Scarlet Diva

Scarlet Diva
Scarlet Diva

Scarlet Diva è scritto, diretto, interpretato e montato da Asia Argento. Pellicola monstre costruita da Asia per Asia attorno ad Asia. Discesa autobiografica agli inferi di un'attrice di nome Anna Battista, che si affanna a destra e a manca tra demoni personali, amicizie borderline, copioni improbabili ed incontri sempre al limite. Quasi impossibile narrare la trama poiché di fatto una vera e propria trama non c'è, è tutto molto situazionista, quasi randomico, un giro nella ruota panoramica (o meglio del criceto) di Asia Argento aka Anna Battista. Quello che ti rimane addosso è l'intensità non la forma del racconto, nonostante l'Argento usi vari stratagemmi narrativi nel passaggio da un fotogramma all'altro. Locarno, Parigi, Los Angeles, Amsterdam, Roma, facciamo il giro del mondo anche se alla fine è sempre un po' lo stesso meccanismo: una qualche causa persa, dei diavoli di contorno e Asia tende ad autodistruggersi. Un romanzo di formazione che non è un romanzo e che non forma granché, ma ha un innegabile taglio bohémien. La galleria di personaggi intavolati risulta alla lunga un po' fastidiosa perché è veramente un'umanità scassata, stropicciata e sempre sull'orlo dell'abisso. Spacciatori, amiche masochiste, ninfomani, madri ciniche, rocker ipocriti, predatori sessuali, marchettari, eroinomani all'ultimo stadio, giornalisti psicolabili, eccetera, tutto l'universo della Argento è dannato, maledetto, negativo; non c'è un personaggio, non dico positivo, ma semplicemente privo di parafilie e manie varie, solo nichilismo, periferia sociale, umana, emotiva. Asia si dibatte come una trottola tra approfittatore ed un altro, i legami che instaura sono perlopiù all'insegna del sesso, vero leit-motiv delle dinamiche relazionali, a seguire droga e rock 'n' roll (nulla di particolarmente originale, devo dire).

Le riprese sono in digitale, le inquadrature sono scientemente "alternative", il più possibile fuori dal canone istituzionale, evidentemente una scelta direttamente proporzionale al caos della sceneggiatura e dei personaggi. Movimento continuo, cromatismo che non passa inosservato, luci che tagliano volti e pareti creando ombre, penombre e zone di nero, Asia molto sopra le righe in uno stato d'animo lungo quasi 90 minuti, che è un po' sempre quello allucinato, incredulo, caricato a pallettoni, e del resto non potrebbe essere altrimenti con tutto ciò che le succede. Scarlet Diva sembra un ibrido tra una seduta di (auto)psicanalisi ed una celebrazione esaltata di un mondo maledetto, dove la "maledizione" però è talmente ostentata da confinare con dei fondali di cartapesta, e dare l'impressione che sia più percepita come "figa" che stigmatizzata. Asia cerca una serenità che non può trovare ma è la prima a costituire sistematicamente le condizioni perché quella calma e quella serenità non arrivino, spazzate via da uno stile di vita sempre estremo, a mille miglia all'ora, senza stasi. Negli extra del prezioso dvd Minerva (oramai fuori catalogo) c'è il commento di Asia al film (stimolata da un giornalista vagamente "embedded", si nota poco poco, uno sbrodolo ininterrotto...), durante il quale la regista/attrice parla teneramente della sua creatura filmica, come è normale che sia, mettendo in luce la sua indole alternativa contro l'ortodossia, come fosse una poetessa della Dead Poet's Society che strappa vie le barbose e cattedratiche pagine introduttive dei tomi letterari per ricavare da sé interpretazione e commento alla poesia. Scarlet Diva o lo si ama o lo si detesta, pare fatto apposta per spaccare in due il giudizio; scene totalmente autoreferenziali, decontestualizzate (o meglio, contestualizzate in una realtà biografica che appartiene di fatto solo alla Argento), appese lì; lo spettatore vaga a tentoni, cercando di orientarsi, subendo il flusso di coscienza della protagonista e ricavandone giocoforza impressioni soggettive.

Ci sono alcune partecipazioni amichevoli, come quella di Leo Gullotta (il ginecologo), Paolo Bonacelli (il giornalista bisognoso di affetto), Daria Nicolodi (madre fuori e dentro il film... non un ruolo esattamente edificante il suo) e c'è pure Selen che suppergiù fa Selen, un personaggio che di punto in bianco irrompe a casa di Asia alla disperata ricerca di un orgasmo veloce (perché sotto il taxi aspetta). Vera Gemma (amica di Asia anche nella realtà) interpreta una certa Veronica totalmente succube del suo amante violento e picchiatore, che più la riempie di botte e più la incatena a sé, in una sorta di dipendenza malata. Un personaggio che certamente sarà piaciuto da morire alle femministe. Il "celebre" produttore che cerca di abusare della protagonista in una camera d'albergo è costruito su Harvey Weinstein, attorno al quale 17 anni dopo l'uscita di questo film scoppierà il caso che porta il suo nome ed al quale la stessa Argento ha dato un notevole contributo. Nel commento al film già se ne parla apertamente, pur omettendo il nome reale dell'assalitore. Del resto qui la Argento recita se stessa, e dunque la sua vita, si mostra generosamente, usa parolacce, sfida, provoca e trasgredisce, esattamente quello che ci si aspetterebbe da Asia Argento che fa Asia Argento. Schiava di un cliché o completamente se stessa costi quel che costi? Ai posteri l'ardua sentenza. Quel che rimane è un innegabile senso di disagio, di solitudine, di incomunicabilità, di urgenza che consuma tutto e non lascia niente tra le mani. Il finale non spiega, anzi assomma simbolismi a simbolismi, sempre he dietro quelle luci e quelle visioni ci sia effettivamente qualcosa da spiegare ed a cui alludere. Asia è Asia, prendere o lasciare.

Trailer ufficiale

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