
Salvare La Faccia è una coproduzione italo-argentina, nonché il terzo ed ultimo film da regista di Rossano Brazzi (con soggetto del fratello Oscar), che si firma con lo pseudonimo di Edward Ross. Una pellicola alquanto particolare, affatto banale, che mette in scena vizi e vizi (perché di virtù non ce ne sono) della classe borghese italiana post sessantottina. La vicenda è quella di Licia (Adrienne La Russa) figlia dell'industriale Marco Brignoli (Brazzi), la quale frequenta ed amoreggia con il fustacchio e profittatore Mario (Nino Castelnuovo). La loro tresca finisce sui giornali per via di un'incursione delle forze dell'ordine in una casa compiacente che permette "certi incontri" con discrezione. Lo scandalo è dietro l'angolo, anche perché Brignoli è sostenuto e foraggiato da un onorevole (senza nome), che è Nestor Garay, in procinto di diventare ministro. Per porre rimedio alla faccenda il patriarca decide di ricoverare coattamente la ragazza bisognosa di "cure", un provvedimento morale e sanitario che mette d'accordo tutta la famiglia. Licia, perfettamente sana, dovrà subire questa umiliazione, ma al suo rientro in famiglia attuerà una vendetta spietata su ogni persona coinvolta. I toni sono quelli del dramma benché si affaccino accenni e spunti thriller e financo erotici, come spesso accadeva nei film dell'epoca, segnatamente quelli ascrivibili al cosiddetto cinema di genere nostrano. Brazzi dirige elegantemente questa pellicola cercando soluzioni di regia che colpiscano lo spettatore, in particolare attraverso un montaggio talvolta alternato e frenetico, che si contrappone invece a lunghi silenzi e primi piani. Agghiacciante il finale, completamente avvolto appunto nel silenzio, che amplifica e incornicia una situazione gelidamente anaffettiva, a metà tra una lenta tortura cinese ed una natura morta. Pulitissima la fotografia di Luciano Trasatti.
Adrienne La Russa è stata un'attrice poco sfruttata dal nostro cinema, avendo partecipato ad appena quattro pellicole in un decennio tra il '68 ed il '76, un vero peccato perché oltre ad essere molto bella ed espressiva in questo Salvare La Faccia dà prova di saper gestire molto argutamente le sfumature del suo personaggio. Il quadro generale è piuttosto disarmante, dove non regnano opportunismo ed ipocrisia c'è una totale fragilità ed impreparazione nell'affrontare le situazioni. E' il caso di Paola Pitagora, sorella della La Russa nel film, che sente e compartecipa del dolore di Licia ma che, a conti fatti, non va oltre qualche lacrimuccia. Ne pagherà le conseguenze anche lei. Ma lo stesso Marco Brignoli è un uomo ritratto sull'orlo del precipizio, incapace di reagire e inchiodato alla paura di "salvare la faccia". Un po' cervellotico il piano ideato da Licia per rendere il giusto contrappasso a Mario, difficile credere che possa architettarlo ed attuarlo tutto da sola, con tale precisione balistica, ma tant'è, dobbiamo sospendere il giudizio di incredulità ed accettarlo. Spregevole il personaggio di Paterlini (Renzo Petretto), viscido come un'anguilla, il lacchè di Brignoli che cerca sempre di cascare in piedi e ricavare un tornaconto personale mediante i suoi metodi servili. Molto bella anche Idelma Carlo, la compagna di Brignoli nel film, i cui abiti di scena sono sempre glamour e vistosi, come nel caso di Licia.
Negli Stati Uniti il film esce con il titolo Psychout For Murder, rimontato e rivisto con scene nuove girate appositamente per quella distribuzione. L'incipit vede Licia già ricoverata in clinica che racconta a ritroso cosa le è stato inflitto in famiglia. C'è poi la scena del bagno nella vasca, presente anche nella nostra versione, ampliata però con una parentesi di amore solitario da parte della La Russa mediante il telefono della doccia. La vicenda di Licia è quella di una sorta di moderna monaca di Monza, attualizzata alla fine degli anni '60, calata nel mondo della borghesia industriale (e democristiana) italiana, rancida, putrescente, flaccida e traboccante di inedia. Riletta oggi, a distanza di oltre mezzo secolo, lascia abbastanza frastornati poiché il concetto di "salvare la faccia", ovvero costruirsi una reputazione, si è quasi rovesciato. Lo zeitgeist odierno prevede che per avere una faccia mediatica, apprezzata e imitata da legioni di follower bisogna fare esattamente ciò che a Licia viene rimproverato. Più Brazzi tenta di nascondere nell'ombra (in un manicomio) la figlia sbarazzina, più oggi ciò significherebbe privarla di visibilità, fama, successo, gloria e contratti pubblicitari.