
Titolo poco frequentato, mai edito in dvd in Italia, rarissimi passaggi televisivi, poche informazioni online. Regia di Sergio Pastore, quello di Sette Scialli Di Seta Gialla (forse l'unico suo titolo edito nel mondo post vhs), film immediatamente precedente a questo, nonostante tra i due trascorra un lustro. La cifra è quella del cinema di genere, che caratterizza un po' tutta la carriera del regista cosentino. Stavolta siamo dalle parti della commedia sexy, anche se il pregio (o il difetto) di Occhio Alla Vedova! è quello di mettere troppa carne al fuoco, senza approfondire mai veramente niente. Siamo in Sicilia, dove Giovanna Lenzi è sposata con Enzo Cerusico, manovalanza della Mafia. Il furbone però inscena un incidente colposo e scappa all'estero con 100 milioni del Signorotto locale. Si sospetta che l'incidente sia una farsa, e la Lenzi viene messa sotto "protezione" per spiarne le mosse. Succede però che assieme al cassamortaro del paese, la procace donnona eredita una fortuna, a patto che si risposi proprio col becchino. E matrimonio sia. Subito dopo le nozze il malcapitato schiatta alla sola vista delle tette possenti della Lenzi, la quale parte per Marsiglia, dopo aver avuto una soffiata riguardo all'ex coniuge. Qui, trasvestita da "svedese", lo abborda e ci finisce a letto; i due si scoprono vicendevolmente e ritrovano l'amore perduto, anche se prima ci sono da evitare le lupare dei picciotti arrivati dalla Trinacria. Naturalmente tutto è bene quel che finisce bene, e i neo fidanzatini possono godersi malloppo malavitoso ed eredità.
Pastore fa in tempo a metterci tutto, la commedia scollacciata (con una Lenzi che promette tantissimo e fa vedere pochissimo), il Mafia movie (all'acqua di rose), lo slap stick con le torte in faccia e le cadute rovinose, il tutto condito da stereotipi, caratteristi in quantità industriale e musichette "terrone" adatte alla bisogna. Il primo problema è che il film non fa mai ridere. Il secondo problema è che l'aspetto erotico, ancorché inserito in un contesto comico, si limita a far immaginare quanta grazia la Lenzi ha ereditato da Madre Natura ma, in soldoni, sono forse tre in totale le scene in cui concede appena un topless. E per tutto il film vediamo sempre e soltanto lo stesso capo di lingerie, un corpetto che la donna indossa senza mai levare per via di un voto alla Madonna (scusa perfetta per fare economia sul set e magari accontentare un'attrice con poca voglia di mostrarsi). Il cast è terribile, non c'è un attore degno di tal nome, ma una schiera di caratteristi (beceri) che tiene in piedi la pellicola. La vera attrice la si vede sul finale; inspiegabilmente fa una comparsata - totalmente assurda - Sylva Koscina, nel ruolo di se stessa mentre beve un caffè a Marsiglia. Ho visto il film per curiosità archivistica, ma in tutta sincerità non vedevo l'ora che finisse. Mi pare un fallimento sotto ogni aspetto.