Jean Aurel è un romeno naturalizzato francese che dirige 14 film, ne scrive più del doppio (fra questi Finalmente Domenica!, La Signora Della Porta Accanto e L'Amore Fugge per Truffaut, Il Buco, il primo film per Philippe Leroy, Quartiere Di Lillà per René Clair), e recita come attore in un paio. Con la Bardot lavora parecchio, come in questo Les Femmes (1969) pellicola solare allegrotta, disimpegnata e un po' stupidotta. I pruriti della stagione del '68 sono alla base di ogni dialogo del film, e della leggerezza e vacuità dei personaggi coinvolti.
La storia è quella di Maurice Ronet, scrittore indebitatissimo, che giunto all'ennesimo libro non sa più cosa scrivere. La sua unica ispirazione sono le donne, ma si è stancato anche di loro; non intende legarsi, ama la libertà, la novità, l'imprevisto, ed invece ogni volta la femmina del caso intende ingabbiarlo. Si ritrova così a promettere matrimoni a destra e a manca, eludendo sistematicamente l'impegno, per poi passare ad una nuova conquista. Ha una sua tecnica rodata e ben precisa, che comincia sempre con: "In te convivono due donne...". Ne sperimenta di tutti i colori, virginali, disinibite, atletiche, caucasiche, orientali, fino a che la noia lo assale, pare irrimediabilmente. Il suo editore, nella speranza di riguadagnare il denaro perduto sin lì, gli organizza un viaggio in Italia con una nuova segretaria. Il contratto prevede che la donna sottostia a qualsiasi esigenza manifestata dallo scrittore, giorno e notte, professionale e non. Praticamente una schiava. Questo, nell'idea dell'editore, darà a Ronet il piacere della compagnia femminile, senza la gabbia dell'impegno. Il ruolo è affidato alla Bardot, tutt'altro che convinta delle sue mansioni, ma interessata al lauto stipendio, e bastian contraria per natura. Inizia il viaggio in treno, Ronet detta quotidianamente la sua narrativa sentimentale, mentre tra i due inizia un gioco di seduzione, condotto dalla Bardot. La bionda Madonna di Francia irretisce ad ogni pie' sospinto lo scrittore, facendolo innamorare e ardere di desiderio. E proprio quando Ronet pare sul punto di cedere, rifiutare ogni altra donna e convolare a nozze con la Bardot.... - SPOILER: le vecchie abitudini si rimpossessano di Ronet, che molla la Bardot, assume una nuova segretaria, e ricomincia il suo consueto tran tran erotico-sentimentale.
Les femmes, le femmine, sono la maniacale passione di Ronet, il suo unico ed esclusivo obbiettivo di vita, le vuole possedere, vincere, sconfiggere, a tratti anche umiliare (come nel caso della timidissima brunetta costretta a posare nuda per una classe di studenti d'arte, lei che si vergognava anche di farsi vedere nuda dall'uomo amato). Non ci sono grandi significati allegorici da ricercare nella pellicola di Aurel, il film pare proprio quello che sembra, frizzi e lazzi intorno a cose d'amore, vestitini sgargianti, minigonne, coppie ritratte sempre e solo in superficie, corteggiamenti e felicità fugace e momentanea. Ronet è un libertino, la sua natura non può cambiare, e la sua vita non differisce dalle gesta settecentesche di un Casanova. La Bardot affronta il suo ruolo trentacinquenne, non proprio in sintonia col suo personaggio, più sbarazzino e "giovanile". Nel '69 B.B. è già un'icona universale del sesso e della femminilità, le si richiede solo di attraversare i fotogrammi con le sue camminate, i suoi sguardi, la sua seducente sicurezza. Pochi anni e pochi altri film la separano dall'abbandono al cinema. Contrariamente alla Monroe, la Bardot non intendeva farsi manipolare e distruggere dallo show biz, e prima del suo quarantesimo compleanno annunciò il ritiro dalle scene, dopo oltre cinquanta titoli e qualche album discografico. Dagli anni '70 inizia la sua seconda vita di sostenitrice dei diritti degli animali.