L’Attenzione

L’Attenzione
L’Attenzione

Non è un mistero che a partire dalla riscoperta della Sandrelli con La Chiave da parte di Tinto Brass, l'attrice toscana conobbe una seconda giovinezza artistica che sulle prime spinse molto sul versante erotico. Dopo Una Donna Allo Specchio di Paolo Quaregna (1984) è il turno di questo L'Attenzione, tratto da Moravia, spunto frequentissimo per il cinema erotico del periodo, quello fatto di sesso sempre un po' dolente e cerebrale. La sceneggiatura è di Giovanni Soldati, anche regista, in collaborazione con Sonego e Colonna, addirittura sei mani e tre teste per un copione che non è poi così articolato e ricco di sfumature. Siamo dalle parti del solito erotico italiano degli anni '80, patinato ma non troppo, con grandi interni, un cast sbilenco fatto dalla bella interprete del caso e dal partner arruolato magari un po' a buon mercato tra le facce minori delle agenzie di casting. Qui c'è il capriccio di vedere assieme Amanda e Stefania Sandrelli, madre e figlia, in un film erotico, non proprio una cosa di tutti i giorni. E' vero che come erotico il film è tutto sommato casto e contenuto a livello di scene, ma concettualmente invece è piuttosto trasgressivo poiché l'incesto è dietro l'angolo. Alberto (Ben Cross) è un giornalista giramondo che ha uno strano patto con la moglie Livia (Stefania Sandrelli) - voluto da lui, subito da lei - niente sesso. Insieme hanno una figlia, Monica (Amanda Sandrelli), piuttosto perspicace, che ha perfettamente chiari i termini matrimoniali dei propri genitori, così come sa che Alberto in realtà frequenta altre donne con le quali il sesso lo consuma eccome. Esasperata dalla castità, Livia arriva a organizzare gli incontri del marito a sua insaputa, spiandoli in un misto di piacere e sofferenza, surrogati dell'amore che le è negato. - SPOILER: Spintisi entrambi fino agli estremi di questo legame sentimentale particolare, Alberto e Livia vanno in corto circuito quando nell'appartamento boudoir Alberto trova ad aspettarlo Monica. Dapprima è scioccato e sembra voler cambiare registro, ma poi finisce col trovarsi per davvero con la figlia sul punto di amarla in quella casa. Livia li scopre e fugge via per poi avere un terribile indicente d'auto, senza che venga chiarita la sua fine. I due si rivedranno dopo molti mesi, al ritorno di Alberto dall'ennesimo viaggio all'estero per lavoro. Sul volto di entrambi c'è una manifesta voglia di ricominciare. Tutto ciò che abbiamo visto è veramente accaduto o è stato solo frutto di una fantasia? Ai posteri l'ardua sentenza.

L'Attenzione si trascina un po' stanco e noioso, si sussulta solo al vedere le belle donne che lo popolano, la sempre sensuale Sandrelli, la bellissima figlia Amanda (qui 21enne), le notevoli Claudia Cavalcanti e Elena Pompei. Viene il dubbio che Alberto sia rimasto psicanaliticamente segnato dal primo incontro con Livia prima che diventasse sua moglie. La ragazza, all'epoca barista, lo concupisce e lo seduce per poi accettare del denaro, una compravendita che non era nata come tale ma di fatto lo diventa. Da quel momento Alberto pare riesca ad approfittare solo di situazioni speculari, ovvero giovani donne da pagare  (con finta ritrosia da parte loro) in un appartamento. Tuttavia se nelle pagine di Moravia questo aspetto poteva avere chiaroscuri diversi e sottili, qui non viene sostanzialmente approfondito, rimanendo una specie di dettaglio sullo sfondo, puro folclore. Lo stesso dicasi per l'apoteosi con Amanda Sandrelli, che per altro scopriamo non essere la sua vera figlia, il che in qualche misura dovrebbe edulcorare la gravità della trasgressione del tabù parentale. Genetica e contesto socioculturale confliggono? Non lo sapremo mai perché Soldati scegli di non addentrarsi così in profondità. L'Attenzione dunque (che poi è quella che cercano un po' tutti i protagonisti) finisce con l'essere un dramma che naviga in superficie, intinto di qualche scena vagamente lussuriosa. Nulla che possa davvero prendere allo stomaco lo spettatore. Ci vuole la Sandrelli in sottoveste distesa sul letto che fissa intensamente l'obiettivo della macchina da presa (e per proprietà transitiva lo spettatore), situazione che più avanti ripeterà in modo quasi identico anche la figlia, per ricordarsi il perché si è scelto di sottoporsi alla visione proprio di questa pellicola altrimenti trascurabile. Musiche di Pino Donaggio.

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