Ritratto Di Donna Velata

Ritratto Di Donna Velata
Ritratto Di Donna Velata

Dal 31 agosto al 14 settembre 1975 la Rai manda in onda in prima serata cinque puntate dello sceneggiato Ritratto Di Donna Velata, in bianco e nero e per la regia di Flaminio Bollini, tra gli ideatori di quello che probabilmente è stato lo sceneggiato Rai più bello di sempre, ovvero Il Segno Del Comando, trasmesso nel 1971. Coadiuvato dalle penne di Gianfranco Calligarich e Paolo Levi, Bollini dirige un altro grande successo della tv italiana che tenne letteralmente incollati milioni di spettatori allo schermo catodico, in un'epoca nella quale la tv era come il prete che diceva messa la domenica, e senza alcun tipo di concorrenza e contraddittorio (leggi: reti private, homevideo, piattaforme in streaming a pagamento, eccetera). Oltre ad essere poi stato pubblicato più volte in dvd, lo sceneggiato è tutt'ora fruibile su RaiPlay gratuitamente. L'ambientazione è tutta toscana e si sposta da Firenze a Volterra, nel segno degli Etruschi e dei loro misteri irrisolti e sepolti, legati soprattutto al regno dei morti ed al culto dell'aldilà dell'antico popolo della Tuscia. Luigi Certaldo (non un cognome a caso) - ovvero Nino Castelnuovo - viene catapultato suo malgrado dentro queste suggestioni; di professione fa il collaudatore di auto momentaneamente in bolletta, ma ha due buone ragioni per sbattere il muso contro gli etruschi, una splendida laureanda in archeologia, Elisa (Daria Nicolodi), che deve recarsi a Volterra per ultimare la sua tesi, ed una villa appartenente alla famiglia Certaldo da generazioni, nella quale nel '700 dimorava ed espletava esperimenti di negromanzia ed alchimia un suo avo, tale Giacomo Certaldo (Mico Cundari), allievo prediletto nientemeno che di Cagliostro.

Quando l'improvvido ed ingenuo Luigi mette piede a Volterra assieme alla sempre più spaesata e misticheggiante Elisa, la sua esistenza viene letteralmente sconvolta. Piomba dentro un passato che ritorna prepotentemente, mentre trafficanti di arte sono intenti a commerciare reperti trafugati, tombaroli muoiono in circostanze misteriose e la povera Elisa si ritrova in gravissimo pericolo di vita (persino ultraterreno). Sceneggiato che fa dell'atmosfera la sua ragione sociale, mischiando presenze, spettri, esoterismo, languori, sentimentalismo, un timido umorismo, rovesciamenti di fronte e colpi di scena; un mondo che oggi ci appare lontano mille secoli magari e che fa detonare una nostalgia enorme verso certe storie, certe fantasie, verso un certo modo di intendere la televisione. Castelnuovo pare prestare il suo Renzo Tramaglino (interpretato nel '67) a questa sceneggiatura, semplicemente rivedendo e correggendo qualche spunto caratteriale durante la trasposizione da un set all'altro. Daria Nicolodi è il centro nevralgico di ogni cosa. Di una bellezza abbacinante, qui è chiamata ad un ruolo non facile, sempre sospeso tra realtà e soprannaturale, riuscendovi in modo esemplare e paradigmatico, del resto è perfettamente nelle sue corde. Nel finale poi Elisa prenderà una piega speciale che renderà ancora più fascinosa e densa la sua presenza nell'arco dell'intera vicenda. Interessante come sempre l'opportunità che queste (re)visioni offrono di imbattersi nell'Italia di 50 anni fa, nelle sue strade infinitamente meno popolate di adesso, nelle sue architetture modeste e fatiscenti, nelle auto dell'epoca, nei costumi, nel linguaggio e nei formalismi di allora. Chissà se le attuali tanto celebrate "serie tv" saranno capaci di essere documenti altrettanto apprezzabili tra mezzo secolo.

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