Una Sull’Altra

Una Sull’Altra
Una Sull’Altra

"Nel 1969 Fulci cambiò ancora una volta genere, dirigendo il suo primo giallo, Una Sull'Altra", Wikipedia attacca così il paragrafo dedicato ai gialli di Fulci, dopo aver descritto il suo impegno con le commedie, i musicarelli e gli spaghetti western; Una Sull'Altra infatti segna il battesimo in giallo di Fulci, oltre ad essere una delle prime pellicole italiane del genere. Nel prosieguo della sua carriera il regista romano non lesinerà certo dettagli forti, scene gore ed ettolitri di sangue, tuttavia questo primo passo nel mondo del thriller si ricorda per una misura decisamente più sobria, perlomeno per ciò che riguarda l'aspetto violento e nero della vicenda (eccezion fatta per il riconoscimento di una salma riesumata), poiché quanto ad erotismo invece, la pellicola gioca maliziosamente le sue carte.

Jean Sorel è George Dumurrier, boss di una clinica piena di debiti; organizza continuamente delle mezze truffe per spillare soldi a dei finanziatori e tenere in piedi la baracca. Sua moglie, Susan (Marisa Mell), è depressa ed affetta da asma bronchiale. Una notte, accidentalmente, si toglie la vita con un cocktail di farmaci letale. A sorpresa George si ritrova unico beneficiario di una polizza vita da un milione di dollari; ovvio che Assicurazione e Forze dell'Ordine mettano sotto controllo il medico, che nel frattempo vive più liberamente la sua relazione adulterina con la fotografa Jane (Elsa Martinelli). Una sera, in un locale di spogliarelliste, George assiste all'esibizione di Monica Weston, una donna identica a sua moglie Susan, anche se molto più sbarazzina e disininita. I due allacciano una relazione - SPOILER: ...ma le cose si mettono male quando la donna viene implicata nella morte di Susan Dummurier. Monica, sfruttando la sua somiglianza, avrebbe redatto la falsa polizza pochi giorni prima della morte di Susan; nel suo appartamento vengono rinvenute delle prove calligrafiche per imitarne la firma e del denaro, che la Polizia ritiene provenire da George. Il medico viene così arrestato e condannato alla camera a gas. Nelle ultime concitate ore, Jane e l'avvocato di George tentano disperatamente di scagionarlo, ma sarà proprio il vero assassino a tradirsi, cioè Henry Dummurier (Alberto De Mendoza), il fratello di George, da tempo amante di Susan, con la cui complicità aveva organizzato il complotto ai danni di Geroge. Benjamin (Riccardo Cucciola), un amante di Susan del periodo in cui lei era Monicau non riesce però ad arrendersi all'idea che la donna non possa essere sua e, scovati i due amanti criminali, li fredda a colpi di pistola. La notizia dell'uccisione fa il giro del mondo e George riesce a salvarsi a pochi minuti dall'esecuzione capitale.

Il film sembra diviso in due parti molto nette; la prima, di costruzione, ha un taglio molto glamour, pop, e ricorre generosamente a parentesi sessuali, con ammiccamenti lesbo (tra la Martinelli e la Mell), momenti d'amore (tra Sorel e la Mell), scenari fotografici allo studio della Martinelli (con una mulatta) e spogliarelli di nudo integrale camuffati furbescamente con adesivi applicati sul corpo della Mell (compresi due occhi nella zona inguinale). La seconda assume un tono più serrato e rigoroso, prende a modello il miglior Hitchcock, inanella un colpo di scena dopo l'altro, e gioca tutto sull'asfissiante scorrere del tempo. A questo cambio di atmosfera contribuisce il commento musicale di Riz Ortolani, decisamente in palla sia nella prima che nella secona metà. Non a caso si è parlato di "lesbo pop thriller" per questo lavoro di Fulci, magari esagerando un po', visto che siamo pur sempre nel 1969, tuttavia quelle componenti vengono azzardate dal regista, che non si cura di rimanere troppo nei ranghi e preferisce sbaragliare chi si aspettava un film formalmente conservatore. La spinta venne da Il Dolce Corpo Di Deborah, a seguito del quale Fulci intese realizzarne una versione a suo dire migliore, col contributo alla sceneggiatura di Roberto Gianviti (un anno per scriverla); ma si giocò molto anche con l'eco de La Donna Che Visse Due Volte, tanto che la frase di lancio del film fu "Questo film comincia dove Hitchcock finisce". Il working title del film era Perversion Story. Al cinema uscì col divieto ai minori di 18 anni e si beccò subito il patentino di "oscenità", venne infatti sequestrato e potà tornare sugli schermi solo dopo alcuni tagli apportati da Fulci. C'è una scena a casa di Monica Weston (dopo una notte d'amore con Geroge) durante la quale si presenta una biondina, entreneuse come Monica, che ha bisogno di un sonnifero per dormire; la ragazza arriva con una camicetta celeste aperta sul davanti che lascia intravedere un seno prosperosissimo, pochissimi secondi che sono bastati per identificarla con Janet Agren. Io onestamente non l'avevo riconosciuta, se qualcuno ha notizie in più certe faccia un fischio.

Trailer ufficiale

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