
Laguna Blu è stato un passaggio adolescenziale obbligato per molti 40enni di oggi. Dopo aver letto l'Isola del Tesoro, l'Isola di Corallo, il Robinson Crusoe o magari gli Ammutinati del Bounty, grazie a questo film si poteva continuare a fantasticare di isole deserte, naufragi e vita selvaggia. Oltre ad essere una storia di formazione di due bimbi che diventano adulti nel bel mezzo dell'Oceano, Laguna Blu porta in sé anche l'elemento della maturazione sessuale, mostrato assai castamente da Kleiser, ma tuttavia parte importante del film.
Siamo nel 1980 e girare un film del genere - alle Fiji e sostanzialmente senza l'apporto sostanziale di fonti di approvvigionamento elettrico - è una scommessa. La condizione dei due protoganisti nel film rispecchia ampiamente quella della troupe sull'isola; ciò nonostante, la fotografia, subaquea e su terraferma, è splendida, molto National Geographic. Flora e fauna (in realtà provenienti un po' da tutti i continenti) vengono immortalate in tutta la loro grandiosa autenticità, e buona parte del film si traduce in una ammirazione sbalorditiva per la bellezza universale della Natura incontaminata dei luoghi. Curioso l'aneddoto che una specie di iguana presente nel film non era mai stata catalogata prima, si trattò dunque di una "scoperta" di Laguna Blu. Al fascino dell'esotico si aggiunge la componente ottocentesca; la vicenda è ambientata infatti a metà del XIX secolo, con tutte le "inadeguatezze" tecnologiche del caso a rendere ogni evento un mezzo miracolo della scienza. Oggi non solo sarebbe quasi impensabile naufragare su di un'isola deserta non indicizzata da satelliti, motori di ricerca e GPS, ma ammesso e non concesso che ciò potesse accadere, parte di quella conquista, di quella esplorazione, si tradurrebbe in una sperimentazione quasi scontata di conoscenze acquisite e assodate. Il paragone sarebbe improponibile. Oggi un bimbo di 6 anni vive già immerso nei computer, telefoni cellulari, automobili, videogiochi, etc.; i due piccoli di Laguna Blu non sanno niente di niente, e a malapena leggono qualche parola scritta. La loro assoluta purezza gli consentirà di elaborare ogni accadimento sull'isola in modo primitivo e totalizzante. Ad esempio, un ammasso di rocce che riproduce le fattezze di un volto viene ritenuto immediatamente un Dio; i cambiamenti del corpo umano, dalla peluria alle mestruazioni, dallo sviluppo del seno a quello della muscolatura, vengono interpretati come misteriosi sconvolgimenti. Brooke Shields e Cristopher Atkins capiscono a proprie spese il potere della sessualità ma, sulle prime, non collegano neppure la nascita di un bambino ai loro rapporti amorosi (anche perché, appena un attimo prima, avevano smesso di credere a Babbo Natale).
Secondo una divisione dei ruoli un po' mainichea (ma abbastanza in linea con le attitudini fisiche dei due sessi e con la rigida educazione ottocentesca che i due bambini, benestanti, devono aver ricevuto), Atkins è il perfetto selvaggio, cacciatore, protettore della propria compagna, costruttore di capanne, un guerriero che si chiede i perché di ogni cosa, ma che bada a rispettare un codice di leggi. La Shields è la sua tenera amica ed amante; tuttavia sono suoi i primi pruriti sessuali e l'incontro con l'ignoto (è lei che scova le rocce di Dio) e la maternità le darà una nuova dimensione. Molto delicato il passaggio dalla fanciullezza alla pubertà che Kleiser ritrae in acqua, durante una delle tantissime nuotate dei due. Laguna Blu - che molti si affretteranno a definire una robetta sempliciotta - riesce a mio parere a non essere mai banale, né noioso, pur mancando di grosse chiavi di volta narrative. Scenari e personaggi si ripetono all'infinito, ma è l'osservazione antropologica della crescita fisica e psicologica dei protagonisti che coinvolge lo spettatore, il quale assiste, in maniera paradigmatica, alla evoluzione della propria specie. Atkins sull'isola ha modo di osservare una tribù indigena che officia sacrifici sanguinari (forse cannibalici); quello è il suo primo incontro con la violenza, incontro che lo sconvolgerà, portandolo ad interrogarsi sul perché l'uomo necessiti di tanta ferocia e brutalità. Le considerazioni sociologiche di Kleiser sono forse un po' scontate e approssimative, ma rispecchiano fedelmente il sentire ed il pensare di un uomo dell'Ottocento, di un Robinson Crusoe o di un Jim Hawkins. Da notare per altro che il film (remake di un Laguna Blu del 1949, noto in Italia come Incantesimo Nei Mari Del Sud) è tratto dal racconto Laguna Azzurra di Stacpoole, scritto nei primissimi anni del '900, dunque ad un tiro di schioppo dall'ambientazione fantastica della vicenda.
I due attori protagonisti sono encomiabili, oltre alla bellezza incontestabile di entrambi, l'immedesimazione nei luoghi e nelle situazioni è incondizionata. La Shields, a quanto leggo online, scatenò i tribunali per le scene di nudo, che in un film d'amore per ragazzi - ma neanche tanto - risultavano in effetti piuttosto conturbanti. Si dovette dimostrare che al suo posto venne usata una controfigura maggiorenne che sembrasse la Shields, all'epoca 14enne (....misteri dell'anatomia). Pare che nelle scene di nudo frontale i lunghi capelli dell'attrice venissero incollati al seno, affinché questo rimanesse celato con un certo margine di sicurezza. Sarà che le ambientazioni esotiche ed isolane hanno una certa presa sul sottoscritto, saranno quei titoli di testa il cui carattere (oggi si direbbe font) rimanda immediatamente a storie di navigazione, tesori e pirateria, ma sono bastati i primi minuti di Laguna Blu, oggi come allora, a farmi sprofondare nell'immaginazione più candida, spensierata, idilliaca, all'agognata ricerca di luoghi avventurosi che tutti abbiamo fantasticato da ragazzi (ma pure da adulti, temo)....ovviamente con una Brooke Shields accanto. Esiste un seguito, Ritorno Alla Laguna Blu del 1991, con un cast totalmente diverso (e pure la regia), al posto della Shields c'è Milla Jovovich, ma già il primo capitolo aveva segnato l'inizio dei cosiddetti "exotic teen movies" che aveva visto un altro importante titolo di riferimento in Paradise (1982). In italia il cinema di genere alla rincorsa dei successi internazionali ci provò con Paradiso Blu di Joe D'Amato (1980) e Due Gocce D'Acqua Salata con Sabrina Siani, di Luigi Russo (1982).