Striptease – Attrazione Mortale

Striptease – Attrazione Mortale
Striptease – Attrazione Mortale

Nello stesso anno di Malèna e Under Suspicion (con Gene Hackman e Morgan Freeman), esce nella sale Striptease - Attrazione Mortale, o perlomeno esce in quelle francesi con il titolo (originale) di Franck Spadone - Confessions d'un Pickpocket. In effetti non ricordo l'uscita in Italia, ma può darsi che la mia memoria perda colpi. Fatto sta che in homevideo il prodotto circola rititolato come Striptease, poi siccome si devono essere vergognati di un nome così ammiccante e riciclato (chi non si ricorda di Demi Moore alle prese con lo stesso titolo appena 4 anni prima?) ci hanno aggiunto anche "Attrazione Fatale", che se possibile peggiora ulteriormente quanto a banalità e anonimato le quotazioni del film di Richard Bean. Questa è la sua unica vera pellicola ad oggi poiché come regista (ma è anche attore) ha diretto altri tre cortometraggi ed un documentario tra il '91 ed il 2017, non esattamente uno stakanovista insomma. Quella di Spadone non è una storia indimenticabile, si sarebbe potuto trattare di un buon film ma le idee di partenza (e la presenza fiammeggiante della Bellucci, usata come specchietto per le allodole) non si concretizzano in un prodotto che mantiene le promesse. Abbiamo un trio di borseggiatori estremamente rigorosi e "professionali" nel proprio mestiere. Tra le regole inderogabili c'è quella di non incuriosirsi delle vittime del borseggio. Ma come fa il povero Franck (Stanislas Merhrar) a rimanere impassibile alla meraviglia di Laura (Bellucci), derubata casualmente sulla metropolitana? La segue, la spia, legge la sua agenda e scopre che è una spogliarellista nel locale del fidanzato Ferdinand (Carlo Brandt), un piccolo boss taglieggiato da un grande boss di quartiere. Insieme a i suoi compari sta organizzando una vendetta nei confronti del suo vessatore e anche Laura è coinvolta. - SPOILER: intrecciato un rapporto con Laura, Franck si presta ad aiutarla, nel tentativo di tirarla fuori dal giro e svincolarla  da Ferdinand.

Striptease soffre di una staticità irritante, non c'è il minimo movimento, i fotogrammi sono tetragoni e saldi al pavimento, nature morte dentro le quali si può solo contemplare corpi ed oggetti al limite dell'inanimato. Tutti i personaggi si rivolgono lo sguardo per interminabili quarti d'ora, i dialoghi sono ridotti all'oso, mentre probabilmente nell'idea di Bean gli occhi dovrebbero parlare e trasmettere pensieri, emozioni sensazioni. Proprio questa impostazione ha contribuito ad alimentare lo stereotipo della Bellucci bella statuita con scarsa attitudine alla recitazione. Per altro nella versione italiana è pure doppiata, il che contribuisce ulteriormente al senso di straniamento. Il gancio dello striptease è malizioso, concretamente di spogliarelli veri e propri non ce n'è manco uno nel film, la Bellucci ne accenna un incipit, con movimenti che più che ritmici sono delle "pose" e non appena sembra di arrivare al dunque (il reggiseno volato via), la macchina da presa sale fino ad un primo piano, lasciando lo spettatore con la tachicardia. Ci sono poi altre performer, due delle quali flirtano tra di loro in modo molto light, ed una terza che balla sguaiatamente, ma in definitiva dello strip bar non sappiamo praticamente niente, mentre finiamo con il conoscere a memoria la vestaglietta rossa della Bellucci, praticamente il suo abito di scena più importante. Stanislas Merhra è drammaticamente inespressivo, ma più in generale (tranne forse i suoi due compari di scorribande) un po' tutto il cast soffre della stessa legnosità e viene il sospetto che siano state le direttive impartite da Bean (oppure una preoccupante incapacità nel casting). Dovrebbe trattarsi di un thriller ma a conti fatti Striptease è un film drammatico con accenti vaghi gangsteristici, né ci sono gli estremi per affiliarlo al noir (anche se le atmosfere francesi pencolano un po' sempre in quella direzione).

Lo script intende chiudere circolarmente la storia, riprendendo la voce off che introduce il film, la quale ripete le regole del bravo borseggiatore, inizialmente presentate come prodromiche ai fatti che vedremo, ed al termine ripetute a glossa di ciò che è stato (e che ha confermato la correttezza dei precetti). Il punto è che l'epilogo ha anche velleità "aperte", ma tale apertura ed indefinitezza mi pare più che altro dovuta al taglio con l'accetta del racconto. Pare proprio manchino almeno altri 10 minuti. Non si ha la più pallida ida di cosa accada veramente (Laura si è effettivamente affrancata da Ferdinand? Lei e Franck si perdono di vista o avranno un futuro insieme?). Domande che rimangono in evase, non per vezzo "autoriale" ma per una interruzione abrupto di una storia che stava facendo il suo corto. Non ho mai amato i film che la tirano troppo per le lunghe, ma di contro, neanche trovo gradevoli quelli tirchi con la sostanza più che col minutaggio, come se al regista non fregasse in realtà granché dei suoi personaggi. Peccato perché la Bellucci offre una prova comunque generosa e apprezzabile, la sua presenza diventa davvero l'unico motivo per guardare Striptease; senza di lei, o con un nome meno intenso in locandina, il film di Bean avrebbe seriamente rischiato di non avere ragione d'essere.

Trailer ufficiale

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