Vita da Strega, nella provincia americana (che però sa molto di Inghilterra vittoriana) ai giorni nostri. Ecco le atmosfere che respirerete in questa black comedy americana firmata dalla piperita Anna Biller, cineasta emergente losangelina di origini nipponiche, qui anche sceneggiatrice e produttrice. Una gradevolissima sorpresa che però potrete assaporare solo a patto di accettare di vedere il film in lingua originale (eventualmente aiutandovi con sub inglesi), poiché non esiste un'edizione homevideo con traccia audio italiana, non ancora perlomeno. Tuttavia mi preme sottolineare l'eccellenza del bluray UK della Ikon, davvero mostruoso a livello di qualità video e anche discretamente ricco come comparto extra.
La deliziosa Elaine Parks (Samantha Robinson) si trasferisce in provincia dopo una brutta storia a San Francisco, il suo fidanzato è morto (sin dai titoli di testa riviviamo in flashback come sono veramente andati gli eventi, e il pover'uomo non è certo morto di cause naturali....). Rifugiatasi nella ovattata Arcata, California, Elaine inizia a vivere la sua vita da strega mescitrice di pozioni e dispensatrice di incantesimi, tutti a sfondo rigorosamente amoroso e sessuale. Elaine cerca l'amore della sua vita, si raccomanda agli Dei perché trovi "the One", l'uomo per lei. Anche qui però le cose non si metteranno bene. - SPOILER: ne mette in fila tre di cavalieri Elaine, e li secca irrimediabilmente uno dopo l'altro, letteralmente prosciugandoli d'amore, amandoli fino alla morte. Sarà il quarto ad interrompere la catena, il detective Griff Meadows (Gian Keys), immune alle malìe della strega, il quale scoprirà le malefatte di Elaine. Ma proprio quando l'incantatrice rischierà di essere linciata sulla pubblica piazza dai villici bifolchi, Griff la salverà. Verrà ripagato da una serie di coltellate che libereranno Elaine dalle grinfie della Legge, lasciandola libera di proseguire nella sua ricerca inesausta dell'Amore ad ogni costo.
The Love Witch è un'operazione adorabile sotto molteplici punti di vista. Intanto il "come". Si nota chiaramente l'omaggio a certe sexy commedie esoteriche in technicolor degli anni '60 e '70, anche italiane. Non si fa fatica a trovare qualche gioco di sponda tra la incantevole Samantha Robinson e la Fenech dei gialli di Sergio Martino (anche fisiognomicamente). I colori sgargianti e fiabeschi sono quelli di Bava e dei tanti epigoni del nostro cinema di genere, persino le musiche sembrano rispondere ad un gioco citazionistico (e tra i registi da menzionare, visto che sono a far nomi, non dovrebbero mancare nemmeno i poliedrici Jesús Franco e Jean Rollin). La Biller gira con tagli psichedelici ed un cromatismo glamorous abbacinante; che siano le luci, le scenografie, i costumi o persino il trucco di Elaine, è un trionfo di vivacità e sensualità. Sensualità che naturalmente si riverbera nelle scene che vedono protagonista la strega dell'amore. Non siamo al cospetto di un erotico puro, ma è indubbio che nella pellicola - sempre per stare ai rimandi '60s e '70s - emergano spunti sexy molto generosi. I dettagli sono favolosi, prestate attenzione più a quelli che alla trama in sé; The Love Witch non vuole essere un film di chissà quale significato o virtuosismo formale, quanto piuttosto un esercizio di stile arguto, saporito, frizzante, fine, persino umoristico. La recitazione dei personaggi è un po' caricaturale, volutamente tale, così come la semplicità naive delle situazioni e dei dialoghi intende esaltare di contro tutto il contorno, la forma sublime della "confezione".
Tuttavia si farebbe un torto a ridurre il film a mero divertissement scioccherello. Attraverso la figura della strega (per altro molto ben trattata ed evidentemente maneggiata con cognizione della materia) la Biller getta molliche di pane in direzione di un discorso sulla condizione femminile nell'era moderna (in rapporto a quella "antiquata") e del femminismo. La donna come involucro di una doppia anima, un'esistenza volta unicamente al piacere ed al soddisfacimento del maschio, ed un'altra tesa alla propria realizzazione ed emancipazione, a prescindere o nonostante il maschio. Le sacerdotesse della Biller sono archetipi femminei, sono l'estrinsecazione di Madre Natura, sono prima durante e oltre l'uomo. Ascoltiamo diversi dialoghi nel film che pongono queste tematiche, ad esempio tra Elaine e Trish (Laura Waddell) o nei discorsi di Barbara (Jennifer Ingrum) e del santone Gahan (Jared Sanfrod), verso il quale per altro Elaine nutre una malcelata idiosincrasia, ma purtroppo questo rimane un sottotesto non sviluppato.
Basta vedere i primi minuti di The Love Witch per rendersi conto del potenziale del film. Il viaggio sulla decapottabile accompagnato dai pensieri di Elaine che lo spettatore vede concretizzarsi sotto forma di immagini vivide. L'arrivo ad Arcata, quando dall'auto rossa esce Elaine interamente vestita di rosso ed apre il bagagliaio dal quale estrae le valigie rosse. Nulla è lasciato al caso, ogni piccolo, infinitesimale dettaglio ha il suo perché ed è il segno di un gusto formale puntigliosissimo da parte della Biller. Il personaggio di Elaine è letteralmente irresistibile magnifico, vuoi per la bellezza incontenibile della Robinson, vuoi per quel misto di candore, ingenuità ed innocenza misto ad un lato oscuro per certi versi ottuso ed omicida. C'è spazio persino per una parentesi medievale costellata di saltimbanchi, re, regine, sposalizi ed unicorni, mentre di riti stregoneschi ce ne sono addirittura tre durante il film. Curiosamente la regista nippoamericana ha affermato che parte del cast tecnico si è rivelato "ostile" al messaggio del film ed ha addirittura cercato di sabotarlo durante la sua lavorazione (?). Chissà, forse si tratta solo di dichiarazioni ben studiate per calamitare ancora più attenzioni su un film che comunque non ha bisogno di stratagemmi particolari, perché per me è già un piccolo gioiello così com'è, con le sue sole forze. Imperdibile.