
Luna di Fiele è la trasposizione filmica dell'omonimo romanzo di Pascal Bruckner. Capita molto raramente di rimanere delusi da un film di Polanski, praticamente mai. Questa, almeno per me, è stata l'eccezione che conferma la regola. Il film è pretenzioso, "pretenzia" sui rapporti amorosi, sulle gerarchie che vi si instaurano all'interno, sulle dipendenze, sui ricatti. Demolizione sistematica dell'amor di coppia insomma, alla maniera di Polanski, claustrofobia e asfissia applicata stavolta all'ammmore, quello istituzionalizzato in lui+lei. Della serie, prima guardate questo film, poi col kaiser che spedite le partecipazioni di nozze. La trama: A bordo di una nave in crociera, una coppia inglese (Hugh Grant/Kristin Scott Thomas) è coinvolta nelle ammorbanti fantasie sessuali di uno scrittore americano condannato sulla sedia a rotelle (Peter Coyote) e della sua splendida moglie francese (Emmanuelle Seigner), che li seduce entrambi, spinta dal marito. Il giovane Grant ascolta la storia dello scrittore, nel far questo la coppia vede incrinarsi progressivamente le certezze del proprio amore. Grant si rode dal poter inzuppare il biscotto nella tazza della Seigner, che però se lo liscia se lo liscia...ma poi si porta a letto la moglie. Finalone shakespeariano con ecatombe calibro 9.
"Ogni rapporto d'amore è un rapporto di potere", sia che si tratti della torbida coppia sadomaso Seigner/Coyote, sia che si tratti dei candidi sposini Grant/Scott Thomas; ok d'accordo, ma poi la storia non decolla, non coinvolge. I momenti di crudeltà ci sono, e lì forse Polanski dà il meglio di sé, spesso però, durante la visione, si affaccia pure un senso di noia. E poi, tanta elucubrazione genera aspirazioni elevate per una degna conclusione della storia che sia sufficientemente sorprendente e filosoficamente pregna....altra illusione, purtroppo. Le intenzioni di Polanski sono ulteriormente martoriate dalla fissità della Seigner (sua moglie, il che spiega tante cose) e da uno Hugh Grant poco "polanskiano". Anche riguardo all'erotismo...mah, giusto la scena del latte ha effettivamente un certo appeal, per il resto, si osserva da entomologi del fetish. Il film in realtà è assai celebrato a destra e a manca, vuoi perché Polanski non è proprio l'ultimo stronzo con la macchina da presa, vuoi perché quando si costruiscono castelli in aria pseudofilosofici, pare sempre che ci sia da capire chissà cosa che ci sfugge, e allora ti dici: "mejcojoni, non ho capito quello che c'era da capire....figo, allora è difficile!". Invece Polanski, furbetto, mette in scena con maniera, ti arrovella coi dialoghi, ti stordisce con la Seigner in autoreggenti e impermeabile di latex, ma poi, stringi stringi, procede abbastanza convenzionalmente, a mio modesto parere, senza avere il consueto guizzo che invece gli appartiene. Per carità, sempre meglio Luna Di Fiele che Gatta Alla Pari con Antonio Zequila, però era lecito aspettarsi ben altro da un gigante come Polanski. Tre stellette del Mereghetti del tutto incomprensibili (ma , come è noto, il Mereghetti applica il celebre schema del mondo al contrario....). Divertente la definzione, letta da qualche parte, di "Titanic della Passione".