La Sposa Americana

La Sposa Americana
La Sposa Americana

Dopo La Chiave la Sandrelli conosce una seconda giovinezza, artistica e segnatamente erotica. Una Donna Allo Specchio, L'Attenzione, D'Annunzio, sono film che debbono qualcosa all'uso che Brass fa della Sandrelli nella sua pellicola dell'83 (e forse sarebbe da citare anche la commedia sexy Mi Faccia Causa, sui cui flani Stefania appare in reggiseno, guepierre e vestaglietta). La Sposa Americana è una pellicola drammatica con momenti di erotismo centellinato, per altro di stampo assai soft, ma certo la scelta della Sandrelli non è casuale. Per quel tipo di ruolo di donna, di fisicità, di sensualità, c'era un identikit chiaro: Stefania Sandrelli. Giovanni Soldati adatta per il grande schermo il testo del padre Mario (1977), la produzione è tutta italiana ma l'ambientazione del film è prevalentemente americana.

Edoardo (Thommy Berggren) è un docente universitario italiano di stanza provvisoriamente negli States per motivi di lavoro. Qui allaccia una relazione con Edith (Trudie Styler), cameriera di origini cecoslovacche che lavora in una tavola calda. Il rapporto viene suggellato da un matrimonio. Edoardo torna brevemente in Italia per liquidare le sue proprietà e si trasferisce definitivamente a San Francisco assieme ad Edith, beneficiando di una cattedra alla Berkeley University (mentre Edith viene assunta in banca). Al proprio matrimonio conosce finalmente Anna (Stefania Sandrelli), la migliore amica di Edith, e se ne invaghisce immediatamente. I due iniziano una relazione clandestina sin dalla luna di miele, relazione alimentata ogni qual volta Edith si assenta. Anche Anna è sposata, con Sacha (Harvey Keitel), il fratello di Edith, che però è omosessuale e si è unito in matrimonio con Anna solo per rendere felice sua sorella e consentire ad Anna di acquisire il passaporto americano. - SPOILER: il destino imprimerà una svolta ineluttabile al menage familiare di Edoardo quando il professore scoprirà che Edith sta morendo di cancro.

La Sandrelli era già stata diretta da Giovanni Soldati ne L'Attenzione, i due del resto erano compagni anche fuori dal set. Così come la Sandrelli aveva avuto una relazione anche con Gino Paoli, che cura il commento sonoro di questo film, e per il quale compone la canzone "Da Lontano", che ebbe un notevole successo anche oltre la pellicola a cui è legata. Soldati insomma conosceva bene il corpo della Sandrelli e le sue potenzialità; prova ne sia la fortissima carica di sensualità che imprime al suo personaggio. Sia da vestita (sempre fasciata in gonne strette, golfini scollati e scarpe col tacco alto) sia da seminuda (o direttamente nuda, sotto la doccia, con Berggren), la Sandrelli è una macchina del sesso, costantemente intenta a ripassarsi il rossetto rosso fuoco sulle labbra turgide. Tuttavia nel film non si vede praticamente nulla, ma l'alone che la protagonista de La Chiave era in grado di scatenare al solo comparire sullo schermo ha avuto effettivamente pochi eguali nel nostro cinema, una miscela preziosa di eleganza ed erotismo perfettamente bilanciata nelle sue componenti. Berggren ha la faccia di legno, non molto espressivo; va meglio con la Styler (compagna di Sting). Keitel personalmente non mi ha mai fatto stravedere, ma indubbiamente la sua mimica da caratterista non si dimentica (poi è una questione di gusti).

La sceneggiatura, a mio parere, è sin troppo banale, a tratti sbrigativa. La storia di Edith si conclude in tre scene: fitta alla testa, rivelazione di Keitel, funerale. Davvero liquidata con un po' di sciatteria, Soldati le riserva la stessa considerazione di Edoardo. Interessante invece il fatto che il professore non venga riabilitato umanamente con qualche espediente, le sue mosse sono frutto di un calcolo scientifico, "amare" una donna gradevole ma di cui non è realmente innamorato, solo per acciuffare la cittadinanza americana, e nel frattempo godere della passione vera, quella che solo Anna può garantirgli. Anna da parte sua è un personaggio cucito addosso alla Sandrelli, fragile emotivamente, "fisica", dolce come lo zucchero e un filino morbosa. I toni sono quelli del drammone facile, anche se quel pizzico di gioco erotico che Soldati ci infila dentro aiuta perlomeno a rendere meno amarognolo il tutto. Non un film memorabile, ma la fotografia delle periferie americane è ben fatta (anche se Wikipedia la classifica frettolosamente come "tipica dei b-movies italiani degli anni '80") e la Sandrelli, se non lo si era capito, è sempre un bel vedere.

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