La Pretora

La Pretora
La Pretora

Se vi doveste imbattere in un essere umano, abitante di questo pianeta che - bontà sua - non ha mai visto un film con la Fenech o, peggio ancora, che non sa proprio chi sia la divina Edwige (Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno....), oltre a fargli presente che fino ad ora ha condotto un'esistenza vuota, nefanda ed esecrabile, potreste immantinente proporgli la visione de La Pretora, di Lucio Fulci (1976). La pellicola in questione è forse la sublimazione della Fenech al cinema, o meglio delle sue forme, della sua fisicità, della sua proverbiale burrosità fatta di sensualità transalpina e rassicuranti suggestioni materne. La Pretora è anche uno dei film nei quali la Fenech appare più nuda (forse "il film" in assoluto); per dirne una, è sicuramente il primo nel quale Edwige è integralmente nuda. Fino ad allora ci si era limitati ai seni e ad altre sezioni sparse. Fulci invece, molto elegantemente, dichiara apertamente di volere "er pelo di fori", ed in effetti saranno diverse le scene nelle quali la Fenech pratica del vivace "giardinaggio"...

La cosa buffa è che La Pretora nasce come un esperimento "colto" di commedia sexy; Edwige, al culmine della sua carriera (e della sua bellezza), oramai star indiscussa del genere, vuole affermarsi anche come attrice a tutto tondo e non solo come oggetto sessuale. Individua in Fulci il regista che saprà elevarla come tale; e a suo favore pare giocare anche una sceneggiatura (firmata da Marotta e Toscano, la coppia che poi scriverà pure Il Maresciallo Rocca) che insiste sul classico scambio di identità polarizzate, lo yin e lo yang, gli opposti estremi, ovvero una pretora integerrima e austera e la sua sorella gemella, frivola, disinibita e più che altro zoccola. I comportamenti licenziosi della seconda (Rosa) danneggeranno l'immagine pubblica e la moralità della prima (Viola), tanto da metterne a rischio la professione. Ma ovviamente tutto si ricomporrà nel lieto fine. Edwige può così dividersi in due personaggi, uno più prettamente recitato e "serio" (il cui rigore è amplificato anche dal doppiaggio), l'altro più tipico e affine al classico stereotipo della Fenech nei film italiani del periodo. Ci sarebbe insomma almeno un 50% di fotogrammi nei quali la Fenech pensa di potersi mettere in evidenza come attrice quadrata e talentuosa; vana speranza, perché è chiaro che non un solo spettatore sedutosi in sala è riuscito a liberarsi dal magnetismo schiacciante delle tette che l'algerina esibisce continuamente durante la storia.

Al netto della insuperabile carica sexy espressa dalla Fenech dal primo all'ultimo giorno della sua carriera cinematografica, sono un convinto assertore del talento recitativo di Edwige, un'attrice assolutamente attrice, una spanna sopra molte sue "colleghe" scollacciate del periodo. Ne ha dato prova nei gialli di Martino e nelle commedie un po' meno scollacciate (ad esempio con Celentano, Villaggio, Montesano o Pozzetto), tuttavia il "peso" della sua bellezza e della sua disarmante perfezione fisica ha inevitabilmente finito con il mortificarne le aspirazioni professionali. Croce e delizia al contempo perché, da cinefilo, è dura rammaricarsi di una simile condizione.... La Pretora, per essere una pochade che intendeva mirare all'eleganza ed alla comicità "pulita" (un po' beffardamente la definisce tale proprio Fulci), è piuttosto spinta; sono più i minuti di pellicola che la Fenech passa nuda sul set che vestita. Per non parlare dei riferimenti neanche tanto velati a situazioni di hardcore conclamato, come ad esempio il fumetto di Biancaneve ed i sette nani, che non solo si presta a paralleli col mondo del cinema a luci rosse, ma che può contare anche su un legame molto concreto con esso, il debutto di Marina Lotar (è la regina cattiva, mora e con la corona in testa, solo quella....) che amoreggia safficamente con una Edwige piuttosto compiacente.

Era difficile resistere al fascino della Fenech perché le sue nudità e le sue malizie erotiche sul grande schermo trasmettevano una totale incondizionata naturalezza, una genuina partecipazione; la Fenech non appare mai neanche per un secondo contrariata, indisposta, impacciata per la sensualità che è chiamata ad esprimere, ma è anzi a suo agio, dolce ed ammiccante, candida e pepata al contempo. Non è di quelle che hanno contritamente rinnegato insomma; certo avrebbe voluto fare anche altro e di più, ma non per questo ha provato l'impulso di nascondere il proprio corpo al pubblico. La componente comica nel film è rappresentata dai vari Giancarlo Dettori, Gianni Agus (piccolo ruolo), Raf Luca (pare che Fulci lo detestasse, ma fu un'imposizione della Produzione), Mario Maranzana (l'avvocato Bortolon, continuamente ribattezzato da Luca, a mio parere il personaggio più riuscito del film). Musiche di Nico Fidenco, che si autocita anche, visto che ad un certo punto la Fenech/Rosa ascolta il tema principale di Black Emanuelle. Fulci riserva per sé un cameo (è il benzinaio). Nel finale la Fenech proferisce una battuta che avrà sicuramente fatto inorridire le femministe, ovvero quando - dopo aver tenuto un cipiglio spigolosissimo per tutta la storia - dice al fidanzato Dettori che se lei non si era mai concessa adeguatamente (come la gemella sporcacciona) è perché Dettori stesso si è sempre mostrato troppo "rispettoso" nei suoi confronti. Apriti cielo! La Pretora è un film cruciale per la storia della commedia sexy italiana e per i cultisti della Fenech, molti suoi fotogramnmi sono entrati di diritto nel museo iconico dei nudi statuari dell'attrice (su tutti la mise da Biancaneve, costituita unicamente dal fiocco in testa, un collarino e gli slip che la Lotar spazza via subito, il tutto all'insegna del rosso fuoco) che oramai amiamo considerare italiana per amore.

Trailer ufficiale

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