Nodo alla Gola

Nodo alla Gola
Nodo alla Gola

Nodo alla Gola è un interessante esperimento di Alfred Hitchcock. All'epoca il regista era già una star, tanto da indire conferenze stampa sul set del film, alle quali partecipava solo lui, non il cast degli attori ma lui, difronte ai giornalisti, che lo lisciavano a dovere e lo incalzavano con domande sul film in lavorazione. Tratto dalla pièce Rope (pure il titolo originale del film) dell'inglese Patrick Hamilton, a sua volta ispirata ad un vero fatto di cronaca avvenuto a Chicago, il film venne riadattato per gli States. Hamilton infatti parlava esplicitamente di omosessuali e aveva diviso i suoi personaggi secondo una visione classista e un po' snob tipicamente albionica. La Warner Bors al solo pensiero di mettere dei soldi in un film con degli "invertiti" tremò fino alle fondamenta, e costrinse Hitchcock a rieditare una sceneggiatura nella quale la parola "omosessualità" non venisse mai pronunciata, "quelli" non dovevano esserci nel film. Il vecchio Alfie si affidò al suo team di fiducia, prima il trattamento poi la sceneggiatura vera e propria vennero limati e controlimati, col risultato che il film suggeriva chiaramente un rapporto omosessuale ma non lo esplicitava mai. Guardando Farley Granger e John Dall, si ha subito l'impressione che gatta ci covi, la recitazione dimessa, emotiva e "femminea" di Granger in particolare ti martella le tempie con quella parola che la Warner aborriva (ghey, ghey, ghey!). Nella piéce inglese pure il professorone James Stewart era sessualmente orientato contromano, e aveva addirittura avuto una storia ai tempi dell'università con uno dei due protagonisti, questo spiega anche il perché del tanto imbarazzo quando lui compare sulla scena dopo il delitto. Granger e Dall hanno paura di essere scoperti da Stewart, sia per la sagacia e l'arguzia dell'uomo, ma anche perché tra loro c'è un legame, un'empatia emotiva che li porta ad essere disarmati e indifesi al cospetto di Stewart.

La trama è presto detta, alla prima inquadratura utile Granger e Dall uccidono un loro compagno di studi per il puro piacere di farlo, annebbiati dalle teorie sociologiche studiate all'università, infarcite di superomismo nietzschiano, secondo le quali l'omicidio è una cosa riprovevole per molti, ma una sublime delizia per pochi, ai quali è concesso di commetterlo, in quanto esseri superiori, svincolati dall'inumana obbedienza alle leggi della moralità e dell'etica. Infatuati da tanto potere, i due non solo diventano assassini, ma inscenano un ricevimento in casa subito dopo il delitto, proprio per sfidare i commensali, che gozzovigliano bellamente con un cadavere fumante nascosto in un vecchio cassettone italiano posto al centro della sala. Sin dal primo minuto sappiamo che gli assassini sono loro e la tensione è data dunque non dal disvelamento dei colpevoli, ma dal sottile gioco che la presenza fisica, effettiva del cadavere provoca. Per alcuni, non mostrare l'omicidio, suggerirlo ambiguamente e far muovere i personaggi attorno ad un cassettone forse pieno forse vuoto, avrebbe causato ancora più tensione e angoscia, ma Hitchkock non volle osare tanto; piazzò subito l'omicidio ad apertura di film, a scanso di equivoci, e si divertì con il suo giochino intellettuale di far gravitare dei bravi borghesi timorati di Dio attorno ad una cassa da morto.

Tecnicamente il film è una vera impresa; onde ricreare l'effetto "teatro", Hitchcock voleva girare il film come fosse un flusso unico, una sola ripresa dall'inizio alla fine della storia, ovviamente nel rispetto di unità anche di spazio e luogo. I rulli delle pellicole però duravano solo 10 minuti; Hitchcock girò quindi molteplici piani sequenza che ogni 10 minuti, con un trucco, dovevano interrompersi (un ossimoro, poiché il piano sequenza è tale proprio perché non ha interruzioni). Oggi, l'espediente usato da Hitchcock può apparire plateale e grossolano, ma per il 1948 era molto fine; al termine del rullo Hitchcock zoomava sulla schiena dei personaggi, fissandosi sulla giacca per poi allargare nuovamente l'inquadratura e proseguire la scena; apparentemente ciò dava l'idea di un semplice movimento di macchina, in realtà tutto il set si fermava, e riprendeva poi esattamente da quel punto. A suo modo geniale. Per consentire agilmente i movimenti della macchina da presa, arredi e scenografie venivano spostati in tempo reale, durante la recitazione (Stewart infatti si lamentava di rumori assordanti). Molto originale anche lo sfondo della stanza, una finestra che dava su New York, un "cyclorama" (una perfetta riproduzione in miniatura di 35 miglia del profilo di New York illuminato da 8000 lampadine a incandescenza e da 200 insegne al neon per le quali erano stati utilizzati 150 trasformatori). Un particolare relegato in background, ma incredibilmente cervellotico (e realistico).

La versione italiana ed il relativo doppiaggio stravolgono il senso dell'omicidio: nella versione originale i due assassini commettono il delitto per il puro piacere estetico di compierlo, mentre nella versione italiana i dialoghi incespicano su una presunta non intenzionalità, una fatalità inspiegabile, visto che vediamo chiaramente Granger e Dall strangolare fino alla morte la vittima, con tanto di guanti infilati, giusto per dire che la "fatalità" era ampiamente premeditata. Alla sua uscita il film fu male accolto, alcune associazioni sociali ed educative americane ne condannarono il contenuto indicandolo come pericoloso, in Europa alcune sale si rifiutarono di proiettarlo, pretendendo dalla Warner la sostituzione con un'altra pellicola.

Trailer ufficiale

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