
A metà degli anni '60 la Lollobrigida si avvia verso la parte finale della sua carriera ma è ancora sulla cresta dell'onda, nel 1966 escono ben 4 suoi film e tra questi il parigino L'Amante Italiana (Les Sultans in originale, ispirato all'omonimo romanzo di Christine De Rivoyre). Una coproduzione franco-italiana che riunisce molti stereotipi dei due mondi, i quali si incontrano nella città dell'amore all'ombra della Torre Eiffel. La Gina nazionale è Lisa, una fotografa un po' scapestrata ma innamoratissima di Laurent (Louis Jourdan), il quale ha moglie (Renée Faure) e figlia (Muriel Baptiste), cosa che non costituisce affatto un problema, al punto che la figlia Kim lo sa e ne parla liberamente col padre, mentre la moglie lo sospetta e lo subisce senza la minima ribellione. Accade che una sera Laurent sia costretto a dar buca a Lisa in uno dei loro tanti appuntamenti galanti poiché deve prendersi cura delle paturnie sentimentali della figlia. La ragazza, appena diciottenne, si strugge d'amore e vuole far ingelosire l'oggetto dei suoi desideri, trascina così il padre in un night per farsi vedere accoppiata e provocare una reazione nello spasimante. Il quale è Daniel Gélin, un coetaneo del padre (anche se nel film Jourdan viene spacciato per più giovane) ed ha oltre 20 anni in più della "bimba". Laurent ne rimane relativamente turbato (del resto lui agirebbe nello stesso identico modo se ne avesse l'occasione) e la sera dopo torna serenamente a dedicarsi alla sua Lisa, la quale nel frattempo si è distrutta dal dolore per l'appuntamento mancato fino ad aver tentato il suicidio.
L'Amante Italiana visto con gli occhi di oggi è un bellissimo film ma praticamente irricevibile da un punto di vista etico e concettuale. I rapporti tra i personaggi sono agghiaccianti. Laurent è il "sultano", un farfallone che umilia sistematicamente la moglie tradendola a più non posso, è un superficiale, un edonista ed un egoista. Ama la figlia ma come si ama un giocattolo, un bel cucciolo che tuttavia non rompa troppo le scatole. La ragazza da parte sua stravede per il padre, idolatrato ed idealizzato, tra i due c'è un sottotesto ambiguo, una tensione ai limiti dell'erotico accentuata da un paio di scene (al ristorante ed in macchina) nei quale si sfiorano fino quasi a baciarsi. Lei ha continuo bisogno del contatto fisico e lui non lo nega affatto. La tresca con un uomo molto più adulto di Kim non può che rimandare ad un simbolismo più che evidente. Lo spasimante da parte sua è un tizio che frequenta il night rigorosamente accompagnato da donne oggetto che molla su due piedi in preda alla gelosia per la lolita ammiccante (che tenterà poi di portare in una camera d'albergo al mare, ma dai dialoghi si evince chiaramente che i due si sono già incontrati nello studio di lui). Poi c'è la Lollobrigida, amante che accetta supinamente la sua condizione subalterna, lei e Laurent si vedono solo al chiuso di un appartamento. Lei vorrebbe un figlio ma lui la redarguisce, Lisa è e deve rimanere un piacevole ed innocuo passatempo scevro da pensieri, preoccupazioni e sovrastrutture, un corpo per l'amore. La vicina di casa di Lisa (Corinne Marchand) è nella stessa identica situazione, una mantenuta da un medico sposato (Philippe Noiret) che le paga le bollette, l'affitto e quando è in comodo va a dormire da lei. Le due donne finiscono a discettare amabilmente di quanto siano dipendenti dai propri rispettivi uomini, migliori di altri in fin dei conti perché "nonostante tutto" loro poi tornano sempre. Mireille è una Marilyn molto più stupidina di Lisa, che invece si consuma d'amore fino a commettere l'insano gesto, come una patetica mylady da romanzo d'appendice.
E' tutto alquanto aberrante nei legami che regolano i rapporti tra questi personaggi, un abuso continuo di qualcuno ai danni di qualcun altro. Quando Laurent scopre che Kim se n'è andata via in una sorta di fuga d'amore con l'uomo del night va su tutte le furie, non tanto per la discutibile differenza di età tra i due ma solo perché si sente gabbato, ingannato, la sua bambina non doveva fargliela sotto gli occhi così. Naturalmente incolpa la madre di non essersene accorta e di non averlo impedito, (letteralmente) cornuta e mazziata si direbbe. In tutto questo rimane da dire che la fotografia è di Tonino Delli Colli, l'adattamento dei dialoghi è nientedimeno che di Ennio De Concini, e che la Lollobrigida è bellissima nel fiore dei quarant'anni e si concede al pubblico in qualche fotogramma anche audace (per il periodo), in biancheria intima, o mentre Louis Jourdan giace sopra la sua pancia, con una mano adagiata sul seno. Terribile lo scambio di battute (a letto) tra la Marchand e Noiret, nel quale lui si autoelogia in quanto medico per la grande capacità di saper penetrare l'anima femminile e la Marchand commenta "beh, se parliamo di penetrare....", una battuta degna de La Soldatessa Alle Grandi Manovre del buon Nando Cicero. E pensare che la storia è stata scritta da una donna, come recitava anche il trailer del film.