Simona

Simona
Simona

Erotismo d'autore, brutta bestia. Simona è un film del '74 di Patrick Longchamps, e ti frega perché c'è Laura Antonelli - che in quel periodo era all'apice del suo successo, tutto il meglio lo aveva già fatto - così ti fai l'idea che questa pellicola belga sarà un'altra occasione per godere del talento e della bellezza di Laura, e invece arrivi alla fine degli 80 minuti di durata con la lingua di fuori (per l'arsura, non altro), il fegato ingrossato e soprattutto la sacca scrotale collassata fino in cantina. Due palle enormi, gigantesche, mastodontiche, titaniche. L'ispirazione arriva da L'Hisoire De L'Oeil (1928) di George Bataille. Non ho idea di come sia il libro e men che mai adesso mi è venuta voglia di leggerlo. Immagino comunque che Longchamps ci metta del proprio, e a me quel proprio ha disintegrato le gonadi. Abbiamo Simona (Laura Antonelli) e George (Maurizio Degli Esposti), diciottenne lui, più grandicella lei, che giocano un po' perversamente e amoreggiano su di un'isola in inverno, praticamente senza abitanti, nella cornice degli elementi di natura riottosi e corrucciati. Il vento spazza la sabbia, il mare è sempre in burrasca, i cieli sono grigi. Le loro schermaglie prendono di mira Marcelle (Margot Saint Ange), giovane marchesina che vive con il padre e lo zio. I rapporti che si instaurano tra i personaggi sono la quint'essenza della morbosità, in tutte le direttrici (reciproche) possibili. - SPOILER: Simona e George tentano di strappare Marcelle alle grinfie dei tutori, ma questo si tramuterà in un bagno di sangue.

Impossibile seguire il film in modo didascalico e lineare; la chiave è il surrealismo, l'eccesso metaforico, l'allegoria, lo scardinamento delle regole in favore di una presunta liberazione anarchica che passa attraverso il potere della sessualità. Simona e George sarebbero due spiriti liberi (sebbene, anche all'interno della coppia, la dinamica vede George piuttosto succube della incoercibile Simona); annusate le catene che avvincono la "povera" Marcelle ai suoi familiari, cercano di liberarla, emancipandola ovviamente attraverso sgropponate di gruppo a base di alghe, rotolamenti nella sabbia e orge cimiteriali (sempre della serie: cose c'è di più trasgressivo e rivoluzionario che copulare tra tumuli e sepolcri?). Il Padre di Marcelle è Matrick Magee (lo scrittore ridotto in sedia a rotelle da Alex in Arancia Meccanica); non si è mai ripreso dalla morte della moglie e, grazie alla sua arte di impagliare gli animali, ha mummificato anche la moglie, con la quale si concede incontri notturni ben oltre i limiti del feticismo. Marcelle assomiglia pericolosamente alla madre e Magee gli promette da subito lo stesso destino della sposa tanto amata. Lo zio è Raf Vallone (addobbato come il pirata Barbanera, chissà perché), che a suo tempo era solito giacere con la madre di Marcelle, e che continua la simpatica tradizione godendo anche della carne di Marcelle stessa. Un bel papocchio insomma che non può che riversare effetti negativi e destabilizzanti sulla psiche di Marcelle (per altro, di rara bruttezza). Simona e George cascano a fagiolo; tanto è soffocante il clima familiare di quel castello di adulteri e necrofori, tanto è liberatorio il sesso catartico che la coppia di giovani amanti propone a Marcelle. Lei ne è attratta e inorridita al contempo, ma naturalmente finirà col cedere alle avances del duo.

Tutta la storia ci viene narrata in forma di flashback, poiché il film inizia con la Antonelli che assiste ad una corrida; le immagini di sangue, violenza e sopraffazione del torero sulla povera bestia trafitta, scatenano nella Antonelli i ricordi delle antiche pulsioni erotiche e, per analogia, tutto il sangue versato per la liberazione di Marcelle. Si allude continuamente ad "altro"; chi se ne intende ha scritto che sono frequenti le citazioni pittoriche di Magritte; spesso Longchamps usa la tecnica di sovrapporre immagini su immagini, creando dissolvenze e doppiezze che rimandano ad una dimensione onirica di quanto viene mostrato. Oppure si pensi alla scena in cui, idealmente, tutti gli animali impagliati da Magee fuggono finalmente liberi dalle finestre della villa, librandosi in cielo, in concomitanza con l'uccisione del toro durante la corrida. Con molta frequenza vediamo l'acqua del mare che risciaqua la sabbia, come a dire che quell'acqua ha un potere ben superiore, lavare e mondare le storture del mondo materiale di Simona, George e Marcelle. A livello strettamente erotico, il film trasmette lo zero assoluto; l'erotismo qui (anche provocatorio: un pretino viene masturbato da Simona, e pure due gendarmi  intendono giacere con lei, dunque autorità morali, istituzionali e poteri costituiti vari) è un mezzo per fare la rivoluzione, a Longchamps pare interessare relativamente quell'aspetto; molto più calcato l'intento surrealistico, simbolico e figurativo. Al netto di tanta elucubrazione intellettuale però, rimane una noia abissale che ti attanaglia durante la visione, tanto da spingerti ad abusare del fast forward in parecchi momenti.

Trailer ufficiale

Galleria Fotografica