Riflessi Di Luce

Riflessi Di Luce
Riflessi Di Luce

Produttore e regista di Riflessi Di Luce venivano dal mondo dell'hard (benché Mario Bianchi avesse un passato abbastanza solido anche nel cinema di genere, tra spaghetti western, commedie sexy e poliziotteschi) e nel 1988 sono il motore di questa pellicola che, almeno sulla carta, prometteva grandi cose. Esclusi i film a luci rosse tout court e le commedie scollacciate, Bianchi prima di Riflessi Di Luce aveva giocato già la carta di Una Storia Ambigua con Minnie Minoprio; due anni dopo ritenta un'incursione nel soft con un cast imponente che mette assieme nientemeno che Pamela Prati, Jessica Moore, Laura Gemser, Loredana Romito e Gabriele Tinti. La storia vede Tinti, musicista rimasto invalido a seguito di un incidente nel quale ha perso pure la moglie (Gemser), che si risposa con la Prati, e si ritira a vivere in un villone dalle parti di Udine/Aprilia Marittima. Il rapporto con la Prati è burrascoso, Tinti è caduto in una forte depressione, non accetta la perdita della prima moglie né la sua invalidità, che lo fa sentire costantemente compatito. Suo figlio coltiva sogni di gloria nel mondo dell'ippica agonistica, e se la intende con la Moore; in tutto questo, per casa circola la vecchia segretaria lesbica e pure un po' stronza di Tinti (la Romito), oramai nullafacente e ingrifatissima per la Prati, alla quale cerca indefessamente di strappare amplessi focosi.

La Prati è in grande spolvero, 30enne, al massimo splendore; personalmente non l'ho mai trovata bellissima, ma è indubbio che il fisico che sfoggia è fatto di marmo di Carrara. Fatta salva una scena un po' controvoglia con Tinti (lui la obbliga con prepotenza ad espletare i "doveri coniugali") ed un'altra con Gabriele Gori -  il figlio di Tinti - che è in realtà una proiezione onirica della gelosissima Romito, la Prati sostanzialmente si dedica quasi esclusivamente a rapporti saffici con Loredana Romito. Se avete visto il film in tv vi siete sicuramente persi buona parte di questi momenti, immancabilmente tagliati (mentre il dvd Minerva li conserva integri). Poco altro da segnalare per quanto riguarda l'erotismo presente nella pellicola, poiché rimane fuori unicamente una scena di amoreggiamento tutto sommato piuttosto casta di Gori con la Moore. Non pensiate si tratti di poca roba, perché la Romito e la Prati ci danno dentro senza ritrosie, la mano di Bianchi, vecchio marchione del porno, sa come muoversi dietro la macchina da presa.

C'è invece un po' di sciatteria nelle parti "serie" del film (che mira al dramma). Piccoli particolari che però diventano fastidiose incongruenze che si sarebbero potute risolvere facilmente con un po' più di attenzione alla sceneggiatura (oltre che alle poppe delle signore). Qualche esempio: Tinti cade in depressione subito dopo la morte della moglie e questo è il motivo per il quale tratta malissimo la Prati in ogni occasione; rimane difficile comprendere come i due si siano potuti addirittura sposare. L'episodio della morte della moglie, rivisitato in flashback, appare abbastanza ridicolo; la Gemser affoga in uno specchio d'acqua più calmo di una vasca da bagno (senza un motivo valido, manco ci fossero gli squali sulle spiagge dell'Adriatico), Tinti si getta alla disperata in acqua per salvarla e sullo sfondo si vedono bellamente i patini vacanzieri che sciaguattano, una cornice non proprio da brivido. Perché poi Tinti sia rimasto addirittura invaldio (paralizzato alle gambe, senza alcun danno al trapano però) rimane un mistero, si è semplicemente buttato a due metri dalla riva. Forse è una paralisi psicosomatica? Ok, può anche essere, ditecelo però. Un giorno suo figlio lo deve portare ad una visita medica, lo conduce in carrozzina fino al Ferrari nel vialetto di casa, lo prende di peso e lo adagia nell'abitacolo, poi mette in moto e sgomma via, senza caricare la carrozzina nel portabagagli; arrivato dal medico che farà, lo porterà a spasso in collo? Ad inizio film la Prati e la Romito ingaggiano una guerra con un tubo dell'acqua a bordo piscina, il getto ha la potenza pari a zero elevato alla zero, la Prati per farsi prendere deve sostare a 5 cm dalla gomma, quasi immobile. Con un semplice dito infilato nel buco della gomma potrebbe fermare il temibile getto, invece scalcia e starnazza come se fosse stata investita da un'autocisterna dei pompieri, il tutto perché in 10 comodi minuti la Romito riesca nel proibitivo intento di bagnarle almeno la maglietta, facendo finalmente trasparire i seni. Pare una battaglia epica ma è meno di un gavettone sulla spiaggia. A un certo punto Tinti spia la Prati e Gori che, comodamente adagiati su un divano, guardano delle diapositive....in una stanza in completa luce. Sempre Gori si allena indefesso per il "gran premio" a cavallo; il suo allenamento consiste in un girotondo di tre alberi che manco le piste delle automobiline telecomandate Polistil raggiungevano un tale livello di alienazione ed autismo. E ancora, Gori conosce la Moore durante una delle sue solite cavalcate nel parco, lei arriva in moto (dal nulla...perché?....Chi è?) e rischia quasi di essere travolta dal cavallo. Fa il dito medio in segno di sfida a Gori, si fa inseguire e poi casca dalla moto come una invertebrata. I due iniziano un dialogo e dalle prime schermaglie si passa in breve al corteggiamento (anche perché la Moore è clamorosamente bella); finito il dialogo, lei gira i tacchi e va via, lasciando la moto a terra come se non fosse sua. Che senso ha tutto ciò?

L'impressione che se ne ricava è che a Bianchi freghi il giusto di queste minutaglie, lui vuole la ciccia, ed infatti indugia tantissimo nella camera da letto della Prati e della Romito. Tinti è decisamente sottotono rispetto al solito (tre anni dopo morirà di cancro), la Gemser - sua moglie anche nella vita vera - fa poco più che un cameo (smetterà di recitare alla morte del marito), senza però risparmiarsi una scena calda. La Moore, che due anni prima si era spogliata in Eleven Days Eleven Nights e nell'88 girerà pure il sequel Top Model, qui si concede poco, fa la ragazza semplice della porta accanto. La Romito è zozzissima, gonfia e strabordante di sesso; al di là delle nudità, anche semplicemente il trucco ed il modo in cui cammina la rendono una minaccia tanto per gli uomini quanto per le donne. Alla fine Riflessi Di Luce (perché poi questo titolo? Si allude alla depressione di Tinti e alla sua lenta risalita verso la gioia di vivere?) è un monumento al monumentale corpo della Prati (mi si perdoni il calambour), discutibile sul piano recitativo, molto meno sulla presenza scenica. Lungi dall'essere un capolavoro, il film è comunque meno terribile di quello che si legge in giro. Di buona presa le scene erotiche (l'amplesso sulla barca tra Gori e la Prati a colpi di champagne le vale tutte), se vi basta avrete pane per i vostri denti.

Trailer ufficiale

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