La Venexiana

La Venexiana
La Venexiana

Dopo svariate pellicole a partire dagli anni '50 e dopo La Vera Storia Della Signora Delle Camelie, Mauro Bolognini si avvia a chiudere la sua carriera con uno dei suoi ultimi lavori, La Venexiana, tratto dall'omonima e anonima commedia dialettale del XVI secolo. L'aristocratica cornice lagunare, il carnevale sempre sullo sfondo, i riferimenti alla peste appena terminata, i costumi sfarzosi (per i quali Aldo Buti ricevette una pioggia di nomination tra David di Donatello, Ciak d'oro e Nastri d'argento), le architetture signorili e persino l'apparizione del Doge sono un po' un elegante specchietto per le allodole per porgere allo spettatore una ottantina di minuti di variazione sul tema goldoniano della sensualità veneziana declinata quasi alla maniera di Brass. Per carità, non si scandalizzino i puristi del cinema d'autore, Bolognini non è Brass e non gli fa il verso, ma stringi stringi la storia si riduce alla notte di un forestiero che, appena giunto in città, viene conteso da due donne con la smania addosso, una vedova ed una moglie poco devota (nell'unico giorno in cui il marito è a Firenze per affari). Al sorgere dell'alba il Casanova Don Giovanni lascerà Venezia in gondola, traboccante di gioia come lui stesso ammetterà per aver goduto delle due donne, unico motivo per il quale si trovava tra le celebri calli. Al di là dell'estremo formalismo, la pellicola altro non è che la cronaca di una caccia serratissima al corpo di Jason Connery, figlio d'arte, da parte di Laura Antonelli (la vedova) e Monica Guerritore (la moglie adultera). E se non bastasse, si aggiunge alla tresca anche l'amore popolare di due servi, l'ancella della Antonelli (Clelia Rondinella) e il ruffiano da osteria Claudio Amendola. Mentre i signori se la godono su preziosi tappeti davanti ad un camino scoppiettante, protetti dalle mura del palazzo nobiliare, i due amanti poveracci si fanno andar bene una soffitta malandata ed un materasso per terra.

La Antonelli nel 1986 ha già girato Gran Bollito con Bolognini (1977) e tutti gli erotici possibili - l'anno prima aveva recitato ne La Gabbia di Patroni Griffi - le manca solo Malizia 2mila (1991) che distruggerà per sempre la sua carriera e la sua vita. Non so con quanto entusiasmo avrà accettato questo ennesimo personaggio che sembra non aspettare altro che denudarsi e giacere con un uomo, e che deve pure ammiccare a sottotesti saffici neanche tanto celati. Ha tratti di ridicolo involontario, come quando osserva Connery che urina liberamente su un ponte e ne decanta l'incommensurabile meraviglia. O come quando Connery loda le "tettine" della Antonelli e lei inscena una sorta di dialogo tra lui e loro ("preferisci la sinistra? Hai ragione, meglio, è quella del cuore"). Ce ne sono diversi di momenti del genere in sceneggiatura. Anche il continuo sottolineare la bellezza del forestiero, che francamente stride in modo eclatante con le espressioni piuttosto ebeti di Connery. Diciamo che se il protagonista doveva essere così travolgente nella sua avvenenza, qualche problema di casting c'è stato. Nulla si può dire alla Antonelli e alla Guerritore, splendide, e anche la Rondinella incarna alla perfezione la carnalità ruspante della serva, ma Connery è davvero un pesce fuor d'acqua, lo stesso dicasi per Amendola, il quale cerca come può di mascherare il romanesco, pur senza avventurarsi in una calata veneta che sarebbe stata fatale, ma purtroppo (perlomeno in casi come questo) il Colosseo ce l'ha tatuato in fronte.

Piuttosto stupidine anche le linee di dialogo della Guerritore. La sua serva, Cristina Noci, è insopportabile nelle sue schermaglie da "vorrei ma non posso" inscenate con Connery, verrebbe voglia di strozzarla e pure noi non possiamo (purtroppo). Immagino facciano molto maschera da commedia, ma tutto quello zompettare, tutto quel repertorio di facce e faccette, di finto moralismo e di infantilismo ad un certo punto stroppia. Bolognini insiste particolarmente nei nudi di Connery più che in quelli delle sue dame, segno che probabilmente l'attore scozzese era effettivamente ritenuto uno stallone di razza. Musiche addirittura di Ennio Morricone, abbastanza sprecato per un'operetta del genere. Produce Ciro Ippolito, non proprio il nome che ti aspetteresti per una pellicola del genere. Per poco più che una comparsata si intravede anche Annie Belle (è l'ennesima veneziana che freme di concedersi a Connery, ma rimarrà completamente vestita), qui al suo penultimo film. Pare che inizialmente il ruolo della Antonelli sarebbe dovuto andare alla Sandrelli, consacratasi attrice sexy dopo la (ri)scoperta di Brass con La Chiave (1983), seguita poi da Una Donna Allo Specchio (1984), L'Attenzione (1985) e La Sposa Americana (1986).

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