Profondo Rosso

Profondo Rosso
Profondo Rosso

"E' il film per il quale sono più conosciuto nel mondo, dall'Oriente all'Europa e gli States; e uno di quelli che mi è venuto meglio" - dice Argento su Profondo Rosso, dal quale ci separano oramai quasi un quarantennio. Come sostiene anche la critica seria, Profondo Rosso segna la svolta di carriera di Argento, dalla fase puramente thriller a quella horror. Manco questo è totalmente vero, perché contaminazioni dell'una e dell'altra convivono in Argento sin da L'Uccello Dalle Piume Di Cristallo, né si può dire che Profondo Rosso sia un horror tout court, pur abbondando in motivi splatter e di sangue esplicito. C'è tutta un'estetica della morte, dell'assassinio soprattutto, che è andata consolidandosi film dopo film e che qui trova la sua coerente sublimazione. Il film si sarebbe inizialmente dovuto chiamare La Tigre dai Denti A Sciabola, poi per fortuna Argento ha capito che avrebbe estenuato gli spettatori con tutto lo zoo ed ha partorito un titolo di cesura ma sempre altamente evocativo (ed evidentemente ispirato al rock dei Deep Purple che gradiva assai).

Fa abbastanza impressione rivedere il film oggi, dopo i fantasmi dell'opera, le terze madri e i Dracula, perché non pare per niente si tratti dello stesso regista. Non c'è un singolo elemento che possa creare una liaison tra quel regista lì e quello che abbiamo oggi. Non la assoluta maniacale cura dei dettagli, non l'estrosità delle riprese, non l'intuito nello scovare artisti che potessero garantire un grande commento sonoro, non la fotografia, non le invenzioni di sceneggiatura, non il montaggio serrato, non la visione (e la visionarietà) d'insieme, non la recitazione. Intendiamoci, pure nel '75 Argento gli attori non li faceva recitare e però, se di partenza hai del buon materiale, ci sta anche che ti vada liscia, e che il meccanismo giri da sé. David Hemmings senza essere Orson Wells, non era manco Thomas Kretschmann, la Nicolodi, Lavia, Clara Calamai sono ottimi, in grado di sopperire con del proprio alla eventuale lacuna in termini di direzione artistica. Questo lo puoi fare quando hai mestiere ed una buona sceneggiatura che ti dà il passo. Anche qui, non è che Profondo Rosso non abbia le sue sconclusionatezze, le sue approssimazioni a livello di testo scritto, ma rimangono delle tollerabili leggerezze che si perdonano volentieri ad un regista che ci porta dove vuole, con incredibile maestria e naturalezza. Dettagli, dettagli, dettagli, Macha Méeril che sputa acqua senza riuscire ad ingoiarla, i tramezzini di Eros Pagni, la nenia infantile, occhi in primo piano truccatissimi di nero, dialoghi in campi lunghissimi nel mezzo ai finti/veri monumenti romani (film ambientato a Roma ma girato a Torino), traduzione in celluloide di una tela del pittore americano Hopper ("Night Hawk") molto amato da Argento (il bar nel quale suona Lavia), infinite schermaglie romantiche a far da contraltare al sangue, ogni singolo personaggio, anche il più periferico, curato e dotato di una sua credibile tridimensionalità.

Su tutto svetta mostruosamente la musica dei Goblin, che a mio parere si caricano sul groppone un'alta percentuale della riuscita e del successo del film. Dite quello che volete, ma senza la loro O.S.T. Profondo Rosso sarebbe stato molto meno (e Argento voleva i Pink Floyd, gli E.L.P. e i suddetti Deep Purple). La querelle fu infinita col jazzista Gaslini, svogliatamente coinvolto nel progetto, ma sempre impegnato altrove, tant'è che Argento, preso dalla disperazione dopo che il gran maestro se ne era andato sbattendo la porta, affidò tutto in blocco ai Goblin. Il disagio dei momenti più crudi e violenti del film deriva anche dalla scelta di ancorare a situazioni molto reali le morti e le aggressioni che subiscono i personaggi. La pistolettata - come racconta il co-sceneggiatore Zapponi - è un evento che tutti capiscono ma che appena l'1% della popolazione ha provato sulla propria pelle; mentre una scottatura da acqua bollente o sbattere contro un maledetto spigolo è qualcosa che abbiamo addosso, ci è successo prima o poi, i nostri neuroni sanno di cosa si sta parlando. Naturalmente Argento eleva all'ennesima potenza, quindi l'ustione da acqua bollente è totale e urticante, così come lo spigolo non prende lo stinco ma la bocca, i denti. Al realismo degli "infortuni" e del racconto cronachistico si contrappone la svolta "soprannaturale" di Argento, che ci scaraventa nella parapsicologia, nella telepatia, nel sensitivismo, con presenze maligne e percezioni di eventi accaduti anni addietro. Una scelta che Argento rivendicherà ancora nei fiabeschi film successivi come Suspiria e Inferno.

Il personaggio della Nicolodi, una giornalista volitiva che non prende mai i "no" come una risposta accettabile, pare sia ispirato sia al vero carattere della Nicolodi (non ne dubitiamo) sia alle esperienze del primo Argento giornalista. Il flirt tra i due nacque sul set, con Argento reduce dalla separazione da Marilù Tolo (della quale si vede una foto nel film, la getta la Nicolodi nel cestino dopo averla scoperta sulla scrivania di Hemmings). Lo svelamento dell'assassino si fa contorto da quando entra in scena la villa degli orrori, ma sappiamo bene che prima, molto prima, tutto era già stato risolto, addirittura mostrato. E' lo stratagemma del fotogramma rivelatore che Argento ci dà ad inizio film. Abbiamo sempre avuto in mano le chiavi del mistero, bastava ripescarle nel subconscio, come è costretto a fare lo stesso Hemmings. Visto e rivisto, pare persino impossibile che non ci se ne accorga, è così evidente! E tuttavia, alla prima in quanti avevate notato, capito? A livello di purezza del racconto, credo che Profondo Rosso sia oggettivamente il miglior parto di Argento di sempre, anche se poi affettivamente tendo a preferirgli Inferno, ed è indubbio che pure Suspiria rivaleggi con questo quanto a climax artistico della carriera del regista.

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