L'esordio di Tony Scott alla regia di un lungometraggio (dopo un'ampia carriera fatta di videoclip, migliaia) avviene con la trasposizione del romanzo "The Hunger" di Whitley Strieber. Soprattutto avviene all'insegna di un'eleganza formale vertiginosa. Per la verità, dovendo riscattarsi da una scommessa persa con il fratello Ridley, Tony aveva già girato per la televisione francese un adattamento da Henry James nel '75. La letteratura dunque sembrava essere il battesimo ineludibile per il regista britannico, nonostante poi acquisterà fama soprattutto per pellicole testosteroniche, adrenaliniche e decisamente commercial-popolari come Top Gun e Beverly Hills Cop II. Ed invece a guardare un film come Miriam Si Sveglia A Mezzanotte (pessima rititolazione di The Hunger) si rimane estasiati dalla bellezza della fotografia, dall'uso del montaggio degno di un cineasta smaliziato e di grandissima esperienza, dalla raffinata sottigliezza con la quale Scott porta avanti una sceneggiatura nella quale la parola vampiro non viene mai pronunciata, nonostante di quello si tratti. Al netto della trama, prima di tutto allo spettatore arriva lo stile, la "patina", l'accuratezza, il bel tratto delle immagini, delle luci, delle scenografie piene di veli che giocano con il vedo-non vedo, per non parlare degli effetti sonori, delle luci crepuscolari di contro a quelle al neon, ed infine della infinita magnificenza aristocratica del volto e del corpo di Catherine Deneuve (vestita per l'occasione da Yves Saint-Laurent), totem perfetto per un film del genere (anche se è davvero stupefacente che abbia accettato un ruolo così "estremo"). Certamente il curriculum di Scott maturato nel mondo dei videoclip lo aiuta tantissimo; l'incipit del film è un vero e proprio videoclip (dei Bauhaus, intenti ad eseguire "Bela Lugosi Is Dead", non senza una certa ironia nera...). Da lì in poi inizia il viaggio nel lusso e nella decadenza, seguendo sentieri di destini ineluttabili ai quali pare non potersi opporre nessuno. Vedendo The Hunger ho avuto la netta sensazione che ad esempio Russell Mulcahy abbia tratto qualche ispirazione per il suo Highlander, mi riferisco in particolar modo al montaggio, alle luci, al suono.
Miriam Si Sveglia A Mezzanotte si gioca la carta David Bowie sacrificandolo dopo appena 1/3 di pellicola, come niente fosse. Quindi sopraggiunge Susan Sarandon, che costruisce con la Deneuve una complicità erotica che fa vibrare lo schermo (anche se in questo caso le nudità dell'attrice francese sono controfigurate), mentre visioni di un arcaico passato si incrociano con musiche gotiche e tramonti newyorkesi spinti al limite cromatico consentito (e oltre). Nei momenti clou il film spinge su di una cattiveria inaspettata (penso alla scena della bimba che suona il violino, o all'olocausto di Susan Sarandon. La sceneggiatura rimane volutamente poco chiara in alcuni passaggi; ad esempio non è spiegato il perché ad alcuni immortali sia concesso di vivere eternamente giovani mentre ad altri sia concesso solo in uno stato di vetusto dormiveglia, perché la Deneuve fa la fine che fa, perché i suoi amanti secolari improvvisamente si risvegliano, e poi perché, perché ed altri perché. Che relazione c'è tra gli esperimenti in laboratorio con le scimmie e la stirpe dei succhiatori di sangue? Scott pare voler suggerire un nesso per tutto il film ma poi quelle due rette parallele finiscono per rimanere tali, senza incrociarsi. E tuttavia ha poca importanza che ogni dettaglio venga dispiegato, poiché The Hunger è anche e soprattutto un film di atmosfera, di suggestioni di visioni disturbanti ed eccitanti al contempo, ed il fatto che una parte di mistero permanga finisce col donare un certo fascino ulteriore alla pellicola. Il finale ha un che di posticcio (ed incoerente), e questo si spiega perché venne effettivamente appiccicato in zona Cesarini al film, per lasciare aperta la strada ad un eventuale sequel. La domanda che il personaggio di Susan Sarandon si pone e se vuole continuare a vivere con la maledizione addosso, e le sue azioni indicano inequivocabilmente la risposta. Il finale arriva a contraddire tutta l'evoluzione psicologica del suo personaggio. Così come in effetti per tutto il film la Deneuve è presentata come indistruttibile, salvo poi.... Piccolo cameo anche per Willem Dafoe, (è uno dei balordi che aspettano di telefonare alla cabina, mentre c'è la Sarandon).