Mark Il Poliziotto

Mark Il Poliziotto
Mark Il Poliziotto

Lancio in Italia nei primi anni '70 vendeva cinque milioni di copie, per un numero di lettori stimati attorno ai 15 milioni, praticamente un italiano su quattro. Numeri impensabili oggi per qualsiasi rivista. Da qui dovete partire per analizzare il sorprendente fenomeno Mark il Poliziotto. Dardano Sacchetti, deus ex machina della sceneggiatura cinematografica italiana, scrive come suo terzo soggetto (dopo Il Gatto A Nove Code e Reazione A Catena) quello relativo ad un poliziotto giovane e un po' casual, che va in giro col capello lungo, i jeans, ha un approccio all'americana, abbastanza easy e disincantato, e forse si fa addirittura le canne. Lo propone ad una casa cinematografica; piace, viene preso in considerazione ma poi messo in un cassetto, per motivi di fallimento mi pare. Un paio d'anni dopo viene rispolverato dalla P.A.C. (Produzioni Alats Consorziate), il film si farà e sarà Stelvio Massi a dirigerlo, il quale a sua volta viene dal discreto Squadra Volante. La pellicola non viene costruita a vanvera ma si pianifica scientemente un possibile, sperato, successo commerciale. Già di per sé il "genere" al cinema è sinonimo di "popolare", ma si cerca di esaltare ulteriormente questo aspetto andando a scegliere un protagonista che funga da gancio per portare il pubblico in sala. E torniamo a Lancio; Franco Gasparri era uno dei volti maschili di punta della casa editrice, e se anche solo una parte dei suoi lettori (o meglio, lettrici) si fosse sentita incuriosita di vederlo al cinema, l'incasso sarebbe stato più che soddisfacente.

La sceneggiatura è semplice e lineare, nessuna fatica a seguirla. Mark Terzi (Gasparri) è un poliziotto molto diretto e concreto, con qualche grana con i suoi superiori per il fatto che non si attiene scrupolosamente al regolamento. Con il suo secondo, il Brigadiere Bonetti (Giampiero Albertini), prende ogni indagine di petto, costi quel che costi. Ha un conto aperto con Benzi (Lee J. Cobb), il più potente industriale della città, che Mark è convinto essere anche un trafficante di droga. Entra in contatto con una giovane eroinomane di nome Irene (Sara Sperati), che segue da vicino nel tentativo di farla disintossicare, e sperando anche che il giro dello spaccio possa portarlo a Benzi. - SPOILER: Mark naturalmente ha ragione, Benzi esporta sotto copertura (con dei giocattoli) la droga, ed è proprio quando sia Bonetti che Sara vengono uccisi (il primo in un agguato, la seconda tramite un'overdose), che Mark sferra l'attacco finale a Benzi, dopo averlo inseguito per mezza città.

Nonostante l'epocale successo di pubblico, che in effetti ci fu, e nonostante lo sviluppo di una saga costituita da tre film (arriveranno Mark Il Poliziotto Spara Per Primo e Mark Colpisce Ancora, come l'Impero) devo dire che a me questo film non pare tra i migliori di Massi. Leggo tra le note critiche che si è edulcorata l'azione, la violenza ed il sesso, proprio per renderlo un prodotto di più largo consumo possibile, per portare al cinema anche il pubblico normalmente non sensibile al poliziesco all'italiana, magari le famiglie al completo chissà, certamente le ragazzine che stravedevano per Gasparri e che mai e poi mai sarebbero andate a vedersi un poliziottesco con i cerchioni delle Alfa Romeo che schizzavano in curva a favore della macchina da presa. Commercialmente la strategia ha successo, sul piano dei contenuti però Mark Il Poliziotto non mi ha convinto. A forza di sottrarre e rimasto poco (un po' come per il Black Album dei Metallica, leva leva...che rimane?). Massi non infonde una grandissima personalità nelle scene, salvo qualche eccezione (ovviamente la band di rapinatori che Mark sgomina da solo, con un semplice caricatore della sua pistola, e con tanto di rovesciamento ultra spettacolare dell'auto.... a proposito, un'Alfa Romeo naturalmente). Il ritmo latita, tutte le altre componenti prima elencate pure. Gasparri è belloccio ma non si può decantarne le grandi doti espressive (a volte è proprio uno stoccafisso). E' un po' tutto troppo tirato via, scialbo, inconsistente, e la semplicità tanto ricercata si rivela un'arma a dopio taglio per lo spettatore più raffinato, dato che fa rima con banalità.

L'altro Stelvio, Cipriani, musica le imprese del poliziotto con temi "familiari", che è possibile ritrovare in altri poliziotteschi del periodo. Mark entra in Polizia quasi per caso; dopo il '68, al quale partecipa attivamente, e dopo l'Università, fa sette concorsi ed il primo che vince è quello nelle Forze dell'Ordine. Oplà, eccolo indossare la divisa (anzi, neppure, visto che non la porta) e operare per il bene e la giustizia, di cui gli importa relativamente. Non è un fogato come Maurizio Merli, è uno che fa un lavoro in cui alla fine si assicurano i criminali alle patrie galere (o al camposanto), ma senza avere la bava alla bocca. Anche il modo in cui tratta la Sperati è distaccato e persino cinico. Terribile predestinazione quella di questa attrice, che nella realtà come nel film muore per overdose. Vagamente abbozzata anche la figura del Questore (Giorgio Albertazzi) forse corrotto, forse no, manco lo capiamo. Atroce il finale, in cui Mark si ritrova davanti a Benzi senza sapere come e perché ci sia riuscito, semplicemente andava chiuso il film e basta. Faccia da caratterista quella dello spacciatore Gruber, che infatti è il campione europeo dei pesi medi e superwelter Juan Carlos Duran (motivo per il quale, la goffa scena nella quale Mark gliele suona di santa ragione fa un po' tristezza). Per un estimatore del poliziesco all'Italiana dubito che Mark Il Poliziotto possa rappresentare una delle vette del genere, anche se rimane agli atti come un episodio con il quale, paradossalmente, il cinema bis esce dai suoi angusti confini proletari per imporsi a livello quasi mainstream.

Trailer ufficiale

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