Remember

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Remember

E' ancora possibile fare un film sulla Memoria, quella con la M maiuscola, quella dell'Olocausto, dello sterminio, delle "soluzioni definitive", del sangue etnico? Nonostante quanto è già stato detto, scritto, filmato, si può ancora elaborare un discorso su queste tematiche, senza per altro che qualcuno sollevi l'obiezione dell'antistoricità, del passatismo o magari persino della noia? Totalitarismi, nazionalismi, patriottismi malsani non sembrano affatto scomparsi dalla scena mondiale, anzi; e tuttavia, poiché non ci sono eserciti in divisa che marciano col passo dell'oca, pare che quanto accaduto meno di un secolo fa appartenga oramai al Mesozoico. Deve averla pensata diversamente Benjamin August, scrittore ebreo che per la prima volta  in vita sua decide di firmare una sceneggiatura e proporla al produttore canadese Robert Lantos, il quale gradisce e gira ad Atom Egoyan. Nel 2014 il film entra in produzione. August pensa ad un protagonista anziano, convinto del fatto che un uomo maturo possa attrarre più facilmente le simpatie del pubblico e che inoltre abbia il physique du role per la storia che intende raccontare. Quell'uomo diventa l'ottantaseienne Chritopher Plummer, che nel film però ne ha una novantina. La sua missione è scovare un capoblocco di Auschwitz rifugiatosi da qualche parte nel nord America finita la guerra (reo di avergli sterminato la famiglia), per fare finalmente giustizia. Zev Guttman/Christopher Plummer risiede in una residenza sanitaria per anziani assieme a Max Rosenbaum/Martin Landau, entrambi sopravvissuti al lager, col numero tatuato sul braccio. Max si è documentato mediante il centro Simon Wiesenthal e ha stilato una lista di quattro candidati. Ha però anche scritto una lunga lettera che Zev dovrà portare sempre con sé e leggere continuamente, poiché altrimenti l'alzheimer gli resetta quotidianamente il cervello, lasciandolo perso tra facce estranee e mura che non riconosce.

Zev si imbarca in questo viaggio attraverso U.S.A. e Canada, a bordo di un pullman di linea, munito di passaporto (scaduto), pistola glock, lista di nomi e lettera memorandum. Il dolore ancora vivissimo in Zev - che ha appena perso la moglie Ruth per un tumore, ecco perché adesso è libero di compiere il proprio dovere - è pari alle difficoltà , agli impedimenti e alle goffaggini che il suo fisico stanco e consumato gli pone davanti ad ogni passo. Ciò nonostante l'uomo non si perde mai d'animo, spinto da una tenacia invidiabile, da una serenità di fondo che possiede solo chi sa di essere nel giusto. Egoyan ammalia lo spettatore innanzitutto per la grandissima eleganza formale della messa in scena. SI prende il suo tempo per raccontare, non corre e si adegua alle necessità di Zev, il suo protagonista, che accarezza con affetto evidente. Plummer è un gigante (che avrebbe meritato un sonoro Oscar per una interpretazione del genere), delicato, poetico, fragile, ma con una lucida sete di giustizia e vendetta che affonda nel più atroce e primitivo dei tormenti. Lo affiancano attori superlativi come Martin Landau e Bruno Ganz, andando a costituire un cast abbastanza atipico per età (davvero molto avanzata), ma che dimostra come il mestiere non dipenda dalla carta d'identità, anzi; l'esperienza rappresenta un valore aggiunto. Remember sa mascherarsi da thriller pur essendo fondamentalmente un film drammatico. Il gioco di specchi sulla memoria è mirabile. La malattia degenerativa che si porta via ogni giorno un pezzetto dei ricordi di Zev è un brutto mostro (del quale percepiamo plasticamente l'angoscia che comporta) e allegoricamente rimanda ai nazisti; quella memoria non può e non deve andare perduta. Infatti Zev intende onorarla dando la morte al capoblocco tedesco.

Dato che Egoyan non è un narratore qualunque, la sceneggiatura non è una sceneggiatura qualunque e Plummer non è un attore qualunque, anche l'epilogo della vicenda sfugge in tutto e per tutto alla banalità, alla prevedibilità, all'ovvietà. Il finale è da colpo al cuore e assolve pienamente alla funzione di far riflettere lo spettatore, svelando le sottigliezze, le insidie, le ambiguità della memoria e dell'essere umano, irriducibile a schemi nettamente bianchi o neri. Ciò dona una profondità enorme al film, perché scopriamo che siamo capaci di affezionarci comunque, di credere, di parteggiare e di provare sconvolgimento quando qualcosa va contro la nostra natura. Cosa ricorda Zev, cosa dobbiamo ricordare della nostra Storia, cosa è la memoria? Il mondo è un pianeta ostile per Zev e per quelli come lui, lo è sempre stato, oggi come 70 anni prima, un luogo che non si è mai dimostrato ospitale, accogliente, benevolo; tuttavia Zev è una figura costruttiva e profondamente umana (in ogni suo aspetto), il che rende tutto ancora più pietoso e lacerante.

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