Samoa Regina Della Giungla (di James Reed aka Guido Malatesta, 1967) è un delizioso avventuroso esotico d'antan. Pellicola davvero gradevole e graziosa al contempo, che, per atmosfere, ingenuità, ed eroismo fantastico, ci ributta dentro alla letteratura letta da ragazzi, come il Tarzan di Borroughs, Washington Irving e tutta la narrativa "isolana" alla Coral Island, Il Signore Delle Mosche, l'Isola Del Tesoro, etc.. Il film si può "leggere" su due piani diversi, uno più diretto, semplice, immediato, come mera avventura rocambolesca ed entusiasmante, ovvero un gruppo di mercenari si getta alla ricerca di diamanti nella giungla della Malesia, tra cacciatori di teste, predatori ferocissimi, tribù indigene e cascate mozzafiato; l'altro come una cinica e spietata descrizione dell'avidità umana e delle sue sanguinarie conseguenze, se ciecamente obbedita. La spedizione è composita, fatta di personaggi variegati e fortemente tipizzati (dal taglio fumettistico e sempliciotto, come si addice al tono della storia del resto), capeggiati dal rude Clint (Roger Browne) una sorta di John Wayne che non deve chiedere mai. Il professore, la sua bionda segretaria con la cofana sixties, i loschi picchiatori, l'idealista, son tutti stipendiati da Wang, un hongkonghese che vuole mettere le mani su dei leggendari diamanti custoditi oltre le cascate, nel cuore della giungla inesplorata. Giunti in loco, dopo essere scampati a millanta pericoli mortali, i cercatori di diamanti si imbattono nella bellissima Samoa (la Fenech, qui appena al suo terzo film) e nel suo villaggio, una tribù pacifica che venera i diamanti come pietre sacre portate dal fiume, in grado di scacciare morte, malattie e guerre. Samoa è la figlia di un vecchio cercatore, anch'egli giunto al villaggio tempo addietro e insediatosi dopo aver sposato un'indigena. C'è pure Femi Benussi (la bella Yasmin), dai tratti palesemente occidentali in mezzo a omini e donnine dagli occhi a mandorla, ma tant'è...noi ci crediamo perché il cinema degli anni '60 si poneva poche domande. Così come gli scontri a fuoco richiedono allo spettatore una discreta dose di sospensione dell'incredulità, visto che gli indigeni vanno giù come indiani contro i cowboys, tutto senza un filo di sangue, sulla fiducia. Fatto sta che i diamanti vengono subdolamente rubati alla tribù, e i mercenari fuggono via nella giungla. Ma durante la fuga si scannano l'un l'altro, perché a dividersi il bottino sono in troppi. Chi viene trapassato dalle lance dei guerrieri malesi, chi ucciso a pistolettate dal compagno traditore, chi divorato dalle sabbie mobili. Clint, con la bella e innamoratissima Samoa al seguito, salva naturalmente la pelle, e tutto e bene quel che finisce bene, anche se alle sue spalle rimane praticamente il genocidicio di una tribù azzerata in nome di quattro diamanti. Ma chissenefrega, mica siamo nel 2000 con Greenpeace, Amnesty International e Emergency che ci trapanano le palle, qui è tutto finto, tutto posticcio, tutto di cartapesta (il film è girato negli Studi DePaolis a Roma), ci si può ammazzare all'infinito, che poi la Fenech ci dà un bel bacio travolgente e in canoa, sul fiume Sarawak, al tramonto, arriva la scritta "Fine".
Bellina bellina questa pellicola, per altro nell'ottima qualità video del dvd Medusa. La Fenech è una bimbetta dolce e morbida, fasciata da due strisce di stoffa che a stento le trattengono i vaporosi seni; ma sul versante "gnudismo" si registrano pure diversi nudi integrali-e-non della aborigene, oltre alla sensuale "segretaria" Ivy Holzer, anche lei dispensatrice generosa di siparietti "vedo/non vedo". Non state lì a fare gli spocchia snob dicendo che "si però, la Fenech, la Benussi e la Holzer hanno sempre l'eyeliner perfetto e il capello appena cuaffato, mica sono credibili", perché questo non è Aguirre Furore di Dio, è Samoa Regina della Giungla, dai. I suoi momenti "forti" però ce li ha comunque, come la lotta tra i serpenti che culmina nel vincitore che mangia lo sconfitto (e noi ce lo vediamo tutto tutto), una roba da mondo movies, oppure la tigre che ammazza un poveraccio della spedizione (tigre vera, bella scena), oppure ancora i titoli di testa psichedelici (musica fantastica!) e certi momenti di erotismo piuttosto "oltre" per essere i tardi anni '60. Mi son proprio divertito.