Undici Giorni, Undici Notti

Undici Giorni, Undici Notti
Undici Giorni, Undici Notti

Eleven Days, Eleven Nights del buon Aristide Massccesi nasce spudoratamente come un rifacimento spaghettaro di 9 Settimane E 1/2. "Loro hanno fatto 9 Settimane e 1/2 in 6 mesi? E noi 'o famo in 8 giorni", si gloriava Aristide, che sapeva come ottimizzare qualsiasi cosa, pure i cestini del pranzo e la carta igienica sul set. Tutti gli interni sono girati a Roma, gli esterni a New Orleans. Il cast vede protagonista assoluta Luciana Ottaviani, aka Jessica Moore, assieme al prosciuttone americano Joshua McDonald, con degli occhiali stile Clark Kent che vanno e vengono inspiegabilmente. I riferimenti al film di Adrian Lyne sono palesi, quasi plastici, ma doveva essere così, Eleven Days, Eleven Nights mirava a sfondare soprattutto all'estero, tant'è che è girato in inglese e distribuito da una casa cinematografica rilevata dallo stesso Joe D'Amato (la Filmirage) e rivolta al mercato estero. Il film andò bene, in alcuni paesi molto bene; ad esempio in Inghilterra dopo questo film ogni nuova pellicola di D'Amato era temerariamente fatta passare per un sequel, e quando D'Amato il sequel lo girò davvero, in Inghilterra quello anziché essere il 2° fu il 4° della serie.

La sceneggiatura è scritta da Rossella Drudi, la quale si diverte a dare un taglio "femminista" al plot; ed in effetti il "ginecologo" Joe D'Amato gira una storia assai più perculante del maschio di molte femministe militanti odierne. Rispetto a 9 Settimane E 1/2 i ruoli vengono invertiti, il dominatore lì è Mickey Rourke, qui diventa Jessica Moore, scrittrice parecchio mignotta che sta scrivendo una specie di libro reportage sui suoi 100 uomini (il modello parodiato era quello di Marina Ripa di Meana). E' arrivata a 99 e le manca l'ultimo, che però, contrariamente ai precedenti (tutti uomini "importanti"), deve essere uno qualunque. E infatti acchiappa letteralmente il primo che capita su un traghetto (casualmente un fustone biondo aitante e pettoruto, non il sosia di Mario Bros...alle volte, il caso). Lo possiede lì subito, di brutto, e poi inizia a frequentarlo. Si vedranno solo per 11 giorni e 11 notti, perché poi lui si deve sposare. La futura moglie è Mary Sellers, dipinta come una secca un po' sfigata con i capelli da befana, oggettivamente il confronto con Jessica Moore è ubriacante, non c'è partita. Il fusto perde la testa per la Moore, che però lo mortifica e lo umilia ad ogni incontro (tipo, lo fa vestire da donna, lo stuzzica fino al limite ma poi lo lascia appeso senza "climax", lo fa passare per stupratore in mezzo a una strada, lo mette davanti ad un nero che palpa la Moore e non si sa bene dopo a chi metterà il trapano in mano.... eccetera). Ogni volta lo sposino si infuria ma a lei basta spogliarsi, strusciarsi un po' e lui cade sotto ipnosi. Un totale assoluto irrecuperabile servo della gleba. Scade l'undicesima notte e la Ottaviani rivela al fedifrago la verità dei fatti, lei lo ha usato per il suo libro. Finalmente Fantozzi si incazza, mette la Ottaviani ad angolo retto e parrebbe deciso a conoscere le gioie di Vicolo Stretto, in un rigurgito di coscienza operaia....ma niente, il proletariato rinuncia, dice che lei non merita neanche quello, e torna dalla moglie....vabbè.

Evidente come si mostri in tutte le salse la pochezza del maschio, succube della gnagna, e come la Ottaviani domini e signoreggi sull'ebete. Un film erotico certo, anche erotico spinto, ma dalla parte delle donne. In chiusura scopriamo che la Ottaviani era realmente innamorata di McDonald, poiché lui le aveva dato ciò che nessun altro uomo ha osato darle, tuttavia lo dimostra malamente, perché fino all'ultimo lo tratta come un cane da bastonare e anzi gli annuncia che non vuole più vederlo e che deve lasciare l'appartamento subito dopo colazione, visto che lei deve andare incontro al successo grazie al suo raffinatissimo tomo da guinness sulle 100 copule. D'altra parte McDonald fa mesto ritorno dalla moglie, proprio il giorno del matrimonio, coi fiori in mano e lo sguardo da pulcino bagnato, e lei ovviamente se lo riprende, anche perché battere al fotofinish la Ottaviani è motivo di soddisfazione.

Negli extra del dvd Cinekult c'è un 'intervista recente a Luciana Ottaviani; intanto la signora si è mantenuta benissimo, conserva ancora una bellezza stratosferica ed un sex appeal immutato. Inoltre è di una simpatia contagiosa, allegra, solare, ironica. La Ottaviani ricorda con piacere quel periodo, scherza e gioca su quello che succedeva sul set, e persino sull'abitudine di D'Amato di inserire nei film estratti hard di cui l'attrice era totalmente inconsapevole (tipo il fallo di gomma nella scena d'amore sul traghetto). La bella pesarese non si dà arie da intellettuale da le grand cinéma, ma sta al gioco, si dimostra alla mano, e incredibilmente seduttiva proprio per questo suo atteggiamento. Ricorda con affetto D'Amato, un vero "giullare" fuori dal set, un grande professionista sul set. Le scene girate in esterna in America erano tutte rigorosamente improvvisate, senza alcun permesso; la troupe si recava sul posto e gli attori e D'Amato giravano cercando di non venire scoperti. La scena sul traghetto ad esempio (piuttosto forte) venne fatta mentre 20 persone della troupe si disponevano in cerchio a "protezione" del luogo, permettendo alla Ottaviani e a McDonald di "recitare" liberamente. Se sul set mancava un paio di scarpe per l'attrice? D'Amato tirava fuori 10 dollari e la spediva a comprarle; così come battute ed dialoghi erano lasciati alla interpretazione degli attori, senza troppe costrizioni. Scena stracult, quella della locandina del film, nella quale McDonald, novello San Sebastiano, è legato ad un palo mentre la Ottaviani lo cosparge di miele e lo lecca. La colonna sonora - orrenda - è la stessa che poi D'Amato riciclerà in Top Model (il sequel del 1988). Al solito, c'è pure Laura Gemser, che fa l'editrice di Luciana Ottaviani (e che si narra fosse anche la controfigura che nel film fa la scena sul traghetto col fallo in erezione).

Trailer ufficiale

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