Franco Prosperi, oltre ad essere stato un ricercatore scientifico nel campo dell'etnologia e dell'etologia, oltre ad essere stato uno dei pionieri in ambito subacqueo (guidò la prima spedizione scientifica subacquea italiana nell'oceano indiano, dove venne attaccato da uno squalo, e a cui ne seguirono molte altre anche sulla terra emersa), oltre ad aver scritto diversi libri, nell'ambiente cinematografico è noto soprattutto per la sua filmografia documentaristica di ambito naturalistico e antropologico. Galeotto a tal proposito fu l'incontro con Gualtiero Jacopetti. I due girarono assieme a Paolo Cavara il primo Mondo Cane nel '62 (David di Donatello, nomination all'Oscar per il commento musicale e rappresentanza a Cannes). Iniziò l'era dei cosiddetti "Mondo Movies". Tuttavia esiste anche il Prosperi cineasta narrativo, si è fatto chiamare Frank Shannon solitamente ed è stato attivo prevalentemente nel cinema di genere con titoli come Gunan Il Guerriero, La Dea Cannibale, L'Altra Faccia Del Padrino, Il Debito Coniugale, Ercole Al Centro Della Terra, fra gli altri.
Pronto Ad Uccidere è la sua incursione nel poliziottesco, o poliziesco che dir si voglia. In effetti qui il centro di interesse più che i poliziotti sono i criminali. Prosperi, forte di una sceneggiatura a 8 mani di Peter Berling, Antonio Cucca, Claudio Fragasso e Alberto Marras, ci introduce nel pieno di una guerra tra bande per il controllo della droga nel triangolo Genova, San Remo Montecarlo. Giulianelli (Martin Balsam) è un boss locale che sta per evadere dalla galera. Gli si affianca Massimo Salvadori (Ray Lovelock), rapinatore di strada piuttosto sveglio. Salvadori in realtà si chiama Torlani, è un agente di Polizia infiltrato e persegue un doppio scopo, sgominare dall'interno il cartello del malaffare e vendicare la propria madre rimasta paralizzata durante una rapina anni addietro. Gli esecutori materiali del crimine infatti orbitano nella cerchia di quei delinquenti che adesso lo hanno preso in simpatia. Mantenendo un contatto costante col Commissario Sacchi (Riccardo Cucciolla), Torlani si assume rischi continui ma, grazie alla sua determinazione, al suo intuito e ad un po' di fortuna, diventa l'uomo di fiducia di Giulianelli. Viene inviato a prelevare una partita di uova provenienti dall'Olanda (un camion che porta droga), e sarà proprio quella missione che darà la chiave di volta all'intera operazione di infiltraggio.
La storia è la più classica vicenda di vendette e poliziotti infiltrati. I binari sono dritti e lineari. Dove Prosperi insiste con maggior interesse e vigore è sulla caratterizzazione di Massimo Torlani. Il titolo è già indicativo in tal senso. L'uomo è accecato dall'odio ed è disposto a tutto pur di ottenere la sua vendetta personale, compreso uccidere senza alcuna pietà. Torlani spara in prima persona ai suoi oppositori, fredda sconosciuti, appartenenti a bande rivali e persino il suo compare di delitti Piero, col quale ha lottato spalla a spalla fino ad un minuto prima. Non solo, assiste ad esecuzioni senza battere ciglio, non ha rimorsi né pentimenti, è guidato da uno scopo al quale tutto soggiace. Lo stesso commissario Sacchi non sa fino a che punto può fidarsi di Torlani, tant'è che lo definisce una "bestia sanguinaria" mossa ciecamente solo dalla sete di sangue e non dalla logica corporativa dell'operazione di Polizia. Torlani insomma è uno politicamente scorretto.
L'unica presenza femminile del film è Elke Sommer, segretaria di Perrone (Ettore Manni), altro boss coinvolto, la quale dapprima si fa amico Torlani ma poi lo sfrutta per intascare i proventi criminali. L'ultima scena è carica di tensione, poiché il fotogramma su cui Pronto Ad Uccidere si blocca è la fuga in auto della Sommer con Lovelock che le punta, un po' sorpreso, la pistola contro. Sparerà? Titoli di coda, inesorabili. Prosperi ottimizza all'inverosimile la presenza della Sommer, che in realtà ha pochi momenti nella storia, uno di questi è ovviamente la scena d'amore con Lovelock (all'insegna del virtuosismo, tra ralenty, tramonti sul mare ed un'insolita "piroetta d'amore"). Quindi la vediamo al termine del film, come vero e proprio deus ex machina dell'intero plot. Minimo sforzo, massimo risultato.
Lovelock all'epoca era di una bellezza assoluta, un vero sciupafemmine. La sua totale dedizione alla mamma fa un po' Mario Merola, ed il fatto che compia tutto il macello che compie solo e soltanto in nome di quella carrozzella a rotelle pare un po' esagerato. Così come si spiega male il fatto che pur passando da rapinatore improvvisato e un po' sfigato venga accettato da Giulianelli come fosse l'asso nella manica in grado di risolvere qualsiasi operazione. Un po' di diffidenza sarebbe stata più plausibile, soprattutto in un ambiente difficile come quello della Malavita. Neppure si segnala per estrema verosimiglianza l'evasione di Giulianelli, pare più comlpicato passare da una cassa di un supermercato senza pagare la mortadella. Il film comunque ha ritmo, nerbo e azione (inseguimenti e sparatorie compresi) e, senza essere un capolavoro, soddisfa lo spettatore avvezzo al genere. Discreta regia, fotografia e musiche; tutto incisivo ed efficace pur nella sua semplicità.