dalla Kineo). Io ho visionato entrambe, e chi come me si è sottoposto ad una simile terapia Lodovico sarà inorridito nel verificare come si tratti di due film completamente diversi e di come la versione rimaneggiata sconvolga totalmente e irrimediabilmente l'idea cardine del film. Di Leo voleva sostanzialmente raccontare la storia di due ragazze di fine anni '70, libere ed emancipate, padrone di loro stesse che pagano a caro prezzo quest'idea di libertà, poiché il mondo attorno a loro non è pronto, e davanti a due aliene del genere reagisce con violenza. Dato che la versione Di Leo nelle sale non spopolò per svariati motivi, vuoi perché i nomi della Carati e della Guida lasciavano presagire la solita commedia scollacciata che Avere Vent'Anni non era, vuoi perché il finale era di una drammaticità e di una crudezza quasi insopportabili, produttori e distributori corsero ai "ripari", ritirando il film dalla programmazione, operando svariati tagli, tra i quali l'espunzione completa del finale, ridoppiarono i dialoghi e mischiarono il prima col dopo. Quindi rimisero in circolazione il film, che neanche così piacque (anche perché non era né carne né pesce). Avevano trasformato un film forte, trasgressivo e disturbante, in una commedia sexy, ma anche una commedia sexy per funzionare deve nascere tale, e non diventarlo a colpi di accetta. Forse si pensò che i soli nomi della Carati e della Guida avrebbero aiutato a fare la magia, ma non accadde.
Di Leo non ha ottimi ricordi del film, si attribuisce parte del flop. Dice che la storia scritta gli sembrava gran cosa, ma poi la sua traduzione in celluloide deluse lui stesso per primo. Non rimase convinto della coppia delle protagoniste. Dice che la Carati e la Guida si fecero in quattro per accontentarlo, ma tutto sommato il loro fisico era troppo più potente della loro bravura recitativa. Poi qualche scelta sbagliata tra i comprimari, un Bracardi chiamato a fare il poliziotto serio fascistone (alla Gianmaria Volonté) che però ha sempre la tentazione di buttarla in vacca e attaccare a far pernacchie, un Crocitti doppiato addirittura da Amendola, un Vittorio Caprioli troppo sopra le righe. Molto bene invece Ray Lovelock, uno con la faccia giusta, e Mastelloni che fa il santone un po' Pierrot. Scene forti ce ne sono, sempre borderline con il comico, come ad esempio la Carati che vende l'enciclopedia al "professore" Daniele Vargas, e per farlo si masturba, o i tentativi di flirt che vanno sempre a ramengo alla Comune del Nazareno (Caprioli), dove le due ragazze albergano. A tal proposito c'è un aneddoto curioso; nella scena in cui la Guida e la Carati amoreggiano nude con due ragazzi, ci furono parecchie rogne. Ci volle una giornata intera per arrivare alla fine della scena; i due ragazzi non erano attori professionisti, ma due tizi qualunque che a un certo punto si ritrovano tra le braccia la Carati e la Guida nude e disponibili. Pare che si eccitassero continuamente, e sul set era tutto un accorrere di bacinelle con acqua ghiacciata. C'era da comprenderli. Non è da meno la scena in cui Licinia Lentini cerca di sedurre la Guida, non si vede granché ma la tensione erotica è palpabile. Per non parlare dell'esplicita scena di sesso saffico tra le due protagoniste (e li hai voglia se si vede!). Poi c'è l'approccio della Carati con Lovelock in due tempi, e più in generale un "clima" ed una serie di dialoghi non proprio da educande (vedi quando la Carati intende pagare un pacchetto di Marlboro con un "pompino" - parole sue).
Si respira una certa ambiguità di fondo; è vero che niente giustifica in alcun modo la violenza sulle ragazze, tuttavia è pur vero che quella che Di Leo chiama "libertà" e "padronanza di sé" confina spesso con la zoccolaggine pura e semplice. Dal come le ragazze vanno vestite, al linguaggio sboccato, alle continue allusioni al sesso libero. Senz'altro l'Italia del 1978, nonostante le Comuni, gli hippie e i freakkettoni, non era ancora pronta per tanta "consapevolezza". Cruda la scena dell'interrogatorio di Bracardi a Lovelock, uno spaccato di "politica" di quegli anni. - SPOILER: ma naturalmente il primato della violenza va al finale, ovvero l'inseguimento delle ragazze da parte di un branco di balordi all'interno di un bosco, con conseguenti botte, stupro e addirittura impalamento della Carati mediante un tronco nella vagina. La Carati muore per la violenza subita, la Guida sembra semplicemente svenire, ma la vulgata racconta che anche lei rimane uccisa dalle percosse. La cosa terribile è che quel finale non te lo aspetti, è un autotreno che ti prende in pieno; d'accordo che il film aveva comunque dei semi di violenza disseminati qua e là (ritorna spesso il leit motiv che avere vent'anni non è affatto una passeggiata ma addirittura una cosa molto triste), ma sempre bilanciati da un registro da commedia, nulla che lasciasse presagire tanta efferatezza. Un epilogo amaro che mette in luce quella che era l'idea di Di Leo, non c'era scampo per le ragazze (per altro entrambe provenienti da contesti familiari dissestati e altrettanto violenti); figuriamoci quanto avevano capito i distributori che tagliarono proprio la scena chiave della storia. Di Leo aveva anche in mente di dirigere un prequel del film, ambientato nell'estate del 1940, con protagoniste sempre la Guida e la Carati, e il cui titolo doveva essere Quello Che Volevano Sapere Due Ragazze Perbene. Il film non fu mai realizzato visto il clamoroso insuccesso del primo. Stupenda la canzone principale del film, cantata da Gloria Guida.